Continuano le proteste degli operatori dei musei civici di Milano per le condizioni lavorative prive di dignità in cui sono costretti.
Se da un lato il Comune prevede iniziative per migliorare l’affluenza turistica nei musei, dall’altro non riflette sull’impellente necessità di modificare il contratto multiservizi sotto cui si trovano i lavoratori di sala e di biglietteria esternalizzati, ovvero quelli non assunti dal comune. Infatti gli operatori che lavorano nel settore pubblico sono realmente tutelati sia dal punto di vista contrattuale, sia da quello salariale.
Altre realtà hanno deciso di comportarsi diversamente da Milano come, ad esempio, il Comune di Verona che, dopo vari scioperi, ha richiesto come unico contratto per gli operatori esternalizzati il Federculture. Un contratto pensato per equiparare la condizione di chi opera nel settore della cultura a livello privato a quella di chi lavora nel pubblico.
Le parole della responsabile di USB: Elena Lott
«Miglioramento dei salari, miglioramento delle condizioni lavorative ma, soprattutto, rivendicare l’utilizzo di un nuovo contratto per garantire un futuro ai lavoratori. Per adesso ci sono stati tre scioperi, ma lo stato di agitazione continuerà». Spiega Elena Lott, responsabile della USB Federazione del Sociale Lombardia.
Le proteste sono iniziate perché le aziende private che gestiscono l’appalto comunale sono restate in silenzio di fronte a queste difficoltà. «Non manca solo un contratto corretto – continua Elena Lott – ma anche l’inquadramento è sbagliato. Gli operatori di sala sono considerati operai di secondo livello, quando dovrebbero essere inquadrati come impiegati». La responsabile ha poi evidenziando le problematiche riguardanti l’organizzazione del lavoro, la turnistica e le pause. «Ci sono musei dove si hanno tra i 15 e i 20 minuti di pausa, ma molti di essi non hanno un luogo dedicato alla pausa pranzo. Perciò in quel quarto d’ora è necessario spostarsi in un altro museo per mangiare e poi tornare indietro. Nel museo di storia naturale sono state trovate delle feci di topo nella sala scelta per mangiare. Per cui si introduce un altro problema quello dell’igiene. Una persona in questo modo viene privata dei propri diritti e lo trovo gravissimo».
Il Fuorisalone è stato uno degli eventi che ha contribuito ad aggravare questa situazione estremamente precaria. E’ un momento in cui il Comune offre ai privati la possibilità di utilizzare tutto ciò che è pubblico per permettergli di realizzare i propri profitti, dimenticandosi sempre più di coloro che lavorano in condizioni scorrette.
Nessun incentivo salariale, nessuna possibilità di allontanarsi dalla propria postazione neanche per andare in bagno a causa della troppa affluenza, il tutto per essere retribuiti solo nove euro lordi all’ora per un lavoro che nella grande maggioranza dei casi è anche part-time.