Il 29 gennaio si è tenuto il vertice Italia-Africa a Palazzo Madama. L’obiettivo è stato quello di aprire una “pagina nuova”, come dichiarato dalla Premier Giorgia Meloni alla fine dell’incontro, per la cooperazione tra i due Paesi. Si abbandonano i piccoli interventi sviluppati sul continente africano, per concentrarsi su macro tematiche di lungo periodo. I settori interessati dal Piano Mattei per l’Africa sono cinque. Riguardano l’istruzione, la sanità, l’agricoltura, l’acqua e, infine, l’immigrazione. Proprio questo tema attira maggiore attenzione, perché gli ultimi sviluppi sulle politiche migratorie non riguardano solo i rapporti con l’Africa, ma anche le relazioni con l’Albania.
Memorandum Italia-Libia
È dal 2017 che il memorandum Italia-Libia è entrato in vigore. Durante il vertice del 29 gennaio, non soltanto si è discusso delle modalità con le quali portare avanti la cooperazione fra i due Paesi, ma si sono presi in considerazione anche le nuove rotte migratorie che interessano il continente africano. Ciò che emerge è che, mentre negli scorsi anni la rotta migratoria del Mediterraneo coinvolgeva prevalentemente il Nord Africa, gli ultimi due anni hanno visto un aumento dei flussi migratori da parte delle regioni subsahariane. Per questo motivo, il coinvolgimento creato fra Roma e Tripoli potrebbe essere utilizzato anche per altri stati africani. Non a caso, infatti, contratti simili sono stati presi dall’Italia anche con la Tunisia l’anno appena passato.
Il premier del governo di Tripoli, Abdul Hamid Dbeibah, prospetta che il Memorandum possa essere esteso, e che possa coinvolgere gli stessi criteri utilizzati con Tunisi. Ovvero, che non si limiti a gestire i semplici flussi migratori ma che, al contrario, possa essere ampliato anche in termini economici. Questo processo avrebbe come obiettivo l’inserimento dell’economia della Libia in un ambito internazionale. Ovviamente, la gestione dell’immigrazione continuerebbe ad essere un aspetto preponderante del concordato.
Sviluppi Italia-Albania
L’Africa non è l’unico continente interessato dagli ultimi sviluppi. Il 24 gennaio, si è dato il via libera all’apertura di due centri di permanenza per i rimpatri in Albania. Non vi erano certezze, il testo doveva ancora passare per il Senato e per la Corte Costituzionale albanese. Il governo di Tirana aveva giudicato il testo contro il diritto internazionale, ma le accuse erano state severe anche da parte dell’opposizione italiana. Dagli aggiornamenti del 29 gennaio, il testo è passato alla Consulta di Tirana, quindi è pronto per passare per il Senato anche in Albania.
L’Albania è disposta ad accogliere 3000 persone, mentre l’Italia dovrà spendere almeno 100 milioni di euro. Anche la costruzione dei due centri per i rimpatri saranno a spese di Roma. L’accordo ha valenza di cinque anni con rinnovo automatico, a meno che non vengano sollevati punti specifici dalle due parti. Il punto principale, però, è che nei centri sarà in vigore la doppia giurisdizione, significa che sarà applicabile anche il diritto albanese.