Sulla Via della Seta il governo italiano sembra non avere dubbi. Il memorandum d’intesa tra Roma e Pechino, in scadenza a marzo 2024, non sarà rinnovato da Giorgia Meloni. L’accordo era stato firmato da Giuseppe Conte nel 2019, prevedendo un rinnovo automatico per altri cinque anni a meno di un passo indietro di una delle due parti entro tre mesi dalla scadenza. Per uscirne l’Italia dovrà dunque presentare un preavviso scritto prima di dicembre. Lo strappo con la Cina potrebbe avere importanti vantaggi politici in vista del prossimo G7 di Tokyo, dove i leader mondiali discuteranno delle relazioni dell’Occidente con la Cina, ma anche grosse conseguenze economiche per le aziende italiane.
Le mosse del governo
Meloni non ha mai fatto mistero della sua ostilità nei confronti di Pechino, definendo un “grande errore” l’accordo di Conte. Poco prima di diventare premier, la leader di Fratelli d’Italia aveva rilasciato un significativo intervento all’agenzia di stampa taiwanese Central News Agency. Oltre a criticare le mire espansionistiche cinesi sull’isola, si era soffermata sulla Via della Seta: «Se mi trovassi a dover firmare il rinnovo di quel memorandum domani mattina, difficilmente vedrei le condizioni politiche». La questione è complessa: l’Italia è guardata con diffidenza dagli alleati occidentali in quanto unico Paese del G7 ad aver sottoscritto il famigerato protocollo d’intesa. Dall’altra parte, c’è il rischio di compromettere le relazioni economiche con il colosso asiatico.
Gli scambi con la Cina
Negli ultimi tre anni, l’interscambio con Pechino «ha stabilito nuovi record, toccando i 77,55 miliardi di euro nel 2022 e ponendo Roma ai primi posti tra i Paesi europei che hanno rapporti commerciali con la Cina», ha dichiarato l’ambasciatore cinese in Italia Jia Guide. Per il momento, il governo ha deciso di adottare un approccio pragmatico, come dimostrano le parole di Francesco Lollobrigida. «Agiremo con molta prudenza» – ha rivelato il Ministro dell’Agricoltura a Il Messaggero – «La Cina ha dei pro, essendo un partner commerciale molto importante, ma anche dei contro, in quanto modello di sviluppo lontano dal nostro. Bisognerà muoversi di concerto con i nostri alleati».
Lo scenario internazionale
Gli Stati Uniti seguono con attenzione l’evolversi della vicenda. Da alcuni mesi sono in corso interlocuzioni fra gli staff di Meloni e Biden con al centro il dossier sulla Via della Seta. Come rivela il Corriere della Sera, la Casa Bianca non vuole esercitare pressioni in quanto avrebbe già ottenuto rassicurazioni importanti: il problema «non è il se ma il quando». Meloni potrebbe formalizzare l’uscita in occasione della sua visita ufficiale a Pechino. Dopo il G20 di Bali, aveva infatti ricevuto un invito dal presidente Xi Jinping: l’incontro non è ancora stato calendarizzato, ma è certo che si terrà entro la fine dell’anno. Il leader cinese potrebbe accettare delle sostanziali contropartite, considerando che altri Paesi, come Francia e Germania, hanno di recente firmato nuovi accordi milionari con la Cina senza per forza aderire a uno specifico memorandum. Ma cosa diversa è accettare di farne parte e poi uscirne. Sarà il lavoro che impegnerà la diplomazia italiana nei prossimi mesi.