Elisa Campisi, da MasterX ad Avvenire in meno di due anni

Elisa Campisi, alumna del biennio 2021/23 del Master in Giornalismo IULM è la prima ospite di Tomalet, la newsletter di MasterX. A distanza di neanche due anni dalla fine del suo percorso, Elisa è stata assunta con contratto da articolo 1 ad Avvenire.

Quando hai capito che volevi fare la giornalista?

«Ho studiato al Dams di Torino, sceneggiatura e drammaturgia. Mi è sempre piaciuto scrivere di teatro e cinema ma il giornalismo è arrivato dopo. Inizialmente ho cercato di entrare in alcuni siti, ma volevo farlo in modo professionale. E quindi ho deciso di iscrivermi al Master».

Perché hai scelto proprio il master in giornalismo della IULM?

«Tra le varie proposte formative mi sembrava la migliore, anche per come era strutturato. Offriva la possibilità di fare due mesi di esperienza a Mediaset, che era un’opportunità in più rispetto ad altri percorsi che avevano solo cinque mesi di stage».

Avevi già deciso quale tipo di giornalismo volevi fare? Carta stampata, TV o radio?

«Durante il primo anno del master, vedendo le cose che mi piacevano di più, ho pensato di puntare sul cartaceo. Avevo l’idea che in un giornale, dove c’è anche un sito, avrei potuto fare tutto: scrivere, montare video, fare podcast. E così è stato, quindi ho puntato sulle redazioni cartacee. Ormai il giornalismo è tutto multimediale, ci sono tutti gli aspetti».

Dove hai fatto gli stage durante il master?

«Il primo stage l’ho fatto ad Avvenire e il secondo al Corriere della Sera, sempre in Cronaca Nazionale».

Quanto sono state importanti queste esperienze per capire cosa volevi fare? Ti hanno convinta della tua scelta?

«Ovviamente, quando scegli il primo stage non sai ancora come sarà, ma ha confermato la mia volontà di lavorare in un giornale cartaceo. Poi, per il secondo stage, ho scelto il Corriere».

Pensi che saresti dove sei ora senza questo master? Ti ha aiutato?

«Assolutamente sì, è stato fondamentale. Non so se avrei fatto lo stesso percorso senza, ma non credo».

In cosa in particolare?

«Ti permette di entrare nelle redazioni e di conoscere ambienti che altrimenti non avresti modo di vedere. La cosa più importante sono gli stage, che ti permettono di entrarci direttamente».

Qual è il ricordo più bello che hai del Master?

«Gli aneddoti sarebbero troppi. Ma ricordo molto bene tutte le prime volte, come i servizi in esterna in gruppo. Dividersi i ruoli, il senso di responsabilità. E ricordo bene i momenti di fatica. Ma il ricordo più bello del master resta l’incontro in aula con Fabrizio Gatti. A margine, gli avevo chiesto un’intervista per MasterX, ma alla fine abbiamo parlato per ore di tanto altro, di vita professionale ma anche di cose personali. Ho sentito quel patto di fiducia per cui lui affidava la sua vita, tra virgolette, a me che ero una sconosciuta, per darla al mondo, se vogliamo. Al mondo dei fedeli di MasterX».

Dopo il primo stage hai iniziato a collaborare con Avvenire. È stato complesso?

«Non è facile, ma con una collaborazione puoi dosare tu quanto vuoi lavorare. Nei momenti in cui sei più impegnato con il master, gli esami eccetera, magari proponi meno pezzi. Sta molto a te gestire. Però devi anche capire quando è il momento di dire sì, magari mettendo da parte il master se si può. Ci vuole flessibilità. Ma la collaborazione è un vantaggio, perché ti permette di fare esperienza nel mondo del lavoro».

Qual è stato il tuo punto di forza nel convincere i caporedattori di Avvenire a tenerti? La tua perseveranza nel collaborare?

«Secondo me, creare una relazione è la cosa più importante. Significa dare modo ai tuoi superiori e colleghi di vedere come scrivi e come lavori. Se possono e ci sono opportunità – perché servono entrambe le cose – hai un canale privilegiato. Il rapporto continuativo permette loro di conoscerti meglio e capire come ti muovi nel lavoro».

Hai avuto anche un’esperienza a TgCom24.

«Vedere diversi ambienti di lavoro è sempre utile. Avevo lavorato soprattutto nel cartaceo e quindi ero contenta di fare un’esperienza televisiva, anche se ero al sito. Però Tgcom24 funziona in modo diverso rispetto ai siti dei giornali, perché ha molto materiale video. Per me era un’occasione sia per sfruttare i tre mesi con uno stipendio fisso, sia per vedere altri modi di lavorare e di trattare la notizia».

Dopo Mediaset sei tornata a collaborare con Avvenire, e poi sei entrata in redazione. Sapevi già che c’era questa possibilità?

«Non lo puoi sapere. A un certo punto devi fare una scelta. Io mi ero trovata molto bene ad Avvenire e ho puntato su di loro perché volevo entrare lì. È stata una scommessa».

Hai insistito particolarmente per farti assumere?

«Insisti lavorando. Rimani vicino al giornale in cui vuoi entrare e se si apre uno spiraglio può essere il tuo momento.»

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