Dopo la fumata nera dei primi scrutini, continuano le consultazioni tra esponenti politici per trovare un nome condiviso. Da una parte il centrosinistra continua a bocciare possibili candidature dal centrodestra. Dall’altra Matteo Salvini, dopo un incontro con gli altri vertici della colazione, annuncerà una serie di nomi in conferenza stampa alle 16. Previsto un incontro anche tra i leader del centrosinistra alle 15. M5S, Pd, e Leu sembrerebbero orientati in questa seconda votazione a lasciare di nuovo scheda bianca.
LE DICHIARAZIONI DI PIER FERDINANDO CASINI
«La passione politica è la mia vita». Poche semplici parole, accompagnate da una vecchia foto in bianco e nero risalente agli anni della militanza nei giovani Democratici Cristiani. Dopo giorni passati a sottrarsi a qualsiasi domanda, Pier Ferdinando Casini, uno dei profili più chiacchierati degli ultimi giorni, sembrerebbe aver rotto il riserbo con questo post su Instagram. Molti lo hanno interpretato come una discesa in campo, ma anche come una stoccata al principale competitor Mario Draghi. Il senso del messaggio: io sono un politico come voi, non un tecnico.
Proprio un altro democristiano di lungo termine, Clemente Mastella, sindaco di Benevento, ha rivelato a La Stampa di puntare sul successo di Casini: «Non solo è autorevole, ma ha una familiarità e una consuetudine parlamentare che rassicura tutti. Mentre l’altro, Draghi, viene percepito come qualcuno che è distante».
Il profilo di Casini potrebbe in effetti mettere d’accordo un po’ tutti. Da sempre esponente centrista, ha militato prima nel centrodestra contribuendo a fondare con Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini nella Seconda Repubblica. Poi nel centrosinistra, durante la leadership di Matteo Renzi. L’essere stato parte di ambedue gli schieramenti, tuttavia, potrebbe paradossalmente rivelarsi anche un limite. Nelle ultime ore è arrivata una frenata da parte di Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia: «Casini non è un uomo del centrodestra, è stato eletto con gli altri».
TRATTATIVE E VETI
«Il mio ruolo è proteggere Draghi: è assolutamente importante averlo nelle istituzioni del Paese». Lo ha detto il segretario dem Enrico Letta, che chiede al centrodestra di evitare “di dividere il parlamento”, trovando “un accordo” e una larga condivisione su un nome super partes, una donna o un uomo: «Bisogna evitare la soluzione del 51%».
Una sponda tra Letta e Renzi dice no a un profilo ritenuto troppo filorusso come quello di Franco Frattini per la presidenza della Repubblica.
LA CRISI IN UCRAINA
Sullo sfondo rimane la situazione internazionale con la crisi in Ucraina. L’escalation delle tensioni al confine russo potrebbe accelerare l’indicazione di un nome per il Quirinale. Lia Quartapelle, responsabile Affari internazionali del Pd, ha scritto su Twitter: «La scelta del Presidente della Repubblica non ha solo ricadute interne. I venti di guerra che soffiano dall’Ucraina ci ricordano che all’Italia serve un o una Presidente della Repubblica chiaramente europeista, atlantista, senza ombre di ambiguità nel rapporto con la Russia»
Anche Matteo Renzi, dai microfoni di Radio Leopolda, ha sottolineato come, in una fase geopolitica così delicata, Italia Viva sia disposta a sostenere unicamente un “Presidente della Repubblica europeista e atlantista”.
IL FUNERALE DI FASANO
Le votazioni si svolgeranno, come ieri, a partire dalle ore 15 perché alcuni Grandi Elettori, specialmente in quota Forza Italia, hanno partecipato al funerale di Enzo Fasano, deputato di Forza Italia. Quest’ultimo è morto il 23 gennaio, a 70 anni, per un male incurabile. La funzione si è svolta al Duomo di Salerno. A sostituirlo, nelle votazioni per il Quirinale, Maria Rosa Sessa, prima dei non eletti alla Camera dei Deputati nelle liste di Forza Italia alle elezioni del 2018.
AGGIORNAMENTO DELLE 18:00
Letizia Moratti, Carlo Nordio e Marcello Pera. Sono questi i tre nomi emersi dalla riunione pomeridiana dei leader del centrodestra. Nulla di nuovo dunque, poiché essi erano già stati presi in considerazione in via ufficiosa come successori di Mattarella al Quirinale prima dell’inizio delle elezioni. Le sorprese sono soprattutto tra gli esclusi: Giulio Tremonti, Antonio Tajani ed Elisabetta Casellati.
Matteo Salvini, segretario della Lega, ha commentato queste ultime due esclusioni sostenendo, per il primo, che la coalizione non vuole candidare dirigenti di partito; mentre, per la seconda, che ha già la dignità e lo status per una possibile candidatura, poiché attualmente in carica.
Alla conferenza stampa, Giorgia Meloni, Presidente di Fratelli d’Italia, ha dichiarato che i tre «non sono candidati di bandiera». Inoltre, ha aggiunto che, poiché gli ultimi quattro Presidenti della Repubblica avevano una provenienza di sinistra, è giusto che il nuovo capo dello Stato sia espresso dallo schieramento opposto. A maggior ragione, perché il centrodestra ha la maggioranza relativa in Parlamento.
Letta ha definito “nomi di qualità” quelli di Moratti, Nordio e Pera. Il Partito Democratico valuterà “senza spirito pregiudiziale” le nuove proposte del centrodestra, così come il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte. È un primo segnale di disgelo dopo le distanze dei giorni precedenti, che potrebbe accelerare la decisione finale.
Per non sovrapporsi alla conferenza stampa del centrodestra, i leader del centrosinistra hanno posticipato l’incontro che inizialmente era previsto per le 15. Salvini nel frattempo ha annunciato di essere disposto a continuare il dialogo con il centrosinistra per raggiungere un’intesa.
AGGIORNAMENTO DELLE 21:00
Anche stavolta non è stato raggiunto il quorum e si sono registrate parecchie schede bianche. L’unica “sorpresa” è il nome di Sergio Mattarella, che sebbene ieri avesse già ricevuto qualche voto, oggi ne raccoglie ben 39. Potrebbe essere un primo timido segnale di un gruppo di parlamentari che spera ancora in una rielezione del presidente uscente. A pari merito, l’altro nome più votato è stato il candidato del Gruppo Misto Paolo Maddalena, che già al primo scrutinio aveva primeggiato con 35 preferenze.
All’uscita dal vertice, il centrosinistra aveva deciso di non proporre una rosa di nomi alternativi a quelli del centrodestra. Su questi ultimi, infatti, non ritiene possibile sviluppare la larga intesa necessaria in questo momento e presentare dei candidati alternativi, provocherebbe, secondo Letta e Conte, ancor più contrapposizione che allo Stato non serve. Nel comunicato congiunto diffuso dopo la riunione, Pd, M5S e Leu hanno auspicato «un incontro tra due delegazioni ristrette» con il centrodestra. «La proposta che facciamo è quella di chiuderci dentro una stanza e buttare via le chiavi, pane e acqua fino a quando arriviamo a una soluzione», ha affermato il segretario del Pd Enrico Letta. Queste parole confermano probabilmente l’intenzione di lasciare scheda bianca anche nel terzo scrutinio, che si svolgerà nella mattina del 26 gennaio. Se si raggiungerà un’intesa con il centrodestra, il cerchio potrebbe chiudersi il giorno successivo, al quarto scrutinio, quando basterà la maggioranza assoluta (la metà più uno dei grandi elettori).