E’ capitato a tutti di ritrovarsi, almeno una volta nella vita, in una città lontana da casa in viaggio di lavoro o in vacanza con dei bagagli da portarsi appresso senza un posto dove poterli lasciare. BagBnB, dal 2016, è la soluzione più usata nel mondo. Ed è tutto Made in Italy.
BagBnB che cosa è e a cosa serve
Da un’idea di Alessandro Seina, un designer romano, BagBnB nasce con l’obiettivo di risolvere un problema molto comune. «Tre anni fa, avevo un appartamento a Roma affittato a dei turisti», racconta Seina, e «tutti mi chiedevano se potevano lasciare i loro bagagli in casa per fare un altro giro in città prima del viaggio di ritorno». Grazie anche ai due co-fondatori Giulio De Donato e Giacomo Piva, dal 2018 la startup tutta italiana ha spiccato il volo.
BagBnB è, sostanzialmente, una piattaforma per cellulare che mira a trovare spazi dove poter depositare dei bagagli, denominati Angels, più vicini all’utente: bar, hotel o addirittura ristoranti. Al momento, sono quasi 3000 i punti dove poter lasciare le proprie valigie in più di 300 città in tutto il mondo. Tra queste, molte capitali come Parigi, Berlino e Amsterdam. L’obiettivo a cui puntano Seina e i suoi collaboratori è di estendere il proprio bacino a 1000 città, nel giro dei prossimi anni.
Ma quanto può guadagnare un partner di BagBnB? Grazie al servizio di partnership, i negozianti possono arrivare a fatturare 4-5 mila euro al mese. A tale importo bisogna però anche aggiungere i ricavi degli acquisti dei turisti nei rispettivi punti di interesse. La posizione strategica o la zona a maggior concentrazione turistica possono far la differenza, ma anche chi fattura meno, ha comunque la possibilità ogni giorno di entrare in contatto con un’ampia clientela.
Investimenti passati e futuri. BagBnB funziona e attrae
La startup romana nasce dunque da una semplice idea e si propone come una soluzione per un problema comune a tutti. A inizio 2018, il fatturato dell’azienda risultava di 300 mila euro, importo raddoppiato nell’agosto dello stesso anno e salito fino a 2 milioni di euro in chiusura dell’anno solare. Il 2019 è stato l’anno della consacrazione con i ricavi giunti fino a 5 milioni di euro. Una cifra che ha spinto BagBnB ad alzare il tiro mirando sempre più in alto con l’obiettivo di raggiungere quanto prima i 10 milioni di fatturazione.
Da un’idea però non sempre nasce una grande azienda. Servono degli incentivi. Gli investimenti fatti anche da società esterne sono infatti risultati fondamentali. L’entrata in società di fondi privati terzi sono stati il carburante in più per la startup romana che ha avuto modo di migliorare i servizi. BagBnB è, per il 69% circa, di proprietà dei tre membri fondatori, ma per la restante parte è affidata a società di investimento come Vertis Sgr (20%) e Pi Campus (9%) (fonte Sole24ore).
Pi Campus prima. Poi Vertis e l’acquisto da 2,5 milioni
Il primo a credere nel progetto BagBnB è stato Pi Campus, non solo un fondo d’investimento o un incubatore di idee, ma una solida realtà di Roma che investe nel talento e che ha creduto da subito nel progetto acquisendo il 12% della società (poi sceso al 9%) per 60 mila euro.
L’entrata in campo di Vertis invece è più recente. Vertis è una società di risparmio fondata da Amedeo Giurazza che opera tramite sei fondi. Vertis Venture 4 Scaleup è il nuovo fondo nato nel 2019 che ha deciso di investire 2,5 milioni di euro su BagBnB acquistando così, il 20% delle azioni societarie.
In questa tipologia di business infatti, la startup capitolina è leader mondiale e, le aziende competitor, non sembrano essere ancora alla sua portata sia in termini economici sia in termini dimensionali. Un fiore all’occhiello per il nostro Paese che si sta mobilitando per investire anch’esso in BagBnB. Il Fondo Italiano, controllato dalla Cdp, avrebbe intenzione di puntare sull’azienda fondata da Seina tramite FII Tech Growth, il ramo attivo sugli investimenti.