Portafogli scippati, telefoni spariti e zaini improvvisamente vuoti. A Milano i furti ormai sono all’ordine del giorno. Sempre più persone denunciano episodi simili e lamentano una perdita di sicurezza nelle città. Eppure parte della politica finora si è preoccupata solo della privacy dei borseggiatori, trascurando chi viene derubato. Ma che cosa provano davvero queste persone?
Il racconto di Giulia, Gaia e Claudia
In un sondaggio condotto dalla nostra redazione su un campione di 200 persone, a cui è stato chiesto “È mai stato borseggiato?”, il 26,4% ha votato “Sì”. Poco più di un quarto degli intervistati. Le risposte affermative a primo impatto potrebbero sembrare irrilevanti di fronte al fatto che il 73,6% ha scelto il “No”. In realtà, si tratta di una percentuale significativa. Anche perché, secondo i dati Istat, il 27% degli italiani non si sente sicuro a passeggiare per strada. «Mentre camminavo con la famiglia in città ho riposto il telefono in tasca per scattare una foto con la mia Canon. Poco dopo mi sono accorta che il cellulare era sparito. È successo tutto molto in fretta», racconta Giulia.
Il timore di perdere oggetti cari può anche alimentare la paura nei confronti di varie categorie di persone. Come è accaduto a Gaia, che confessa di aver perso la fiducia negli extracomunitari, oltre che negli stessi italiani: «Mi hanno rubato il telefono in piazza Duomo. Ora faccio più attenzione e quando vedo qualcuno di sospetto mi allontano». Anche Claudia prova lo stesso sentimento: «Prima non avevo pregiudizi, ma dopo aver subito tre furti è cambiato tutto. Non mi fido più di alcuni gruppi etnici. Ho paura di prendere i mezzi pubblici, ma sono costretta a farlo per lavoro».
Questione di sicurezza
Il suo stato d’animo rispecchia quello di molti altri. Il 71% degli intervistati alla domanda “Quando prende i mezzi, si sente al sicuro dai borseggiatori?” ha risposto “No”. Di conseguenza, solo il 29% del campione viaggia in tranquillità. Per esempio, Andrea sale con diffidenza sull’autobus 91 da quando gli è stato sottratto il telefono. «Ora rimango sempre in guardia. Non bisogna distrarsi sui mezzi pubblici, soprattutto quando sono affollati».
Altri, come Francesco, prendono precauzioni maniacali: «Da quando mi hanno rubato il portafoglio, ho detto addio ai contanti. Non ho mai più prelevato al bancomat. Sui trasporti pubblici scelgo un posto in cui ho le spalle protette».
Ma non tutti i derubati hanno cambiato atteggiamento. «Ogni volta che metto piede su un bus sto molto attenta – afferma Lisa – Ma questa paura non è legata ai postumi del furto. Di queste persone avevo timore prima e continuo ad averlo ora, indipendentemente dal borseggio».
Oltre il danno, la beffa
I ladri non sempre privano la vittima di un oggetto prezioso. È ciò che è emerso dal quesito “Cosa teme più di perdere in un borseggio?”. Spesso portano via anche i ricordi di una vita. È il caso di Valentina, che sul suo cellulare conservava i momenti più belli della sua adolescenza. «Nel telefono avevo password, codici bancari, apple pay e fotografie di viaggi. Perdere tutto in un attimo è stato straziante. Mi sentivo disorientata e improvvisamente non avevo più fiducia nelle persone». Come lei, il 48% degli altri intervistati condivide il suo pensiero.
Paradossalmente bancomat e documenti d’identità hanno ottenuto solo il 18% dei voti ciascuno. Spesso, l’iter burocratico e bancario necessario per recuperare e bloccare le varie carte è molto lungo. Oltre al danno, la beffa. Come è stato per Alessandro, a cui hanno rubato il portafoglio. «Prima di riavere codice fiscale, patente, bancomat e carta d’identità ho dovuto aspettare due settimane. Senza documenti ho avuto parecchi problemi in quei giorni».
Le conseguenze psicologiche
Ogni borseggio comporta anche danni psicologici, che possono condizionare e alterare i comportamenti del derubato. Nei casi più gravi il trauma è irrecuperabile, ma nella maggioranza degli individui si sana con il passare del tempo. «Nella prima fase emergono stati d’ansia – spiega la psicologa Maria Iacono dell’AUSL (Azienda Unitaria Sanitaria Locale) di Bologna – Le persone diventano più guardinghe e nei casi peggiori sviluppano una fobia. Deve trattarsi, però, di un fatto molto grave che provoca una reazione acuta da stress». La dottoressa precisa che è bene differenziare il livello di gravità dell’atto subito. A partire dalla natura economica, «ma anche dal punto di vista psicologico». «La percezione dell’evento dipende dalla sensibilità degli individui – prosegue – Alcuni vivono anche un episodio di lieve entità in modo drammatico».
Il recupero dei pazienti avviene a tappe. «Inizialmente si lavora sulla gestione dell’ansia. Siccome essa è anticipatoria, molte persone hanno dei blocchi. Per esempio, non riescono più a prendere i mezzi pubblici». Per far fronte al danno psicologico si utilizzano diversi tipi d’interventi. «Si può usare il metodo cognitivo comportamentale, che aiuta i pazienti a individuare i pensieri ricorrenti per sostituirli con convinzioni più funzionali. Oppure la desensibilizzazione sistematica, in cui si pone il paziente di fronte a una serie di situazioni sempre più ansiogene per indurre una “risposta di rilassamento”».
Nessuna terapia è in grado di restituire i beni materiali e affettivi. «Il sentimento è di totale impotenza. Sentirsi stupidi può farti imparare la lezione», confessa Francesco. Ormai i ladri usano tecniche collaudate contro cui quasi ogni rimedio risulta inefficace. Non resta che tenere sempre gli occhi aperti, sperando di non essere la vittima successiva. E, come suggerisce Francesco: «Appuntamento alla prossima battaglia».