Ucraina-Russia, secondo negoziato: si aprono corridoi umanitari

Dopo il secondo negoziato, avvenuto nel pomeriggio del 3 marzo, Russia e Ucraina non hanno ancora dichiarato ufficialmente la tregua, ma hanno comunque parlato di sospensione dei combattimenti e di cessate il fuoco sui civili. In altre parole, gli scontri si fermeranno solo in alcune aree del Paese. Questo permetterebbe alla gente comune, in particolare donne e bambini, di abbandonare la capitale e le zone di guerra attraverso corridoi umanitari. Le operazioni di evacuazione saranno coordinate dai ministeri della Difesa di Mosca e Kiev.

Il negoziato, a differenza del primo, non è avvenuto al confine tra Ucraina e Bielorussia, ma in quello tra quest’ultima e la Polonia, nei pressi della città di Brest, luogo denso di storia. Qui infatti nel 1918 la Russia firmò l’armistizio che determinò la sua uscita dalla Grande Guerra; e nel 1991 venne sancito lo scioglimento dell’Unione Sovietica, con il riconoscimento reciproco dell’indipendenza dalla Russia di Bielorussia e Ucraina.

L’Ansa, rilanciando una notizia della Tass, ha riportato una dichiarazione del consigliere del presidente ucraino Zelensky, Mikhail Podolyak: «Purtroppo non siamo riusciti a raggiungere i risultati sperati. L’unica cosa che posso dire è che abbiamo discusso in dettaglio l’aspetto umanitario». Ha poi aggiunto: «Abbiamo deciso di continuare a lavorare in un terzo round di colloqui il prima possibile». Questo si dovrebbe tenere sempre in Bielorussia.

DISASTRO NUCLEARE

Nella notte però la guerra è continuata. Molte preoccupazioni riguardano attualmente un eventuale disastro nucleare. Un missile russo ha infatti sfiorato la centrale nucleare di Zaporizhzhya, la più grande d’Europa e quinta al mondo. Una telecamera di sorveglianza dell’impianto, che, stando alle voci in circolazione, sarebbe sotto il controllo delle forze di Mosca, ha ripreso un video dell’attacco. Le autorità di Kiev fanno comunque sapere che al momento la centrale è in sicurezza, ma gli esperti lanciano l’allarme su possibili rischi.

 

 

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Nicola Armaroli, dirigente di ricerca del Cnr, spiega che «è la prima volta che un territorio che ospita centrali nucleari si trova in uno scenario di guerra». Il primo rischio è dunque quello dell’errore umano: «Un missile potrebbe colpire uno dei reattori dopo che ne è stato preso il controllo. E queste centrali non sono state pensate per resistere a un attacco militare».

LE DICHIARAZIONI DEI LEADER

A seguito della conclusione del negoziato, nonostante la tregua raggiunta, Putin ha dichiarato: «La speciale operazione militare che ci vede coinvolti si svolge in rigorosa conformità ai tempi e al nostro piano prefissato. Tutti i nostri obiettivi sono stati finora raggiunti con successo». Ha poi parlato dei combattenti ucraini, mantenendo la linea adottata dall’inizio del conflitto: «Solo i fascisti durante la Seconda guerra mondiale combattevano in questo modo, impedendo corridoi di uscita ai civili». Infine, ha concluso: «Nessuno riuscirà a convincermi del fatto che gli ucraini sono un popolo diverso da quello russo. Siamo una cosa sola».

Zelensky ha invece preferito battere la strada della diplomazia. «Vieni e parliamone noi due, è necessario per fermare la guerra», è l’invito rivolto a Putin. Con un messaggio su Twitter il presidente ucraino ha lanciato anche un ulteriore appello all’Europa: «È l’unica che può fermare la guerra». Ma gli alleati occidentali, nonostante le numerose armi inviate in Ucraina, restano cauti. «Non siamo parte del conflitto militare in corso e non lo saremo» – ha dichiarato il premier Olaf Scholz – «È assolutamente chiaro il fatto che la NATO e i suoi stati membri non parteciperanno alla guerra». Ha assicurato tuttavia che saranno utilizzati tutti i margini di manovra che la diplomazia offre.

Stefano Gigliotti

Calabrese. Appassionato di musica, cinema, seguo con molto interesse anche la politica e gli esteri. Mi piace approfondire e non fermarmi alla superficie delle cose. Sono fondamentalmente un sognatore. Il giornalismo mi aiuta ogni tanto a fare ritorno alla vita reale.

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