Daphne Galizia, 18 testate danno voce alle sue inchieste dopo l’omicidio

L’esplosione fu così forte da far tremare le finestre. Matthew Caruana Galizia uscì fuori di casa e vide in lontananza una nuvola di fumo nero. Si mise a correre, non molto distante c’era un auto in fiamme. Era una Peugeot 108. La sua Peugeot 108. E dentro si trovava sua madre, Daphne Caruana Galizia.

«Mi ricordo i cani che abbaiavano, mi venne da svenire. (…) Era un inferno di fuoco»

Era il 16 ottobre 2017, Daphne Caruana Galizia venne fatta saltare in aria. Faceva la giornalista, a Malta. Stava indagando sulla corruzione del sistema politico del suo Paese. Grazie al figlio Matthew era riuscita a collegare alcuni politici governativi con i Panama Papers. Con un autobomba è stata messa a tacere per sempre.

Oggi diciotto testate internazionali, tra le quali anche Repubblica (unica italiana), di quindici diversi Stati hanno raccolto le sue inchieste. Per cinque mesi 45 giornalisti hanno lavorato spalla a spalla coordinati dall’organizzazione no profit Forbidden Stories, la cui missione è quella di portare avanti gli sforzi di giornalisti uccisi o arrestati a causa delle loro storie. Dal loro lavoro è nato il #DaphneProject.

Nel corso dei prossimi giorni verranno pubblicati i contenuti che hanno realizzato ognuno con una propria autonomia editoriale.  Insieme alla testata del Gruppo Espresso altre diciassette testate hanno deciso di continuare quello che Daphne aveva iniziato:  New York Times, The Guardian e Reuters,  Süddeutsche Zeitung, Die Zeit, NDR (Norddeutscher Rundfunk), WDR (Westdeutscher Rundfunk), Forbidden Stories, France 2, Le Monde, Premières Lignes Télévision, Radio France, l’IRPI (Investigative Reporting Project Italy), Direkt 36, l’OCCRP (Organized Crime and Corruption Reporting Project),  Tages-Anzeiger, The Times of Malta.

L’omicidio – Primo episodio #DaphneProject

Daphne Caruana Galizia trascorre la mattina del 16 ottobre 2017 insieme al suo figlio maggiore Matthew. Poco prima delle 15, scrive il The Guardian, esce per andare a un appuntamento in banca. «Era in ritardo, è uscita da casa di corsa. Poi è rientrata perché si era scordata il libretto degli assegni. Non poteva pagare più niente perché le era stato bloccato il conto dal ministro dell’Economia, Chris Cardona», racconta Metthew a Repubblica. Daphne sale in auto e parte. Quando però, arriva nella parte sud di Bidnija, il paese maltese dove abita con la famiglia, i killer decidono di far esplodere la bomba posizionata sotto la Peugeot 108 che stava guidando. Metthew ha iniziato a correre: «Signore, fa che sia un’altra macchina», pensa. Quando arriva sul luogo dell’esplosione di fronte a lui si apre uno scenario di guerra: pezzi di vetro, plastica, alberi in fiamme e parti del corpo sparse nella zona. «Chiamai mio padre e i miei due fratelli ma non risposero. Rintracciai mia zia, sorella di mia mamma, “L’hanno fatta saltare in aria! È morta!” le dissi».

L’inchiesta

Il 4 dicembre in un’operazione della polizia maltese dieci persone furono arrestate per l’omicidio di Daphne Caruana Galizia.

Malta, dieci arresti per l’omicidio della giornalista Caruana Galizia

I mandanti dell’omicidio ancora non sono stati trovati. Il premier Joseph Muscat dopo la morte della giornalista ha affermato: «L’inchiesta in corso andrà avanti, con il massimo della professionalità, senza paura o riguardi per nessuno». Intanto il Time of Malta ha pubblicato la notizia che il ministro Chris Cardona, lo stesso che ha bloccato l’accesso al conto alla Galizia, nei mesi di novembre e dicembre avrebbe avuto due incontri – in un bar di una località a sudovest della capitale – con una delle persone poi arrestate con l’accusa di essere gli autori materiali dell’ attentato.

(CS)

No Comments Yet

Leave a Reply