Jo Nesbø, celebre scrittore di thriller norvegese, è stato ospite all’Università Iulm oggi, lunedì 10 dicembre. In occasione dell’ultimo atto del Noir in Festival, ha parlato non solo dei suoi libri – e in particolare della saga che ha come protagonista il tormentato detective Harry Hole – ma anche della sua passione per la musica e per Oslo.
L’autore, che tutt’oggi è il front man di una pop band norvegese, ha confermato l’importanza che la sfera musicale ha avuto nella sua formazione come scrittore. Nesbø ha infatti confessato che, agli albori della sua carriera, non intravedeva punti di contatto tra la scrittura di testi musicali e quella di opere letterarie: nel primo caso aveva poche righe a disposizione per riuscire a convogliare immagini, emozioni e sensazioni; nell’altro, al contrario, avrebbe dovuto esprimere i medesimi concetti attraverso centinaia di pagine. L’esperienza lo ha però portato a scoprire una forte similitudine tra questi due tipi di scrittura all’apparenza così diversi.
Nesbø ha parlato a lungo del suo personaggio più famoso: il detective che ha conquistato i lettori di tutto il mondo, il tenebroso Harry Hole. Per dar vita al poliziotto più abile di Oslo, l’autore ha tratto ispirazione da diversi topos letterari, in particolare dalla figura dell’hardboiled detective, il tipico protagonista del noir americano. «È inevitabile che i tratti di un autore si riflettano nei suoi personaggi, è ciò che li rende autentici – ha rivelato Jo Nesbø – ma non mi sento l’alter ego di Harry Hole. Più che come uno specchio che riflette la mia identità, lo vedo come un mezzo per esprimere il mio gusto riguardo la cultura popolare, un modo per arrivare dritto al cuore e alla testa dei miei lettori».
A chiusura dell’intervento, un commento anche sull’altra grande protagonista delle sue storie: la città di Oslo. «Quando un autore deve dipingere scenari a lui non familiari, il rischio è di perdersi nel descrivere minuziosamente i dettagli dell’ambientazione, trascurando la caratterizzazione dei personaggi» afferma Nesbø. «Mi è capitato con Sidney, nella mia prima opera, o con Bangkok nella seconda. Quando torno a parlare di Oslo questo non accade, non c’è questo pericolo, perché sia io che i miei lettori conosciamo a fondo la città».
(i.c., m.s.)