Usa, suicida un deputato del Kentucky: era accusato di molestie

Ha annunciato il suicidio su Facebook e lo ha messo in pratica dopo poche ore. Dan Johnson, 57 anni, deputato repubblicano del Kentucky, si è ucciso ieri con un colpo di pistola alla tempia su un ponte della sua città, Louisville. Era accusato di avere molestato, la notte di Capodanno del 2013, una ragazza di 17 anni.

La giovane aveva dichiarato alla polizia di essere stata assalita da Johnson nel sottoscala di casa sua. Il caso era stato chiuso senza arrivare ad accuse formali, ma era stato riaperto lunedì, dopo che uno scandalo aveva colpito altri quattro politici locali. Martedì, Johnson si era difeso in una conferenza stampa nella chiesa di cui è pastore, la Heart of Fire Church. «Le accuse contro di me sono totalmente false», aveva detto. Secondo il deputato, si trattava di menzogne diffuse dal Partito Democratico per screditare i conservatori, «al pari di quelle sul candidato dell’Alabama Roy Moore».

Johnson era stato eletto nel 2016, quando i repubblicani avevano preso il controllo del parlamento locale per la prima volta dopo un secolo. Nel corso della campagna elettorale, era stato invitato a farsi da parte anche da alcuni esponenti del suo partito, dopo che aveva pubblicato su Facebook un messaggio in cui paragonava alle scimmie il presidente Barack Obama e la moglie Michelle.

Pochi giorni fa, il Kentucky Center for Investigative Reporting aveva diffuso un rapporto in cui Johnson, patriota ultra-religioso, pro-armi e anti-aborto, emergeva come un bugiardo. «A quanto dice lui, Johnson è stato al centro della scena per tutta la vita», si legge. «Come Forrest Gump, si trova per caso in prima fila, a giocare ruoli cruciali nei più grandi momenti della storia americana». Il deputato affermava di essere stato cappellano della Casa Bianca sotto tre presidenti e ambasciatore alle Nazioni Unite. Sosteneva di avere dato l’estrema unzione alle persone estratte in fin di vita dalle Torri Gemelle e di avere contribuito a placare le rivolte scoppiate nel 1992 a Los Angeles, dopo l’assoluzione dei poliziotti che avevano massacrato l’afroamericano Rodney King.

Nel post di addio su Facebook, Johnson ha affermato di soffrire di Ptsd, disordine da stress post-traumatico, la patologia che colpisce di norma i militari che tornano dal fronte. «La malattia mi sta togliendo la vita», ha scritto. «Non posso gestirla oltre, ha vinto su di me».

(MN)

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