Il trattato del Quirinale: un presidio anti Germania e Turchia?
È entrato in vigore mercoledì 1° febbraio il Trattato del Quirinale, l’accordo che regola la cooperazione tra Italia e Francia in molteplici settori, quali giustizia, industria, ricerca e difesa. Firmato il 26 novembre 2021 a Roma, Palazzo del Quirinale, da Emmanuel Macron e Mario Draghi, l’obiettivo dichiarato ed esplicito dell’accordo è migliorare le relazioni diplomatiche tra la seconda e la terza potenza europea. In teoria, perché de facto l’intesa è, a detta degli analisti, un presidio contro due potenziali antagonisti comuni: Germania e Turchia. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato: “Il Trattato che oggi entra in vigore è animato da una comune visione del futuro, che consentirà a Francia e Italia non soltanto di rendere ancora più solidi i vincoli di amicizia che le uniscono, ma di stimolare un ulteriore consolidamento del processo di integrazione del nostro continente ed un rafforzamento delle nostre istituzioni comuni. Con l’entrata in vigore del Trattato, Francia e Italia sono ancora più unite per difendere e promuovere i valori fondanti delle nostre società: la pace, la libertà, i diritti umani, un progresso economico e sociale sostenibile, nel rispetto dell’ambiente. Insieme a tutti i nostri partner, in uno spirito di autentica solidarietà europea, sapremo superare anche le sfide che l’aggressione russa all’Ucraina ha portato alla sicurezza ed alla prosperità globali – assicura Mattarella – assumendo le decisioni necessarie perché l’Unione Europea sappia rispondere con rapidità ed efficacia alle sfide dei nostri tempi”.
ll progetto è stato avviato dallo stesso Macron e dall’ex Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nel gennaio 2018, vivendo poi di alti e bassi tra i successivi governi Conte I e II. Tra i molteplici cambi di leadership, all’inizio del 2020, Giuseppe Conte e Macron riaffermarono la volontà di firmare il progetto di trattato durante il loro incontro a Napoli il 27 febbraio 2020. Il successore a Palazzo Chigi Draghi dichiarò al Senato il 17 febbraio 2021 di voler rafforzare le relazioni tra Italia e la Francia. Lo stesso fece poi il Presidente dell’Eliseo il 5 luglio 2021 in occasione della visita a Parigi del presidente della Repubblica Mattarella.
Il testo dell’accordo
Il testo del trattato, redatto in un originale francese ed uno italiano, è composto da undici articoli tematici che fanno riferimento alle aree in cui i paesi intendono costruire una collaborazione strutturata: affari esteri; sicurezza e difesa; affari europei; politiche migratorie, giustizia e affari interni; cooperazione economica, industriale e digitale; sviluppo sociale, sostenibile e inclusivo; spazio; istruzione e formazione, ricerca e innovazione; cultura, giovani e società civile; cooperazione transfrontaliera; organizzazione.
Nel “Trattato tra la Repubblica Italiana e la Repubblica per una cooperazione bilaterale rafforzata” si legge, a pagina 2, che tali tentativi di collaborazione sono stati attuati “tenendo in considerazione la portata e la profondità dell’amicizia che le unisce, ancorata nella storia e nella geografia; riaffermando in questo spirito il loro legame comune con il Mediterraneo quale crocevia di civiltà e punto di congiunzione tra i popoli d’Oriente e d’Occidente, dell’Europa e dell’Africa; reiterando che la loro comunità di destini è fondata sui principi fondamentali e gli obiettivi iscritti nella Carta delle Nazioni Unite e nel Trattato sull’Unione Europea, e che questa comunità si basa sui valori di pace e sicurezza, rispetto della dignità umana, dei diritti umani e delle libertà fondamentali, della democrazia, dell’eguaglianza e dello Stato di diritto”.
L’occhio geopolitico
Italia e Francia si sono trovate a firmare questo accordo prevalentemente in funzione anti-tedesca e anti-turca. L’economia della seconda e terza potenza europea non vive infatti un momento felice. La Germania ha un ruolo centrale all’interno dell’Eurozona, sostenuta particolarmente dai paesi dell’Europa settentrionale e centrale, specie in tema di diritti economici e sociali. Italia e Francia hanno sempre più necessità che la Repubblica Federale non torni all’austerity, ossia che continui a garantire l’emissione di bond (nel mercato finanziario, titoli di debito emessi da società ed enti pubblici che conferiscono al possessore il diritto di rimborso per una qualsiasi somma di denaro prestata all’emettitore più gli interessi maturati) da parte della Commissione Europea, da cui dipende il NextGeneration Eu. Le debolezze economiche francesi ed italiane provano dunque ad unirsi cercando di imbragare la potenza teutonica. Un trattato come questo non fa altro che segnare la finzione dell’europeismo tout court, perché Italia e Francia, membri dell’Eurozona, tengono rapporti diplomatici estremamente intensi e non alla pari degli altri membri comunitari.
Un altro ramo dell’accordo è certamente quello antiturco, secondario come importanza ma comunque rilevante. Ankara, in teoria alleato NATO ma in realtà con fortissime aspirazioni imperiali, è il nemico comune per Italia e Francia per numerose motivazioni. L’Italia ha una posizione geopolitica drammatica nel Nordafrica e nel Medioriente: dal 2011 al 2019, ad esempio, la Libia è uscita quasi completamente dalla zona di influenza italiana in seguito alle primavere arabe, venendo attualmente partita tra diverse potenze. In Cirenaica ci sono russi, francesi ed egiziani; in Tripolitania restiamo parzialmente noi italiani e i turchi. Proprio la Turchia in questo senso è un nostro antagonista, stando realizzando forti penetrazioni oltre che nel Nordafrica, anche nei Balcani. Si ricordi la visita di Erdoğan in Albania nel gennaio del 2022, paese considerato dalla Turchia un ponte sull’Adriatico Orientale. Il tentativo di coinvolgimento americano da parte dell’ex premier Draghi in funzione antiturca (che definì Erdoğan un “dittatore” nella primavera del 2021) è fallito perché, a dispetto degli atteggiamenti contradditori, per l’impero statunitense Ankara funge da contenimento della Russia. Macron ha accusato inoltre più volte i terroristi turchi di diffondere la jihad in Francia.
I rischi
Dal punto di vista nostrano, i rischi di un accordo del genere, con una potenza geopolitica molto più forte dell’Italia in questo momento storico, sono molteplici. Le acquisizioni di aziende italiane da parte di quelle francesi (che già si verifica ampiamente) ad esempio non faranno che aumentare. Il pericolo maggiore è però certamente quello dell’ingresso dell’Italia nella sfera di influenza francese, specie qualora la Germania rinunciasse all’emissione dei precedentemente menzionati bond. Ancora peggio se i turchi decidessero di espellerci completamente dalla Libia oppure dai Balcani. Rischi non da poco, tenuto conto delle costanti evoluzioni in Ucraina e della sempre marcata ingerenza americana nei nostri interessi.