
Gli Stati Uniti hanno inviato una controproposta per l’accordo sui dazi con l’Unione Europea. Potrebbe slittare, però, l’entrata in vigore prevista per il 9 luglio, ha fatto sapere la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt. Anche se l’ultima parola spetta a Donald Trump. Mentre a Bruxelles le cancellerie si dividono sulle misure, il tycoon annuncia di aver raggiunto un’intesa sulle tariffe con la Cina e ne preannuncia un’altra con l’India.
I dazi sui prodotti europei
Secondo le indiscrezioni, la proposta americana confermerebbe il 10% asimmetrico, con tariffe superiori in misure varie su altri prodotti. È proprio questo punto uno dei nodi da sciogliere per arrivare all’accordo. Nelle ultime settimane, infatti, Maros Sefcovic, il Commissario Ue con delega al Commercio, aveva proposto un dazio lineare al 10%. Una soglia che per gli Stati Uniti va bene solo se “asimmetrica”, appunto.
Per asimmetria in questo caso di intende che l’ammontare della tassa sarebbe dovuta essere inferiore per l’Europa. Tradotto, Bruxelles non avrebbe dovuto coinvolgere il settore dei servizi, dove il saldo americano è positivo. Ma sui beni materiali, settore dove l’Unione esporta di più, il prezzo sarebbe più alto.
La proposta ha spaccato i 27. Da una parte, la Francia che spinge verso il rifiuto dell’accordo e apre a una possibile rottura. Dall’altra, la Germania – sostenuta anche dall’Italia- che, invece, punta a un’intesa rapida a ogni costo.
Per il Presidente francese Emmanuel Macron, il 10% può diventare ragionevole solo se accompagnato da una formula compensativa per le esportazioni europee. Questo perché, oltre alle già citate misure, la proposta americana contiene due clausole che spostano ancora di più l’ago della bilancia verso Washington: l’acquisto maggiorato di gas liquido e di armi prodotte negli Stati Uniti (elemento già previsto nell’accordo NATO sull’aumento al 5% del Pil per la spesa militare).
Opposta la visione del cancelliere tedesco Merz. Berlino spera di raggiungere un accordo commerciale nel più breve tempo possibile per poi concentrarsi su nuovi mercati con il decollo del Mercosur (Il mercato comune del Sud-America) e altri palcoscenici. Anche l’Italia spera che i punti d’attrito con Trump possano essere eliminati il prima possibile, magari accettando dei principi generali per poi andare nei dettagli successivamente. Sfruttando proprio la proroga ipotizzata dalla Casa Bianca.