Davos, lo show di Milei oscura gli interventi di Macron e Sanchez

Secondo round al World Economic Forum, nel segno di Javier Milei. Il neopresidente argentino ha monopolizzato l’attenzione della platea di Davos lanciando visioni apocalittiche sul futuro dell’occidente, minacciato, a suo dire, dal «socialismo». Sul palco dei grandi dell’economia anche Emmanuel Macron, il premier olandese Mark Rutte, il premier spagnolo Pedro Sanchez e il Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres.

Lo spettro del socialismo

«Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo», dicevano Marx ed Engels nel Manifesto del Partito Comunista. A distanza di quasi due secoli, lo spettro continua a vagare, o almeno così è per Javier Milei. Il neopresidente argentino infatti ha sconvolto tutto il mondo dal palco di Davos, arrivando a sostenere che l’Occidente sarebbe in grave pericolo a causa del socialismo.

«Purtroppo negli ultimi decenni, spinti da un’idea benpensante di voler aiutare il prossimo o per il desiderio di appartenere a una casta privilegiata, i principali leader del mondo occidentale hanno abbandonato il modello della libertà per abbracciare diverse versioni del collettivismo». E sarebbe proprio questo collettivismo, secondo Milei, la ragione della nascita di «presunti conflitti sociali» come il femminismo e il cambiamento climatico, che sarebbero per natura «nocivi per la società e la crescita economica».

One man show

El loco ha poi spinto l’acceleratore, sostenendo che la questione di genere sia una «battaglia ridicola». Questa avrebbe come unico risultato la creazione di una «burocrazia nazionale e internazionale» dedicata alla promozione dell’agenza femminista. Stesso discorso per il cambiamento climatico. Secondo Milei il socialismo sarebbe responsabile della narrativa a protezione del pianeta. Un racconto nocivo, in quanto porta a promuovere fenomeni come il controllo della natalità e l’aborto.

La conclusione si è sviluppata però nel segno dell’ottimismo. Il Presidente si è dichiarato sollevato perché «per fortuna siamo sempre di più quelli che si oppongono a queste forme di collettivismo e invitiamo a riprendere il cammino della prosperità e della libertà».

Macron appello a Bruxelles: «L’Ue lanci gli Eurobond»

Tutta un’altra storia i toni del presidente francese Emmanuel Macron. Il leader de La République en Marche, alle prese con il suo «riarmo sociale», ha sfruttato il palco di Davos per parlare di eurobond, i titoli di debito emessi in comune all’interno dell’area euro necessari per «rilanciare gli investimenti pubblici europei sulle grandi priorità» come capacità industriale e transizione energetica. Un primo passo in questa direzione era stato fatto con il Pnrr. Il Piano è effettivamente generato con un’emissione comune di debito. Lo schema non è però stato reso strutturale, a causa dell’opposizione di alcuni paesi dell’eurozona, Germania in prima linea.

Infine, Macron ha fatto appello anche al concetto di sovranità europea, facendo riferimento alle elezioni negli USA ha dichiarato: «Non è buono avere una Europa completamente dipendente dagli Stati Uniti perché il 2024 sarà l’anno in cui l’Europa deciderà se essere sovrana o no. Serviranno decisioni audaci.

Questione di genere

Intanto, mentre l’élite del mondo discute di questioni di genere, in Svizzera – dove si svolge il WEF – non si trovano più escort. Secondo quanto riportato da alcuni media elvetici, nei giorni del prestigioso meeting sarebbe impossibile trovare un’accompagnatrice in tutto il Paese. Le piattaforme che forniscono quel tipo di servizi sarebbero letteralmente in tilt da giorni. E gli unici a godere delle prestazioni richieste sarebbero i fortunati che le avevano prenotate in anticipo.

I costi del servizio sarebbero da capogiro. Sempre stando ai giornali svizzeri, la tariffa base per ingaggiare una escort (o un escort) nei giorni del meeting è di 2mila franchi (2100 euro) per 12 ore. Ma la cifra può addirittura quadruplicare, a seconda del servizio richiesto.

Articolo a cura di Ettore Saladini e Andrea Carrabino

 

Andrea Carrabino

Braidese per nascita, milanese per scelta. Laureato prima in Scienze Politiche e poi in Scienze del Governo. Amo la politica, ma non la vivrei. Juventino sfegatato e amante delle serie tv e del cinema. Toglietemi tutto, ma non The Office

No Comments Yet

Leave a Reply