Con l’assegnazione a Riyad di Expo 2030, il mondo arabo conquista un altro palcoscenico internazionale. A soli dieci anni dall’edizione di Dubai – otto se si considerano i ritardi causati dalla pandemia – un altro Paese del Medio Oriente ospiterà l’Esposizione Universale. Una mossa che rientra in una strategia di soft power: non solo cultura, infatti, ma anche sport e attivismo politico, economico ed ecologico per tessere relazioni con l’Occidente e acquisire un ruolo di primo piano a livello mondiale.
I Mondiali in Qatar
La manifestazione che più di tutte ha acceso i riflettori sul mondo arabo sono i Mondiali di calcio organizzati in Qatar lo scorso anno, a cui non sono mancate le polemiche.
Uno degli aspetti più controversi riguarda il processo di assegnazione da parte del Comitato Esecutivo Fifa. Nel 2010, Sepp Blatter, l’allora presidente della Fifa, e Michel Platini, ex presidente Uefa, avevano un tacito accordo: i Mondiali 2022 si sarebbero dovuti svolgere negli Stati Uniti. Ma qualcosa è andato storto.
Il 23 novembre 2023, una settimana prima del voto per l’assegnazione, l’allora capo di Stato francese Nicolas Sarkozy e Platini si sono incontrati per un pranzo informale all’Eliseo. Ma una terza persona si è seduta al tavolo con loro: Tamin bin Hamad Al Thani, attuale emiro del Qatar. Da quel momento, la trattativa sportiva è diventata una negoziazione geopolitica. Secondo un’indagine, Sarkozy avrebbe sfruttato l’influenza dell’ex numero 10 bianconero per “scambiare” il Mondiale 2022 in Qatar con l’acquisto di armi francesi da parte dell’emirato.
Giocare la Coppa del Mondo nei Paesi arabi potrebbe diventare un’abitudine. Nel 2034, infatti, la competizione si svolgerà in Arabia Saudita.
La discesa in campo del mondo arabo
La trattativa Qatar-Fifa-Francia non si è limitata ai Mondiali. Nemmeno un anno dopo l’assegnazione, il Paris Saint-Germain è stato venduto a Nasser Al-Khelaïfi, presidente del fondo sovrano Qatar Investment Authority, per 64 milioni di euro. Il precedente proprietario, Sebastien Bazin, caro amico di Sarkozy, ne aveva inizialmente chiesti “solo” 32 milioni.
Non era la prima volta che una squadra di calcio europea passava in mane arabe. Nel 2007, Mansur bin Zayd Al Nahyan, imprenditore degli Emirati Arabi, ha acquistato il Manchester City. Rimanendo in Premier League, nel 2021 un consorzio dell’Arabia Saudita si è aggiudicato il Newcastle per 360 milioni di euro. Una vera e propria incursione nel calcio europeo, una delle più grandi vetrine sportive e culturali dell’Occidente.
Le Supercoppe “italo-saudite” e la campagna acquisti 2023
Cosa c’è di più italiano della Supercoppa, la competizione che vede sfidarsi la vincitrice della Serie A e della Coppa Italia? Negli ultimi anni, però, teatro di queste partite è stata la penisola araba. Dal 2014, cinque delle nove edizioni si sono svolte in Medio Oriente: due a Doha (Qatar), una a Gedda (Arabia Saudita) e due a Riyad (sempre in Arabia Saudita).
Ma la chiamata dal mondo arabo raggiunge anche i singoli fuoriclasse dei campionati europei. Tanto da rendere la Saudi Pro League, la massima serie calcistica saudita, una competizione d’alto livello. Prima il clamoroso trasferimento di Cristiano Ronaldo, acquistato dall’Al-Nassr grazie a un ingaggio di oltre 200 milioni di euro in tre anni. Poi la strepitosa campagna acquisti della scorsa estate: solo per citarne alcuni, Benzema, Neymar, Kante, Mané, Milinkovic Savic e Laporte. Anche allenatori del calibro di Roberto Mancini e Steven Gerrard, ex Aston Villa, hanno accettato la corte dei petrol-dollari.
COP28: una scelta obbligata
Nel 2021, Dubai è stata l’unica città a candidarsi per ospitare la COP28, il 28esimo meeting annuale della Conferenza delle Parti. Un convegno delle Nazioni Unite che dal 30 novembre al 12 dicembre 2023 riunisce oltre 200 Paesi per lottare «contro la pericolosa interferenza umana con il sistema climatico». Ma ci sono delle evidenti contraddizioni.
A partire dal fatto che gli Emirati Arabi sono il settimo maggiore produttore di petrolio al mondo. Secondo l’International Energy Agency, nel Paese si producono oltre 4 milioni di barili al giorno.
Conflitto d’interessi?
A scatenare la polemica è anche il duplice ruolo di Sultan Al Jaber, presidente della conferenza a capo della delegazione degli Emirati. Allo stesso tempo, è l’amministratore delegato della Adnoc (Abu Dhabi National Oil Company), l’azienda statale petrolifera del Paese. A questo si aggiunge la bufera dopo un suo audio rubato e diffuso da un gruppo di giornalisti investigativi. «Nessuna scienza dimostra che un’uscita dai combustibili fossili sia necessaria per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi sopra i livelli pre-industriali – ha dichiarato Al Jaber -. A meno che qualcuno non voglia riportare il mondo indietro all’era delle caverne». Già prima della COP28, scienziati e attivisti erano scettici sulla partecipazione di Al Jaber. «È come mettere il conte Dracula a capo della banca del sangue», affermavano.
After two tenures as the Special Envoy for Climate Change, HE Dr. Sultan Al Jaber will serve as the COP28 President-Designate.
➡️ HE Razan Al Mubarak, UN Climate Change High Level Champion
➡️ HE Shamma Al Mazrui, Youth Climate Championhttps://t.co/niER5Y7SBZ #COP28UAE pic.twitter.com/QahDgUfhjb
— Office Of The UAE Special Envoy For Climate Change (@uaeclimateenvoy) January 12, 2023
Dopo le polemiche scatenate dalle sue dichiarazioni, la replica è stata immediata. «Sono ingegnere, ho rispetto nella scienza», ha spiegato Al Jaber, mettendo in guardia su «confusione e cattive interpretazioni».
Expo 2020 Dubai
Rinviata a causa della pandemia, l’Expo 2020 si è svolta a Dubai dal 1° ottobre 2021 al 31 marzo 2022. Divisa in tre distretti, l’Esposizione Universale araba proponeva un’esperienza che dimostrasse “come l’umanità può vivere in armonia con la natura in un futuro altamente tecnologico”. Sfide legate all’ambiente, all’eco-sostenibilità e all’innovazione erano al centro di molti padiglioni. Per esempio, quello del Brasile, in cui i visitatori potevano immergersi nella Foresta Amazzonica per scoprirne la biodiversità.
Durante la settimana inaugurale di Expo 2020, gli Emirati Arabi hanno annunciato un piano d’investimento di 160 miliardi di dollari per produrre energia pulita e rinnovabile nei prossimi trent’anni. Un progetto che rientra nell’impegno per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Tra i promotori di quest’iniziativa spicca anche Al Jaber.