Ecuador: ucciso il PM che indagava sull’attacco alla TV locale

La macchina usata dal noto narcotrafficante

Dieci giorni dopo l’evasione dal carcere La Regional di Guayaquil del noto narcotrafficante dell’Ecuador José Adolfo Macías Villamar, la criminalità organizzata ha mietuto un’altra vittima. Si tratta di César Suárez, il PM incaricato delle indagini sul caso dell’attentato narcos alla sede di TC Television. Era senza scorta.

Il narcotraffico rafforza la sua posizione

Il tutto è accaduto nella giornata di mercoledì 17 gennaio. Suárez è uscito di casa per dirigersi al dipartimento di Polizia Giudiziaria di Guayaquil, sede del suo ufficio. Ad attenderlo alla sua uscita dall’edificio diversi sicari a bordo di altri veicoli, tra cui un finto taxi. Hanno fatto fuoco, sparando circa venti colpi, dopo averlo intercettato su un viale nella zona nord della città.

Immediata la reazione del governo. È scattato il quarto blitz dell’esercito nel carcere regionale di Guayaquil con due arresti a carico di detenuti accusati di complicità. Poche ore dopo, le forze di sicurezza hanno annunciato altri due arresti riguardanti il clan dei Los Chone Killers, una delle 22 bande criminali operative nel Paese. Secondo le dichiarazioni del generale Victor Herrera, si tratta di due ipotetici passeggeri a bordo del finto taxi da cui sono partiti i colpi rivolti al magistrato.

César Suárez, il PM incaricato delle indagini sul caso dell'attentato e ucciso brutalmente
César Suárez, il PM incaricato delle indagini sul caso dell’attentato e ucciso brutalmente con venti colpi d’arma da fuoco
La scorta mancante e lo scontento della magistratura

In un’intervista concessa al quotidiano locale El Universo martedì 16 gennaio, Suárez ha dichiarato di non avere la scorta, anche dopo aver interrogato i 13 uomini coinvolti nell’attacco. I PM della regione del Guayas hanno richiesto più volte di essere protetti per poter svolgere le loro funzioni. Richieste che non sono mai state accolte.

Darwin Muñoz, collega e amico di Cesar Suárez, è stato il primo a non accogliere le condoglianze della procuratrice generale Diana Salazar sui social. Spesso Suárez era sotto i riflettori dei media locali per le sue inchieste su alcuni casi di corruzione. Uno di questi risaliva al 2020 e riguardava alcune incongruenze sui termini di pagamento per l’acquisto di dispositivi medici all’ospedale di Teodoro Maldonado Carbo.

«Non siamo tutelati, mi è stato notificato il trasferimento in un altro cantone a tre ore da casa mia. Tutto come ritorsione per aver detto al Procuratore che non accettavo le sue condoglianze». Questa la dichiarazione di un agente fiscale della provincia di Guayas. Il ministro della difesa Gian Carlo Loffredo e la ministra di Governo Mónica Palencia hanno affermato di rifiutare ogni forma di violenza come risposta al conflitto che si sta verificando nel paese.

Un Paese sempre più violento

L’assassinio del magistrato Suárez si aggiunge alla lista dei pubblici ministeri uccisi dalla criminalità organizzata, che nel 2023 ha mietuto sei vittime. Per lungo tempo considerato uno dei Paesi più pacifici del Sud America, l’Ecuador ha sperimentato un drastico aumento del tasso di omicidi negli ultimi cinque anni, raggiungendo un record di 7.878 omicidi l’anno scorso.

Un'immagine dal carcere in Ecuador
Un’immagine dal carcere La Regional di Guayaquil in Ecuador, da cui il narcotrafficante Villamar è evaso di recente

Questo incremento è stato innescato dall’insediamento di cartelli messicani e gruppi mafiosi stranieri nel Paese, trasformandolo in un nodo cruciale per le rotte della droga che collegano il Sudamerica ai mercati del Nord.

A cura di Giulia Spini

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