Disastro naturale in Vietnam, tempesta innesca frana e provoca 13 i morti

Una frana ha causato 13 morti nell’est del Vietnam, nei pressi della cittadina turistica di Nha Trang.

La “colpa” è della Toraji, una violenta tempesta tropicale che ha innescato la frana che ha fatto crollare molti tetti di case. Per alcuni dei vietnamiti che si erano stabiliti in villaggi in quella zona non c’è stato purtroppo niente da fare. Venti forti da 60 km/h fino a 75 km/h hanno infatti raggiunto le località colpite con raffiche fino a 100 km/h: piogge torrenziali hanno inondato negli ultimi giorni diverse aree in tutta la regione meridionale di Nam Trung Bo.

La protezione civile della provincia di Khan Hoa, il cui capoluogo è proprio la cittadina di Nha Trang, ha fatto sapere che circa 600 soldati si sono immediatamente messi a lavoro per evacuare la popolazione dalle zone ancora considerate ad alto rischio e cercare i dispersi. La paura in questi casi è che il numero dei decessi sia destinato a salire. Non è ancora stato ufficializzato né il numero dei morti né quello dei dispersi. L’unica cosa certa, secondo l’Autorità vietnamita per la gestione dei disastri, è che la tempesta è stata declassata a depressione tropicale a largo delle provincie costiere meridionali di Binh Thuan e Ninh Thuan.

Seppur di entità minori rispetto ad altri disastri naturali che hanno colpito il Vietnam, e l’Asia in generale, negli ultimi anni, la frana di Nha Trang è soltanto una delle tante calamità naturali che ogni anno uccidono centinaia di persone; nel 2016 infatti 248 morti e 470 dispersi. L’altro fattore, che stona sempre un po’ dinanzi a certe tragedie, è quello economico: le spese per reagire a certi disastri gravano molto sul bilancio del Paese. Eppure, intervenendo sul un rapporto Onu del 2010 sui disastri dell’Asia e del Pacifico, anche l’allora Segretario Generale delle Nazioni Unite, il sud-coreano Ban Ki-Moon, aveva espressamente dichiarato che «ci sono modi sicuri per ridurre i rischi e far fronte alle conseguenze di un disastro». Per esempio valutando i rischi obbligatori e di routine oppure la protezione ambientale, la pianificazione urbana e i regolamenti edilizi.

Niccolò Bellugi

Senese, laureato in Scienze Politiche. Da toscano capita che aspiri qualche consonante, ma sulla "c" ci tengo particolarmente: Niccolò, non Nicolò. La mia è una sfida: mascherare il mio dialetto originario per poter lavorare in televisione o radio. Magari parlando di Sport. Ma tutto sommato va bene anche un giornale, lì non ho cadenze di cui preoccuparmi.

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