Trump, alla Camera si vota per l’impeachment

Comunque andrà, quella di oggi resterà una giornata storica per gli Stati Uniti.
È infatti iniziata alle ore 9 locali – 15 italiane – la discussione e la successiva votazione alla Camera per l’autorizzazione a procedere con l’impeachment del Presidente Donald Trump.
Due i capi di imputazione: abuso di potere e ostruzione al Congresso, relativamente alla vicenda Ukrainegate.

La seduta della Camera, a maggioranza democratica, si concluderà con la votazione favorevole all’inizio della procedura. Il programma di oggi prevede una lunga discussione in merito alle accuse in precedenza al voto. Difficile quindi pensare di poter avere un responso prima di questa notte.

Si tratta dell’ultimo step prima di iniziare il vero e proprio processo in Senato. Qui, l’esito della sentenza, stando ad oggi, appare scontato: Trump verrà assolto da ogni capo d’accusa. Con 53 senatori repubblicani e soltanto 47 democratici è quasi impensabile pensare ad un ribaltone. La data d’inizio è prevista per fine gennaio, mentre è impossibile sapere con certezza la durata del processo.

Quello che invece è certo è che il Senato sospenderà i lavori nel corso della procedura ma, a differenza di quanto chiesto dai democratici, i senatori repubblicani non intendono cercare nuove prove e testimonianze in merito alla questione mediante nuove interrogazioni.

La lettera di Trump a Pelosi e l’analisi del NYT

Aprendo la stragrande maggioranza delle testate online statunitensi questa mattina, una notizia comune campeggiava in prima pagina: la lettera indirizzata alla Speaker della Camera Nancy Pelosi, proveniente dalla Casa Bianca.

Il contenuto è diretto, a tratti semplicistico e fuorviante, in stile Trump: «questo impeachment altro non è che un abuso di potere anticostituzionale e senza precedenti da parte dei legislatori democratici». L’accusa, continua, «non include crimini, malefatti o illeciti». E poi, rivolgendosi direttamente alla Presidente della Camera, attacca: «ha sminuito l’importanza di una parola molto brutta, impeachment».

Pertanto, il New York Times ha deciso di pubblicare il testo integrale ed operare una vasta ed accurata operazione di fact checking, giudicandone le parti critiche. L’ampio contenuto della lettera, che dopo un incipit di dure critiche a Nancy Pelosi, si sposta sugli obiettivi raggiunti dall’attuale esecutivo e su più generali giudizi negativi agli ex rappresentanti democratici, ne esce drasticamente ridimensionato in termini di credibilità.

Dalle imprecisioni sui tempi di rilascio delle conversazioni telefoniche con il Presidente Zelensky, ai falsi reati imputati a Joe Biden in Ucraina, fino alle improprie rivendicazioni su una fantomatica – ma mai avutasi – riduzione dell’immigrazione illegale al confine meridionale del Paese.

Elezioni in vista

C’è però un’ulteriore considerazione da fare in merito alla faccenda. La lettera di Trump, più che una convinta difesa personale basata sul diritto, sembra un testo da comizio elettorale. Lo spietato screditamento dell’avversario – «Il vostro candidato ha perso le elezioni nel 2016, e lei e il suo partito non vi siete più ripresi da questa sconfitta» e il lungo elenco dei meriti attribuiti al proprio esecutivo, altro non sono che un antipasto della campagna elettorale in vista.

Questo, unito alla quasi certa assoluzione dall’impeachment, potrebbe portare fin da ora in vantaggio il tycoon in termini di possibili voti.
Infatti, se si aggiunge l’accordo commerciale con la Cina ancora più vicino e la mancanza di una vera leadership democratica, Trump è già un passo avanti per essere rieletto.

Francesco Puggioni

Marchigiano, 23 anni. Mi sono laureato in Scienze Politiche Sociali e Internazionali all’Alma Mater di Bologna, dove ho lasciato un pezzo di cuore. Ora a Milano, al Master in Giornalismo IULM. Coltivo da sempre le mie più grandi passioni: la scrittura e la musica. Collaboro con StartupItalia, scrivo per MasterX e per il sito multiTasca.

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