Google, nemmeno la modalità “incognito” ci salva dal tracciamento

Modalità incognito? No, Google vede tutto. Se pensavate di essere liberi, dall’occhio vigile del colosso tecnologico navigando nella modalità “Incognito”, vi sbagliavate. Dopo la chiusura di una causa, intentata nel 2020, non ci sono più dubbi: il tracciamento dei dati non si interrompe mai.

La causa

Dopo 4 anni, la causa mossa da una class action contro Google sembra essere arrivata al termine. E, seppur non si conoscano i dettagli del patteggiamento, si vocifera di 5 miliardi di dollari di risarcimento. Una cifra astronomica, ma per una giusta causa. L’accusa contro Google? Violazione delle leggi sulla privacy. Nello specifico, secondo gli utenti, anche utilizzando la modalità di navigazione in incognito, il motore di ricerca continuava a tracciare e raccogliere i dati di navigazione.

In principio, l’azienda ha tentato di far archiviare la causa facendo appello a quell’avviso che viene mostrato quando viene attivata la modalità di navigazione privata di Chrome. Tra le altre cose, infatti, ci sarebbe scritto che “l’attività dell’utente potrebbe essere ancora visibile ai siti web”. Ma secondo gli utenti e la giudice Yvonne Gonzalez Rogers, questo avviso sarebbe liberamente poco chiaro. “Poiché Google non ha mai detto esplicitamente agli utenti che traccia la loro attività nella modalità privata, la Corte non può ritenere che gli utenti abbiano esplicitamente acconsentito alla raccolta dei dati in questione”.

Il cambio di avviso su Canary

Non una chiara ammissione di colpe da parte di Google, ma come sappiamo: “Un gesto vale più di mille parole”. E, infatti, da qualche giorno il disclaimer che appare quando si apre la pagina di navigazione in incognito su Canary (il canale sperimentale di Chrome) è cambiato nella dicitura: “Potrai navigare in modo più privato. Ciò non modificherà il modo in cui i dati vengono raccolti dai siti web visitati e dai servizi che utilizzano”. Una specifica importante, che, molto probabilmente, verrà applicata anche all’avviso che viene mostrato sul browser Chrome ufficiale.

La class action, quindi, sembrerebbe aver dato i suoi frutti. E da oggi in poi, se navigherete in modalità privata, fate attenzione. Perché, parafrasando ciò che ha scritto George Orwell: “Google is watching you”.

Vittoria Giulia Fassola

Classe 2001. Ligure e anche un po' francese. Laureata in International Relations and Global Affairs, all'Università Cattolica di Milano. Mi interesso di politica estera e di tutto ciò che penso valga la pena di raccontare. Il mio obiettivo? Diventare giornalista televisiva.

No Comments Yet

Leave a Reply