Davos, il segretario al tesoro Mnuchin: «Usa favorevoli al libero scambio»

Dopo la decisione – due giorni fa – del Presidente Donald Trump di imporre dazi del 30% all’importazione di pannelli solari e lavatrici, si appesantiscono i rapporti commerciali tra Stati Uniti, Cina e Corea del Sud, che ha già annunciato di voler presentare ricorso al WTO. E le ripercussioni dei dazi, sul lavoro e gli investimenti, preoccupano anche gli imprenditori statunitensi.

Al World Economic Forum di Davos, il Segretario Usa al Tesoro, Steven Mnuchin, cerca di gettare acqua sul fuoco delle polemiche sui dazi: «gli Stati Uniti sono assolutamente favorevoli al libero mercato». Mnuchin aggiunge poi sui tassi di cambio: «Un dollaro debole fa bene agli Stati Uniti da un punto di vista commerciale», difendendo la politica ‘America First’ del Presidente repubblicano, perché «non ci sono incoerenze tra il suo programma e l’intenzione di intrattenere rapporti in ambito commerciale con altri Paesi». Il Segretario del Tesoro afferma di non essere preoccupato per la Cina che, secondo indiscrezioni, vorrebbe tagliare gli acquisti dei titoli di Stato americani.

Non è invece dello stesso avviso il Segretario Usa al Commercio, Wilbur Ross, che non esclude la possibilità di ‘ritorsioni’ da parte della Cina, dopo l’introduzione dei dazi alle importazioni, decisa da Donald Trump. Secondo Ross, «Le guerre commerciali sono “combattute ogni singolo giorno” ed ogni giorno qualcuno cerca di violare le regole e ottenere vantaggi».

Il Premier indiano, Narendra Modi, insistendo sul libero scambio, si dice contrario alla tentazione dei Paesi di ‘chiudersi in sé stessi’ e di perseguire il protezionismo in un mondo globalizzato. «Tali tentativi» – sottolinea nel suo discorso – «rappresentano una minaccia non meno preoccupante del cambiamento climatico e del terrorismo». Venerdì il Presidente americano ribadirà la propria linea politica ‘America First’ al meeting internazionale di Davos. Ma sembra già chiaro che Donald Trump sia deciso a mettere in atto politiche commerciali di tipo protezionistico, dopo l’abbandono dei negoziati sull’accordo commerciale del Trans Pacific Partnership. (chc)

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