Dalla Corte tedesca OK a metà al quantitative easing della BCE

Questa mattina, martedì 5 maggio, la Corte Costituzionale tedesca ha dato parere positivo con riserva – e per un tempo limitato –  al programma di acquisto straordinario di titoli europei varato nel 2015 dalla BCE, la Banca centrale europea.

SU COSA SI È ESPRESSA LA CORTE

La “Bundesverfassungsgericht”, questo il nome della Corte costituzionale federale tedesca, era stata chiamata a pronunciarsi sul quantitative easing lanciato dalla BCE allora sotto la guida di Mario Draghi. In particolare, la sentenza ha espresso parere in merito al Public Sector Purchase Programme (PSPP), la parte del programma dalla Banca centrale europea che nello specifico è dedicato all’acquisto dei titoli di Stato dei Paesi membri dell’Unione europea.

I giudici di Karlsruhe hanno stabilito che il programma non finanzia gli Stati, rispettando dunque il divieto del Trattato contro la monetizzazione dei debiti pubblici nazionali, ma hanno allo stesso tempo espresso una riserva.

LE PERPLESSITÀ DELLA CORTE TEDESCA

Per la Corte costituzionale federale, un programma di acquisti di titoli di Stato come il PSPP, “che ha significativi effetti di politica economica, richiede che gli obiettivi di politica monetaria del programma e gli effetti di politica economica siano identificati, ponderati ed equilibrati l’uno rispetto all’altro”, si legge nella sentenza.

I giudici hanno in sostanza messo in evidenza la sproporzione tra l’entità dell’acquisto di titoli pubblici dei Paesi membri e il peso specifico di quest’ultimi nel capitale della BCE. Nel caso dell’Italia, ad esempio, il programma prevede un acquisto di titoli che supera il 30% a fronte, da parte nostra, di una contribuzione nel capitale della banca che ammonta al 15,6%.


L’analisi di Daniele Manca, vicedirettore del Corriere della Sera

Nell’esprimere la sua riserva, la Bundesverfassungsgericht ha respinto la sentenza del 2018 della Corte di giustizia europea che aveva sancito la legalità delle azioni della Bce. Questo punto della sentenza tedesca, in particolare, ha fatto aggrottare la fronte a giuristi e non solo, che hanno sottolineato come in Europa valga la primazia del diritto europeo.

Ad ogni modo, i giudici di Karlsruhe hanno concesso una finestra temporale di tre mesi alla Banca centrale europea per fornire spiegazioni circa la fondatezza della temporanea sproporzione tra politica monetaria ed economica. Oltre quel lasso di tempo, la Bundesbank dovrebbe ritirarsi dai programmi di interventi della BCE.

PAESI MEMBRI COL FIATO SOSPESO

Il clima di attesa riguardo la decisione della Corte costituzionale federale tedesca era in parte legato al destino del PEPP, il Pandemic Emergency Purchase Programme varato dalla Banca centrale europea per fronteggiare la pandemia da coronavirus. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha però smentito che il programma sia in qualche modo a rischio.

Reazione più incerta da parte dei mercati. Poco dopo l’emissione della sentenza, il costo del debito italiano a 10 anni è passato dall’1,76% all’1,81%.

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