Viktor&Rolf alla IULM: «Ai giovani diciamo: fate qualcosa che nessuno ha mai visto prima»

«Semplicemente ci è sembrato giusto lavorare insieme. È successo e basta», parola di Viktor Horsting e Rolf Snoeren. Gli stilisti olandesi, ospiti dell’Università IULM – prima volta in un Ateneo italiano – hanno ripercorso le tappe della loro carriera. Dal sogno di diventare fashion designers fino alle passerelle più importanti del mondo.

Gli stilisti olandesi ospiti alla IULM
Gli stilisti olandesi ospiti alla IULM
Un sogno per due

«Non sapevamo come diventare fashion designers, ma una cosa era certa: volevamo esserlo», raccontano Viktor e Rolf, mentre ricordano gli esordi della loro carriera. Incontratisi all‘Accademia di Arte e Design di Arnhem, nei Paesi Bassi, i due – spesso chiamati “i Gilbert e George della moda” – iniziano a lavorare insieme e vincono nel 1993 il Festival D’Hyères, dedicato ai talenti emergenti di fashion e fotografia.
«È qui che nasce il nome del nostro brand, dovevano trovare un modo per chiamarci sul palco a ritirare il premio e semplicemente hanno detto Viktor&Rolf. Non lo abbiamo più cambiato».
Nello stesso anno, il duo dell’haute couture fonda l’omonima casa di moda, dove l’arte è essenza intrinseca di ogni collezione.
«Ci è voluto un po’ di tempo per tradurre la nostra concezione di arte in moda. Però, forse ciò che ci distingue dagli altri stilisti è proprio il nostro desiderio di raccontare una storia che vada oltre lo stile, di usare la moda come strumento per dire qualcosa».
E qualcosa Viktor e Rolf lo hanno detto, o almeno quasi sempre. Come nel caso della collezione On Strike del 1996, quando il duo decise di affiggere un manifesto sui muri della città, che costituiva la loro collezione autunno-inverno 1996-97.
«Era già allora una critica ironica al ritmo frenetico della moda. Non ci sentivamo pronti per proporre qualcosa di nuovo e facemmo sciopero per una stagione. Penso che sia un po’ tipico del nostro approccio. Invece di combattere, noi lavoriamo con qualunque cosa venga fuori. Un po’ come la terapia». Ma se alle volte le parole non vengono fuori, altre volte invece ne viene fuori solo una: no. Ed è da qui che prende il nome la collezione ready-to-wear del 2008 No.
«Quella era una stagione in cui semplicemente non avevamo davvero nessuna idea. Così, mentre stavamo scrivendo “no” sui nostri schizzi, ci siamo detti: usiamolo».

Abito dalla collezione No firmata V&R

Nessuno spreco, nemmeno un “no”. È questa la filosofia che sin dagli esordi ha guidato i due stilisti, a partire da collezioni come Vagabonds del 2016. Dove, utilizzando tessuti e capi di precedenti collezioni di haute couture e prêt-à-porter, Viktor&Rolf usufruiscono del riciclo come mezzo di espressione. 

Abito dalla collezione Vagabonds firmata V&R

«Avevamo deciso di non comprare nuovi tessuti, ma creare una collezione che fosse basata sul nostro archivio. Quindi abbiamo usato solo tessuti che avevamo in stock, mescolandoli insieme. Lo abbiamo fatto quasi in modo sentimentale, come se stessimo guardando i nostri ricordi e volessimo tornare indietro nel tempo». Un viaggio nel tempo che “i Gilbert e George della moda” intraprendono anche con un altro oggetto insolito: delle bambole in porcellana, esposte alla Barbican Art Gallery di Londra.
«Ogni stagione, da anni ormai, selezioniamo uno o due abiti da ogni collezione e li rifacciamo secondo le misure specifiche delle bambole. Non sono giocattoli, ma opere d’arte, con il trucco e la pettinatura fatte per somigliare a quelle dello show.  Per noi è un po’ come custodire le idee che di solito vengono “buttate via” dopo una stagione. Lo troviamo un peccato, ma mettendole su queste bambole è un po’ come trasformare la moda in qualcosa senza tempo».

Alcune fra le bambole in porcellana della collezione V&R

Tuttavia, a volte la creatività senza limiti può diventare un ostacolo, ed è per questo che Viktor e Rolf hanno deciso di porsi dei limiti nel processo creativo della loro ultima collezione Fall 2025. Tornando inoltre sulle passerelle con la moda prêt-à-porter, nonostante la decisione presa nel 2015 di concentrarsi solo sull’haute couture.
«Abbiamo voluto limitarci a un solo tessuto e cercare di fare il più possibile con questi elementi molto limitati. Ne avevamo bisogno, perché altrimenti il cielo sarebbe stato l’unico limite». La decisione di tornare a fare moda prêt-à-porter? «Frutto di un dialogo con il nostro partner commerciale. Abbiamo un marchio che non è solo arte, ma anche un business».
Un marchio che dal 2008 fa parte della holding italiana OTB Group, guidata da Renzo Rosso, e che a febbraio 2025 ha rinnovato la collaborazione con gli stilisti olandesi, che continueranno a guidare la direzione creativa della loro casa di moda per i prossimi cinque anni. «Ai giovani vogliamo dire: fate qualcosa che nessuno ha mai visto prima. Credete nei sogni, e cerca di realizzarli con creatività».

Vittoria Giulia Fassola

Classe 2001. Ligure e anche un po' francese. Laureata in International Relations and Global Affairs, all'Università Cattolica di Milano. Mi interesso di politica estera e di tutto ciò che penso valga la pena di raccontare. Il mio obiettivo? Diventare giornalista televisiva.

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