E alla fine arriva Washington. Sono dovuti scendere in campo gli Stati Uniti per sciogliere il delicato nodo dei tank Leopard 2 all’Ucraina. Nella serata del 24 gennaio, il settimanale tedesco «Der Spiegel» ha annunciato la decisione del cancelliere Olaf Scholz: sì all’invio dei panzer a Kiev.
La prova di forza di Biden
Il premier tedesco ha temporeggiato per settimane. Troppa la paura di essere la causa di un possibile allargamento del conflitto. Il leader socialdemocratico ha tentato di tutelarsi tirando in ballo gli Stati Uniti: Berlino avrebbe accordato l’invio dei Leopard se Washington avesse fatto lo stesso con i suoi M1 Abrams.
Gli USA sarebbero stati molto seccati da questa presa di posizione, in origine riservata e poi trapelata. Soprattutto il Pentagono, dubbioso sull’opportunità dell’invio dei carri americani.
Diversa l’opinione del presidente Joe Biden, più aperto alle richieste di veicoli corazzati da parte di Kiev. Da qui la decisione, fatta trapelare sempre il 24 gennaio dal «Washington Post», di fornire all’Ucraina una trentina di tank.
Una mossa decisiva che ha convinto Scholz a dare il suo nulla osta ai paesi interessati al trasferimento dei panzer (Polonia e Finlandia in testa). Non solo: Berlino dovrebbe fornire almeno una compagnia, dunque 14 veicoli, di Leopard 2A6 attualmente nel proprio arsenale.
Forze e debolezze degli M1
All’apparenza, gli Abrams americani risultano determinanti solo per aver sbloccato la fornitura dei Leopard. In verità ci sono altri fattori da tenere presenti. In primis, gli M1 statunitensi sono carri molto efficaci, facilmente paragonabili ai panzer. Effettivamente, entrambi i tank sono figli dello stesso padre: l’MBT-70, un progetto di sviluppo comune di un veicolo corazzato tra USA e Germania Ovest degli anni ’60, poi abbandonato.
L’Abrams può essere considerato anche più tecnologicamente avanzato dei Leopard, e ha un’ormai consolidata esperienza in combattimento. Se i veicoli tedeschi hanno vissuto la prova del fuoco solo tra 2016 e 2017 in Siria, operati dall’esercito turco, gli Abrams hanno ormai alle spalle un’ampia attività bellica, sin dalla Guerra del Golfo del 1991.
D’altra parte, l’M1 è molto complesso da operare. Dotato di un motore a turbina simile a quelli degli aerei, necessita di moltissima manutenzione. Questa la principale remora del Pentagono, prima della scelta di Biden: se un veicolo si guastasse, cosa che facilmente avviene, per gli ucraini sarebbe complicato ripararlo. I pezzi di ricambio dovrebbero oltrepassare l’oceano e impiegherebbero settimane ad arrivare.
O forse no.
La Polonia sempre al centro
Non è un mistero che la Polonia sia in prima linea per il rafforzamento delle forze corazzate ucraine. Sin dai primi di mesi di guerra, Varsavia ha trasferito i suoi vecchi T-72 di fabbricazione sovietica all’esercito di Kiev. Questo ha accelerato la formazione di un vuoto nella componente carri delle truppe polacche.
In un momento di crisi come questo, con la guerra praticamente al proprio confine, la Polonia ha velocizzato la già programmata selezione di un successore dei T-72. E così, a fine agosto 2022, è stato scelto il tank destinato ad affiancare i Leopard 2 già in servizio per Varsavia: l’M1 Abrams, nella versione A2 SEPv-3. I primi veicoli sono già stati consegnati per la familiarizzazione e l’addestramento dei militari polacchi.
Alla luce di questa informazione, la fornitura americana di tank all’Ucraina assume nuova forma. Infrastrutture di deposito e riparazione veicoli erano programmate in Polonia, ed ora riceveranno un’accelerazione nell’allestimento. E così crescerà la disponibilità di pezzi di ricambio, anche per gli ucraini.
Non solo Leopard e Abrams
Le richieste di carri armati del presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj, per quanto concentrate sui Leopard per gli innegabili vantaggi logistici della piattaforma, sono in realtà aperte anche ad altri veicoli. L’arrivo degli M1 è dunque cosa gradita, e la speranza di Kiev è che anche altri paesi si convincano a collaborare.
La Francia, nei giorni scorsi, ha aperto alla possibilità di fornire i suoi AMX-56 Leclerc, e Londra ha annunciato l’invio di 14 Challenger 2.
Queste forniture, se da un lato garantiranno un potenziale di spinta notevole alle forze ucraine, hanno anche dei risvolti negativi. Su tutti, la moltiplicazione delle piattaforme rende più complessa la catena logistica di approvvigionamento, manutenzione e addestramento. E, anche per questo, il Pentagono non nasconde una certa preoccupazione.