Trionfo laburista, Keir Starmer nuovo premier britannico

Il leader laburista, e nuovo premier britannico, Keir Starmer.

Una valanga laburista ha travolto il parlamento di Londra, mettendo fine a 14 anni di governo conservatore. Il giorno dopo le elezioni anticipate del 4 luglio, convocate dal premier Rishi Sunak lo scorso 22 maggio, il grande partito di centro-sinistra vanno 412 dei 650 seggi della Camera dei Comuni, 86 più di quelli necessari per ottenere la maggioranza (326). Ora Keir Starmer, leader del partito, è atteso a Buckingham Palace per ottenere da re Carlo III l’incarico di nuovo primo ministro.

Rinascita

Il risultato dei labour segna quasi un massimo storico, oscurato di poco dalla clamorosa vittoria di Tony Blair nel 1997: allora la sinistra ottenne 418 seggi. Non male per un movimento che nel 2019 aveva segnato un pesante tonfo: solo 203 i deputati eletti, 80 in meno rispetto ai conservatori. Quell’esito, il peggiore dagli anni ’30 del secolo scorso, aveva portato alla cacciata dal partito dell’allora leader, Jeremy Corbyn, e alla sua sostituzione con il silenzioso e a tratti anonimo Keir Starmer.

Succeduto alla guida dei laburisti nel 2020, Keir Starmer è una persona schiva. Ha il titolo di baronetto ("Sir"), una prestigiosa formazione alle spalle (ha studiato ad Oxford) e una carriera da magistrato che lo ha portato a dirigere la Procura di Inghilterra e Galles dal 2008 al 2013. Ha una moglie e due figli, ma della sua vita privata si sa molto poco.
Succeduto alla guida dei laburisti nel 2020, Keir Starmer è una persona schiva. Ha il titolo di baronetto (“Sir”), una prestigiosa formazione alle spalle (ha studiato ad Oxford) e una carriera da magistrato che lo ha portato a dirigere la Procura di Inghilterra e Galles dal 2008 al 2013. Ha una moglie e due figli, ma della sua vita privata si sa molto poco.

A lui si deve la rinascita del Partito Laburista, che in questi quattro anni e mezzo hanno trovato una nuova anima. Dopo un periodo di rivendicazioni di sinistra, la guida Starmer ha riportato il partito verso il centro, emarginando le frange più oltranziste e assumendo una veste moderata che sembra aver convinto gli elettori, che sperano di risollevarsi da oltre un decennio di austerità rigidissima, i cui effetti tardano a vedersi. Forse, più che di vittoria dei labour, bisogna parlare di tracollo dei tory.

Precipizio

A regalare Downing Street a Starmer sono stati soprattutto gli ultimi anni di governi conservatori. Prima la Brexit, nel 2016, con il ritiro del moderato David Cameron e l’ingresso sulla scena di Boris Johnson, con le sue difficoltà nella gestione della pandemia, dei suoi effetti economici e la complessa attuazione delle politiche post-uscita dall’Europa. Poi la breve parentesi di Liz Truss, incapace di mettere una pezza nelle già disastrate finanze pubbliche. E infine il mandato di Rishi Sunak che, nonostante i tentativi, non è riuscito a riportare l’economia britannica in equilibrio.

Il conservatore Rishi Sunak si è dimesso nella tarda mattinata del 5 luglio, presentandosi da re Carlo III. Inutili, o inefficaci, i suoi tentativi di risanare un'economia ormai disastrata.
Il conservatore Rishi Sunak si è dimesso nella tarda mattinata del 5 luglio, presentandosi da re Carlo III. Inutili, o inefficaci, i suoi tentativi di risanare un’economia ormai disastrata.

Risultato: solo 121 conservatori sono entrati in parlamento. È il peggior risultato nella storia del partito, che perde anche ogni tipo di controllo sull’area metropolitana di Londra (non accadeva dagli anni ’70 del XIX secolo). A pesare sono stati anche e soprattutto gli scandali, su tutti il cosiddetto Partygate, legato alle affollate feste tenute in segreto a Downing Street da Boris Johnson in pieno Covid. Ma anche, in campagna elettorale, la faccenda delle scommesse piazzate da alcuni membri del partito sulla possibile data del voto indetto da Sunak. Il baratro in cui sono caduti i tory è profondo, e al momento non si vede una via d’uscita. E nemmeno un capo che possa indicarla, dopo che il premier dimissionario ha annunciato l’allontanamento dalla guida del partito.

Più colori

Ma queste elezioni regalano al Paese una Camera dei Comuni molto più colorata. Non solo il rosso laburista e il blu conservatore. Ora a Westminster c’è molto arancione, quello del centrista Partito Liberal-Democratico, passato da appena otto deputati a 71. Un dato che, unito alle tendenze moderate di Starmer, testimonia un elettorato poco innamorato degli estremismi. Che pure ci sono: il movimento di ultra-destra Reform, guidato dal signore indiscusso delle fake news pro-Brexit Nigel Farage, ha guadagnato quattro seggi.

Il risultato delle elezioni in Gran Bretagna. I numeri in nero segnano i deputati eletti, quelli in grigio la variazione rispetto al voto 2019 (fonte The Guardian).
Il risultato delle elezioni in Gran Bretagna. I numeri in nero segnano i deputati eletti, quelli in grigio la variazione rispetto al voto 2019 (fonte The Guardian).

Discorso a parte va fatto per i movimenti indipendentisti, che fluttuano vistosamente. Se lo Scottish National Party scozzese precipita da 46 ad appena nove rappresentanti, i gallesi di Plaid Cymru raddoppiano la presenza a Londra con quattro deputati. Stabili i secessionisti irlandesi dello Sinn Féin, che mantengono sette circoscrizioni e, come da tradizione, non si presenteranno a Westminster. Quadruplicano la presenza i Verdi, che salgono quattro parlamentari. Risultato entusiasmante per loro, ma irrilevante a livello politico. Crescono anche gli indipendenti, sette in totale. Tra loro quello stesso Jeremy Corbyn che aveva portato alla sconfitta il Partito Laburista. Chissà se è felice del risultato dei suoi ex compagni.

Umberto Cascone

Nasco a Savona in un rovente mattino di agosto del 2000. Sin da bambino mi interesso di tematiche militari, passione che porto avanti ancora adesso. Negli anni nuovi argomenti iniziano a affollarmi la mente: dalla politica estera a quella interna, passando per una dose abbondante di storia. L'università mi regala l'amore per la radio, che mi spinge a entrare in RadioIULM e a prendere le redini prima del reparto podcast (marzo 2022-ottobre 2023) e poi dell'intera emittente (settembre 2022-gennaio 2023). Ho tanta voglia di fare, di raccontare il nostro tempo, fatto anche di argomenti spesso trascurati, eppure importantissimi. Ci riuscirò? Sarebbe bello dire, alla Manzoni, che lo giudicheranno i posteri. Ma l'unica risposta sincera è: lo spero.

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