Occidente vs TikTok: perché Usa e Ue lo vogliono mettere al bando

L’Unione europea sulla scia degli Stati Uniti. Dopo l’annuncio di Joe Biden, anche Ursula von der Leyen ha ammesso che TikTok potrebbe essere messo al bando nel Vecchio Continente. «Non è escluso», ha detto nel corso del dibattito con gli altri candidati alle Europee in corso a Maastricht, «che TikTok sia bandito perché la Commissione è stata la prima istituzione a vietarlo nei cellulari dei nostri funzionari. Conosciamo la sua pericolosità».

Ma perché le principali istituzioni politiche dell’Occidente si schierano contro il social network cinese? E, soprattutto, perché viene considerato così tanto pericoloso?

Il precedente americano

Come sempre in questi casi, gli Stati Uniti hanno dato il via alle riflessioni sulla piattaforma cinese. Lo scorso 13 marzo Joe Biden ha firmato una legge, approvata dal Senato americano, che prevede la messa al bando della piattaforma se non si separerà dalla società madre ByteDance, la holding cinese che la controlla. ByteDance, che ha annunciato la volontà di fare ricorso contro la legge, ha sei mesi di tempo per vendere la piattaforma. 

Il presidente USA Joe Biden

Nonostante questa apparente fretta, va però ricordato che dovrà passare ancora parecchio tempo prima che la legge sia fatta effettivamente rispettare. Il testo pretende infatti che ByteDance, la compagnia di origine cinese che controlla TikTok, ceda il social network a una società americana oppure cessi le sue attività su suolo americano. Ma concede anche 270 giorni di tempo perché questo avvenga.

Bando ai dipendenti

La messa al bando di Tiktok non è una novità per l’Occidente. Lo scorso anno sia gli Stati Uniti sia l’Unione europea avevano vietato ai propri dipendenti pubblici l’utilizzo del social network cinese sui loro cellulari (anche quelli personali, se vi sono caricate applicazioni riconducibili al lavoro nelle istituzioni).

La decisione di USA e Ue aveva l’obiettivo proteggere la Commissione e il governo federale americano «dalle minacce di cybersicurezza e dalle azioni che potrebbero essere sfruttate per attacchi informatici contro l’ambiente aziendale».

Ombre cinesi

I motivi che hanno spinto l’Occidente a muoversi contro TikTok sono ormai noti a tutti. In primis, il legame sospetto tra ByteDance, l’azienda cinese proprietaria di TikTok, e il governo di Pechino. La legge cinese sull’intelligence nazionale, infatti, obbliga tutti i cittadini e tutte le organizzazioni di partecipare ad attività di intelligence nazionali ed estere.

Inoltre, il governo cinese detiene una quota di proprietà nel Beijing Douyin Information Service, la sussidiaria di ByteDance e affiliata di TikTok, che gestisce le attività cinesi di ByteDance.

Questione di privacy

Poi sussiste il solito problema di privacy. I dati degli utenti, infatti, potrebbero essere passati sottobanco al governo cinese. E Pechino potrebbe servirsene per perseguire i suoi scopi commerciali e di politica estera.

Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi-Jinping

Infine, tiene ancora banco la questione dell’influenza maligna che il regime potrebbe avere sul misterioso algoritmo di TikTok, i cui criteri di scelta sono oscuri quanto influenzabili dall’agenda politica cinese.

 

 

 

Andrea Carrabino

Braidese per nascita, milanese per scelta. Laureato prima in Scienze Politiche e poi in Scienze del Governo. Amo la politica, ma non la vivrei. Juventino sfegatato e amante delle serie tv e del cinema. Toglietemi tutto, ma non The Office

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