Riyad si aggiudica l’Expo 2030, battute Roma e Busan

Riyad Expo 2030

Con 119 voti favorevoli, Riyad si aggiudica l’organizzazione di Expo 2030. Una vittoria schiacciante per la capitale dell’Arabia Saudita: Busan e Roma, le altre due città ancora in lizza per ospitare la fiera, hanno ottenuto rispettivamente 29 e 17 voti.

Vittoria al primo turno: escluso il ballottaggio

I delegati degli Stati membri del Bureau International des Expositions (BIE), l’organizzazione intergovernativa che gestisce le esposizioni universali, si sono riuniti martedì 28 novembre al Palais des Congrès di Issy-les Moulineaux, alle porte di Parigi.

Il risultato della 173esima Assemblea generale ha scongiurato la possibilità di andare al ballottaggio nel caso in cui non fosse stata raggiunta la maggioranza dei due terzi. Dei 182 Paesi del BIE, a votare sono stati 165: per vincere al primo turno erano sufficienti 110 voti.

Sostenibilità e inclusione protagoniste a Riyad

L’esposizione nella capitale saudita, che presenta il tema “L’era del cambiamento: insieme per un futuro lungimirante, si terrà dall’ottobre 2030 al marzo 2031 e affiancherà “Saudi Vision 2030”. Il progetto, promosso dall’erede al trono Mohammed bin Salman, punta a diminuire la dipendenza del regno dal petrolio, diversificando l’economia con risvolti positivi in campo finanziario, sociale e culturale. Un piano di sviluppo per il quale sono stati già stanziati 12 miliardi di dollari.

 

Nell’ambito di Expo 2030, Riyad si concentrerà sulle innovazioni scientifiche e tecnologiche, con un occhio di riguardo per l’energia rinnovabile e l’azione globale per salvaguardare l’ambiente. Il sito della fiera coprirà un’area di 6 milioni di m2, con l’obiettivo di attirare 40 milioni di visitatori. Tra le iniziative per promuovere lo sviluppo sostenibile della città spicca la costruzione del King Salman Park. Questo spazio verde nel cuore di Riyad rappresenterà una vetrina importante in occasione dell’Esposizione Universale.

ONG per i diritti umani: «una copertura per le violazioni dell’Arabia Saudita»

L’esposizione sarà «una realtà per realizzare le promesse di opportunità, inclusività, accessibilità e sostenibilità», ha affermato il principe Faisal bin Farhan, ministro degli Esteri saudita, durante l’Assemblea generale. Parole che stridono con le preoccupazioni espresse da Duaa Dhainy, ricercatrice libanese dell’Organizzazione europea saudita per i diritti umani. L’ente è tra le dodici ONG che negli scorsi mesi avevano chiesto al BIE di escludere Riyad dalla corsa a Expo 2030. «Quest’esposizione internazionale – ha dichiarato Dhainy – fornisce all’Arabia Saudita una copertura per le sue violazioni, che spaziano dalle esecuzioni alla tortura, dalla repressione della libertà di espressione e della società civile al nascondere le storie delle vittime della tirannia saudita».

Roma al terzo posto: solo 17 voti

Terza dietro alla città sudcoreana di Busan, Roma ottiene soltanto 17 voti. “Persone e territori: rigenerazione, inclusione e innovazione” è il tema presentato dall’Italia per la sua candidatura. Secondo le stime del comitato, organizzare la fiera avrebbe portato 23,6 milioni di visitatori nella capitale, generando un valore economico di 50 miliardi di euro.

Roma avrebbe ospitato l’Esposizione Universale per la prima volta. L’edizione del 1942, per la quale era stato costruito il quartiere EUR, fu cancellata a causa della Seconda Guerra Mondiale.

Il sostegno alla candidatura italiana

Tra le personalità arrivate in Francia per sostenere la candidatura di Roma a Expo 2030 spiccano tre donne: l’attrice Sabrina Impacciatore, conosciuta a livello internazionale per la sua interpretazione nella serie tv The White Lotus, la campionessa paralimpica Bebe Vio e Trudie Styler, attrice britannica e ambasciatrice Unicef che con il marito Sting possiede una tenuta in Toscana da oltre vent’anni.

Anche il tennista italiano Jannik Sinner, neovincitore della Coppa Davis, ha appoggiato la candidatura di Roma in un video. «Io non rinuncio mai, qualunque sia il punteggio della partita», ha affermato l’altoatesino. «L’Italia incarna i valori dello sport, della società e dell’umanità. Al tennis si vince in due set. Questo è il numero che dovete votare oggi», ha concluso Sinner riferendosi al codice assegnato a Roma per la votazione.

Presente nella capitale francese anche il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, amareggiato per il verdetto. «I rapporti di forza economici hanno portato a un voto nettissimo», ha commentato il primo cittadino sottolineando il nuovo ruolo dei Paesi arabi nell’ospitare eventi internazionali. Tendenza che preoccupa Giampiero Massolo, presidente del Comitato promotore di Roma per Expo 2030, che ha parlato di «deriva mercantile»: «Oggi l’Expo, prima i mondiali di calcio, poi chissà le Olimpiadi. Non vorrei che si arrivasse alla compravendita dei seggi in consiglio di sicurezza».

I commenti dell’opposizione

Non si sono fatti attendere i commenti dell’opposizione dopo l’annuncio della sconfitta di Roma. «Un’occasione persa per Roma ma anche per Expo. Una candidatura nata male e sostenuta peggio. Che peccato», ha scritto in un tweet il leader di Azione Carlo Calenda.

Amaro in bocca anche per il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, che ha sottolineato la necessità di un cambiamento strutturale: «Il quadro tutela di Roma, anche dal punto di vista regolatorio, non è sufficiente. Va creato un regime speciale che le consenta di svolgere le funzioni di capitale d’Italia». Commenti critici arrivano anche da Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva. Con un messaggio sui social, il senatore ha definito la sconfitta di Roma una «figuraccia galattica sia di Gualtieri che di Meloni»: «Perdere ci sta. Ottenere solo 17 voti dimostra una irrilevanza che l’Italia non merita. I sovranisti non sono credibili a livello internazionale, ormai è chiaro a tutti».

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