Nei suoi ultimi anni di vita, con la mente devastata da una demenza senile crescente, Gabriel Garcia Marquez stava scrivendo un ultimo libro. Frasi spezzate, appunti su foglietti carta, aggettivi cambiati. Il romanzo non riusciva a trovare la sua strada. Alla fine, il premio Nobel rinunciò e disse al suo figlio più giovane, Gonzalo, di distruggere il manoscritto.
Ora, a dieci anni dalla sua morte, l’ultima fatica letteraria di Garcia Marquez è uscita in una pubblicazione contemporanea globale in 30 paesi. Si chiama Ci vediamo in agosto e in Italia è edita da Mondadori.
Ci vediamo in agosto
Ci vediamo in agosto racconta la storia di Ana Magdalena Bach, una donna sposata con il direttore di una scuola di musica che, ogni agosto, visita un’isola caraibica per portare i fiori sulla tomba di sua madre. Il pellegrinaggio solitario nasconde un rituale misterioso e seducente. La protagonista, in viaggio senza marito e figli, si trasforma in un’altra donna e, ogni volta, incontra un nuovo amante.
Quando Marquez morì nel 2014, le bozze, gli appunti e i capitoli frammentati furono conservati negli archivi dell’Harry Ransom Center dell’Università del Texas, a Austin. La storia è rimasta nel dimenticatoio fino a quando i figli del premio Nobel hanno deciso di tradire l’ultimo desiderio del padre.
Per gli eredi, Ci rivediamo in Agosto è rimasto un tarlo per dieci anni. La richiesta dello scrittore era stata esplicita e precisa: distruggere il romanzo. Prima della malattia, Garcia Marquez lavorava intensamente al manoscritto che era addirittura stato mandato al suo agente letterario.
È stato solamente dopo l’aggravarsi della demenza senile che lo scrittore decise che non era abbastanza. Nel 2012, non era più in grado di riconoscere i suoi amici e la sua famiglia, fatta eccezione per sua moglie, Mercedes Barcha. Faceva fatica a portare avanti una conversazione normale. E, occasionalmente, prendeva uno dei suoi libri e lo leggeva, non riconoscendo le sue stesse opere.
Il premio Nobel confessò alla sua famiglia di sentirsi alla deriva. «Un artista senza memoria è niente», ripeteva. È in questo contesto di profondo turbamento interiore che iniziò a dubitare della qualità del suo romanzo. «Gabo aveva perso la capacità di seguire la trama, probabilmente», ha detto Rodrigo Garcia, il più grande dei due figli.
Due anni fa, la famiglia ha deciso di riprendere in mano il libro. Nonostante i capitoli sconnessi, le contraddizioni e le ripetizioni, il romanzo era in linea con la produzione del padre e, anzi, sembrava già completo. In particolare, una versione segnata dal padre con la scritta a mano “Gran OK Final”. Decisero allora di partire con il progetto e scelsero come editor Cristobal Pera, scrittore che aveva lavorato insieme a Marquez nella stesura delle sue memorie.
Virgilio, Kafka e Nabokov: le ultime volontà di un autore
La storia della letteratura è piena di esempi di grandi opere letterarie che non sarebbero esistite se i posteri avessero mantenuto il desiderio degli autori.
Sul letto di morte, Virgilio chiese di distruggere l’Eneide. Ma i suoi amici Vario Rufo e Plozio Tucca tradirono il desiderio del poeta. Così, l’Imperatore romano Ottaviano Augusto pubblicò il poema, donando all’eternità uno dei capolavori della letteratura classica.
Secoli dopo, un altro grande scrittore, Franz Kafka, si trovò nella stessa situazione. L’autore ceco era gravemente malato di tubercolosi quando ordinò ai suoi amici e al suo esecutore testamentario Max Brod di bruciare tutti i suoi libri. Brod però tradì la promessa e consentì al mondo di conoscere i suoi capolavori, come Il Processo, Il Castello e La Metamorfosi.
Anche Vladimir Nabokov ordinò alla sua famiglia di distruggere il suo ultimo romanzo, L’originale di Laura. Dopo trent’anni dalla morte dell’autore, i figli però pubblicarono il testo, raccogliendo tutti i foglietti su cui Nabokov aveva abbozzato la storia.
La moralità dei comportamenti è, indubbiamente, discutibile. Critici e appassionati lettori si sono spesso chiesti il significato di pubblicare opere postume, magari rimaneggiate da editor e case editrici per fini commerciali. Ma come si può biasimare un familiare o un amico che vuole portare avanti la memoria di uno scrittore? Alla fine, il senso della letteratura è da millenni lo stesso. Tramandare ai posteri, per lasciare un segno del proprio passaggio. Poi, se i risultati sono come per l’Eneide o per Il Processo, i posteri non possono che ringraziare.