Il 15 gennaio è stato firmato dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e dal vicepremier cinese Liu He, l’accordo sulla “fase 1″ della tregua commerciale tra Stati Uniti e Cina. «Facciamo un passo mai fatto con la Cina», l’obiettivo è di garantire «un futuro di giustizia per gli agricoltori e i lavoratori americani», ha detto Trump durante la cerimonia alla Casa Bianca. Il presidente cinese Xi Jinping ha dichiarato: «L’accordo è positivo per il mondo intero».
L’accordo
L’intesa sancisce il trasferimento di tecnologia, proprietà intellettuale, prodotti alimentari e agricoli, servizi finanziari ed espansione del commercio. Il documento di 86 pagine prevede che gli Stati Uniti riducano al 7,5% le tariffe (che attualmente sono al 15%) su 120 miliardi di dollari di prodotti cinesi. Verranno inoltre revocate le tariffe al 15% che sarebbero scattate il 15 dicembre 2019 su quasi 160 miliardi di dollari di prodotti Made in China. Di contro, la Cina importerà quantità significative di prodotti agricoli dagli Usa, quali carne di maiale, pollame, mais e riso.
Alla vigilia della firma dell’accordo, Washington ha fatto sapere che non eliminerà i dazi al 25% su 250 miliardi di dollari di importazioni cinesi. Questa notizia alimenta un clima di incertezza dovuto al fatto che i punti più caldi di questa guerra commerciale non sono stati trattati nel documento. Per questo motivo si attende la “fase 2″ della tregua, già annunciata da Trump lo scorso dicembre.
I will be signing our very large and comprehensive Phase One Trade Deal with China on January 15. The ceremony will take place at the White House. High level representatives of China will be present. At a later date I will be going to Beijing where talks will begin on Phase Two!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) December 31, 2019
La guerra commerciale
Questa guerra commerciale tra le due più grandi economie del mondo è iniziata l’8 marzo 2018, quando Trump ha annunciato dazi doganali del 25% sull’importazione di acciaio e del 10% sull’alluminio per ridurre il deficit commerciale americano. Successivamente il Presidente statunitense ha imposto ulteriori dazi sui prodotti importati da Pechino nel tentativo di limitare «l’aggressione economica della Cina».
Si tenta un accordo tra le parti a maggio, cui segue, però, un inasprimento dei dazi il 6 luglio. Vengono infatti imposte tariffe del 25% su ulteriori prodotti cinesi, per un ammontare di 34 miliardi di dollari, quali auto, dischi e componenti di aerei. La Cina controbatte con dazi di egual misura su prodotti agricoli, automobili e prodotti navali statunitensi. Tra agosto e settembre si susseguono gli annunci di tariffe aggiuntive da parte delle due potenze.
Una prima tregua arriva il primo dicembre. Cina e Stati Uniti decidono la sospensione di 90 giorni dei dazi aggiuntivi, in più Pechino si impegna ad acquistare una quantità notevole di beni americani.
Durante l’anno successivo Trump pone fine alla tregua e fa scattare i dazi su 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi. Ma non finisce qui. A maggio, il tycoon impedisce alle aziende americane di utilizzare apparecchiature di telecomunicazione straniere ritenute pericolose per la sicurezza nazionale. Questa decisione colpisce la società cinese Huawei. A questo divieto si aggiunge quello imposto dal Dipartimento del Commercio degli USA per le aziende americane di vendere o trasferire tecnologie statunitensi a Huawei.
A giugno, durante il G20 di Osaka, Trump e Xi Jinping raggiungono un nuovo accordo: Washington si impegna a non imporre nuovi dazi. I colloqui tra i negoziatori, iniziati a Shanghai a luglio, sarebbero dovuti proseguire a settembre, ma, ad agosto, gli Stati Uniti accusano la Cina di non rispettare gli accordi e impongono nuovi dazi. Ad agosto Pechino decide di trasformare la guerra commerciale in una guerra valutaria, permettendo allo yuan di scendere sotto le 7 unità rispetto al dollaro per la prima volta in 11 anni. Decisione che viene immediatamente contestata dal Presidente americano che accusa la Cina di agevolare in questo modo le sue esportazioni.
Tra settembre e dicembre il clima di tensione non si arresta, tanto che la Cina presenta una denuncia al WTO, l’Organizzazione Mondiale per il Commercio. Il 13 dicembre è stato annunciato l’accordo preliminare, sancito il 15 gennaio 2020 dalla firma di Trump e Liu He.