Ozempic, il medicinale per il diabete usato per perdere peso: follia o panacea?

Se si cerca su Tik Tok Ozempic Journey, compaiono migliaia di video di persone che mostrano il prima e il dopo aver assunto questo medicinale. Viso scavato, decine di chili persi in poco tempo, ma anche nausee e vomito. Sembra essere questo il prezzo, oltre che 900$, da pagare per poter dimagrire senza sforzo. Che sia l’ennesima follia hollywoodiana o la panacea contro l’obesità?

Di cosa si tratta?

Prima di poter dare un parere è necessario capire di cosa si sta parlando. L’Ozempic è un farmaco, contente semaglutide, indicato per il trattamento del diabete mellito di tipo 2. E fa parte di quei medicinali chiamati agonisti del recettore GPL-1, che imitano un ormone che regola i livelli di zucchero nel sangue e sopprimono l’appetito tramite il rallentamento del rilascio del cibo da parte dello stomaco. Da qualche anno, però, l’Ozempic non è solamente usato dai diabetici. L’utilizzo off-label di questo farmaco, con lo scopo di dimagrire, è diventato popolare. Tanto popolare, che, i tabloid americani hanno coniato l’espressione Ozempic face, per descrivere il volto scavato di coloro che ne fanno uso. Ma quali sono le conseguenze dell’uso smodato di questo farmaco? Oltre che gli effetti collaterali propriamente fisici, come problemi gastrointestinali, problemi renali e reazioni allergiche, c’è il problema delle scorte. Sempre meno dosi sono disponibili per coloro che ne hanno bisogno realmente. Tanto che l’AIFA, l’agenzia italiana del farmaco, ha annunciato che «per Ozempic, sono previste carenze intermittenti per tutto il 2024».

Un affare d’oro

Un’altra conseguenza dell’uso off-label dell’Ozempic è l’incremento esponenziale del profitto dell’azienda danese produttrice, Novo Nordisk. Raddoppiata in due anni, raggiungendo i 326 miliardi di dollari, Novo Nordisk è diventato il secondo produttore farmaceutico quotato in borsa, oltre che essere la casa farmaceutica di maggior valore al mondo. Insieme alla sua competitor americana Eli Lilly, produttrice di Zepbound, un farmaco simile a Ozempic e Wegovy (l’altro farmaco prodotto da Novo Nordisk specificatamente per la perdita di peso, ma con lo stesso principio attivo di Ozempic).
Secondo gli analisti, il mercato dei farmaci GPL-1 potrebbe raggiungere i 150 miliardi di dollari entro il 2031. Un fatturato non lontano dal mercato odierno dei farmaci antitumorali. E in futuro, come scrive il The Economist, questi farmaci potrebbero diventare comuni quanto i beta-bloccanti. Inoltre, entro la fine del decennio, i farmaci per la diminuzione del peso potrebbero essere assunti da più di metà degli americani.

Panacea o veleno?

Questi farmaci, però, possiedono sia un potenziale positivo che uno negativo. Da un lato ci sono le incertezze relative alla sicurezza e gli effetti collaterali lungo termine. Nonché, come detto precedentemente, i danni nei confronti dei diabetici che hanno difficoltà a reperire il farmaco.
D’altro canto, lo sviluppo di questi farmaci per aiutare nella lotta contro l’obesità potrebbe diventare la chiave per combattere questo grave problema. Infatti, nel 2020, due quinti della popolazione mondiale erano obesi. E secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, l’obesità rappresenta una minaccia alla salute globale più grave della fame. Diventando la quinta causa di morte nel mondo, nei paesi occidentali. Ma con numeri in crescita anche in Egitto, Messico e Arabia Saudita.

Capire, quindi, se si tratta di un capriccio hollywoodiano o di una possibile soluzione ad uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo non è semplice. È chiaro che, l’utilizzo di questi farmaci con lo scopo di dimagrire senza sforzo, per esempio non affiancando uno stile di vita sano alla loro assunzione o usandoli dimagrire anche in casi in cui non è necessario, è grave. E sarà un problema a cui i governi dovranno far fronte in futuro. D’altro canto, con le giuste regolamentazioni e sotto attenta prescrizione medica, forse questi farmaci potranno diventare la soluzione alla Globesity.

Vittoria Giulia Fassola

Classe 2001. Ligure e anche un po' francese. Laureata in International Relations and Global Affairs, all'Università Cattolica di Milano. Mi interesso di politica estera e di tutto ciò che penso valga la pena di raccontare. Il mio obiettivo? Diventare giornalista televisiva.

No Comments Yet

Leave a Reply