Coronavirus, registrati i primi 36 casi in Antartide

Il Covid è arrivato anche in Antartide, l’unico continente che non era stato ancora investito dalla pandemia. I primi casi sono stati registrati nella base di ricerca cilena General Bernardo O’Higgins. Si tratta di 26 componenti dell’esercito e 10 addetti alla manutenzione. Contagiati, inoltre, anche 3 persone facenti parte dell’equipaggio della nave inviata a prestare sostegno.

I membri risultati positivi al tampone sono stati trasferiti a Punta Arenas, la città cilena dove partono le spedizioni biologiche internazionali per la penisola antartica. I contagiati sono attualmente in isolamento e le loro condizioni di salute sono buone.

Secondo quanto riportato dall’Australian Broadcasting Corporation Abc, il principale network televisivo australiano, il rilevamento del coronavirus in Antartide avrà una serie di implicazioni per il continente dei ghiacci perenni.

Per Hanne Nielsen, docente dell’Università della Tasmania, e parte di un progetto che esamina l’impatto dell’annullamento della stagione turistica antartica, «la natura remota dell’Antartide aumenta i rischi per la salute, indi per cui l’accesso all’Antartide potrebbe essere limitato per periodi più lunghi». In aggiunta, «la presenza del virus ha implicazioni anche per la fauna locale, con la minaccia della trasmissione del Sars-Cov-2 dagli esseri umani ad altre specie».

Durante la diffusione della prima ondata pandemica, i ricercatori sono rimasti al sicuro, isolati nelle loro basi. Ora, con la fine dell’inverno australe, e con l’arrivo di nuovi ricercatori nelle basi, il virus ha avuto condizioni favorevoli per diffondersi anche in uno dei luoghi più remoti della terra.

L’Antartide è il continente più freddo e isolato del Pianeta. Collocato nell’emisfero australe, e opposto all’Artide occupa la calotta polare antartica per circa 13,1 milioni di km2 (più 75.600 km2 di isole adiacenti). Il 98 per cento del suo territorio è completamente coperto dai ghiacci. In seguito al Trattato antartico, l’accordo stipulato a Washington il 1 dicembre del 1959, la comunità internazionale si è impegnata a limitare l’utilizzo di questi territori per attività esclusivamente pacifiche, per scopi scientifici e di scambio di informazioni. Attualmente non possono essere sollevate nuove rivendicazioni territoriali.

Rino Terracciano

giornalista praticante e curatore d'arte. Scrive per Masterx-IULM. Ha lavorato e collaborato con Accademie e Istituzioni museali come Académie de France à Rome, Accademia di Francia in Roma, Villa Medici; Museo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese, Museo Archivio Laboratorio per le Arti Contemporanee Hermann Nitsch, Napoli.

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