Sanremo nel segno della cassa dritta: com’è cambiata la canzone da Festival

«La classica canzone di Sanremo, dove si vince coi ti amo o con i Marco non ritorna più e si può dare un po’ di più», parodizzava Fiorello al Festival del 2020. Ecco, quella ballata lenta fatta di strofa, bridge e di un ritornello che si apre con un crescendo di archi e pianoforte non esiste più. Almeno, non è il canone di questa edizione. Indipendentemente da chi vincerà, dai testi e dalla qualità dei brani, l’ultimo festival di Amadeus lancia vibrazioni da dancefloor, dove regnano la cassa dritta e una ricerca spasmodica dell’hit estiva già a Febbraio.

Il festival della cassa dritta

Sanremo 2024 è all’insegna della cassa dritta. Quel ritmo insistente, a tratti tribale, fondamentale nella musica disco e techno. Sostenuto da una cassa, generalmente la grancassa della batteria, che batte in maniera costante per tutto il pezzo. In altre parole, quel “tunz tunz” che ci fa battere ritmicamente il piede e che negli ultimi anni sta spopolando nelle radio e dominando il mercato musicale.

I brani con la cassa dritta sono 13: Geolier, Rose Villain, Clara, Annalisa, Dargen D’Amico, The Kolors, Big Mama, Ghali, Mahmood, Fred De Palma, Emma, Santi Francesi e i Ricchi e Poveri. Quasi la metà delle canzoni in gara. Uno degli esempi più emblematici è Click Boom! di Rose Villain. Il pezzo è in pieno stile urban pop, con una strofa collegata al ritornello da un bridge in crescendo che porta a far pensare all’apertura di un ritornellone da standing ovation. Ma ecco che al momento clou anche qui entra la cassa dritta. E il pezzo si trasforma in una canzone da discoteca. Come se ormai fosse indispensabile per rendere il brano appetibile per il mercato musicale.

Sanremo Rose Villain
Rose Villain, in gara con Click Boom!

Attenzione, non che sia un male la presenza della cassa dritta a Sanremo. Un ritmo danzereccio non esclude la qualità di un brano.  Ma sicuramente è indice di una trasformazione del festival della canzone italiana. È un’edizione che, come sostenuto da molti giornalisti, arriva a somigliare più a un SuperBowl, ai Grammy oppure, senza scomodare anglicismi, a un Festival Bar.

In questo senso, è estremamente attuale un articolo di Tommaso Labranca, celebre autore televisivo e scrittore italiano, pubblicato nel 1998: «I brani di Sanremo sono luccicanti, internazionali, caratterizzati da fissità concettuali però spendibili ovunque. […] Sono sempre più simili ai ritratti tardo cinquecenteschi delle Fiandre: stesso nitore di linee/suoni, ma anche la stessa ripetitività, la stessa freddezza, la stessa noia».

 Gli altri brani in gara

Ovviamente, non tutti i brani hanno la cassa dritta. Ci sono tre canzoni tipicamente sanremesi, come Fino a Qui di Alessandra Amoroso, Ricominciamo di Nuovo dei Negramaro e la più da festival di tutte: Ti Muovi di Diodato che rispetta appieno gli standard. Altre influenze classiche da Ariston ci sono anche  in Irama e Renga e Nek, che si avvicinano, in modi diversi, al classico brano sanremese.

Sanremo Diodato
Diodato, in gara con Ti muovi

Nel mezzo, tra il dancefloor e la classica canzone da Ariston ci sono brani di vario tipo. Dal rock di Loredana Bertè, che mischia le sue vecchie Dedicato e Non sono una signora e sembra aver conquistato pubblico e stampa, al   pop punk duro dei La Sad e quello un po’ più pop che punk dei Bnkr44. Dalla ballata in stile brit pop di Gazzelle a quelle più in stile Blanco o Tananai di Sangiovanni, Maninni e Mr.Rain. Fino al ritmo latino di Fiorella Mannoia, al folk in salsa One Republic di Alfa, al rap de il Tre e al mix lirico-pop in cerca di svecchiamento de Il Volo.

Se a trionfare sarà una  “canzone da Sanremo” oppure la cassa dritta si saprà unicamente sabato sera. Ciò che è certo è che, in questo Festival, i concorrenti hanno dimostrato che non esiste più la necessità di rispettare determinati standard per cantare e avere successo sul palco dell’Ariston.

 

Ettore Saladini

Laureato in Relazioni Internazionali e Sicurezza alla LUISS di Roma con un semestre in Israele alla Reichman University (Tel Aviv). Mi interesso di politica internazionale, terrorismo, politica interna e cultura. Nel mio Gotha ci sono gli Strokes, Calcutta, Martin Eden, Tondelli, Moshe Dayan, Jung e Wes Anderson. In futuro mi vedo come giornalista televisivo.

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