Strage di Piazza della Loggia: la condanna dopo cinquant’anni

Il 28 maggio 1974, a Brescia, in Piazza della Loggia, centinaia di persone si radunano per partecipare alla manifestazione contro il terrorismo nero, organizzata dal Comitato Antifascista. Quel mattino piove su Brescia, e molti si rifugiano sotto il porticato della piazza. Proprio sotto quel porticato si trova un cestino della spazzatura contenente un chilogrammo di esplosivo. Alle 10:12, l’ordigno esplode, causando otto morti e oltre 100 feriti.
Cinquantuno anni dopo, il 3 aprile 2025, Marco Toffaloni viene identificato come l’uomo che ha posizionato l’esplosivo in quel cestino.

La condanna

Il Tribunale dei Minori ha condannato a 30 anni, il massimo della pena per i minori, Marco Toffaloni, veronese, oggi cittadino svizzero 67enne sotto il nome di Franco Maria Muller. Aveva 16 anni quando militava tra le fila di Ordine Nuovo, movimento di estrema destra. In aula, dove Toffaloni non si è mai presentato, hanno pesato le dichiarazioni di Gianpaolo Stimamiglio, ex esponente del Centro Studi Ordine Nuovo. Toffaloni gli avrebbe confidato: «A Brescia gh’ero mi». E poi le foto in cui, fra i volti sconvolti dal dolore e la paura, appare anche il suo.

Marco Toffaloni sul luogo della strage il 28 maggio 1974
Il problema dell’estradizione

Caty Bressanelli, la pm che ha portato avanti le indagini con Silvio Bonfigli (prima procuratore generale di Brescia, ora a Cremona), aveva chiesto 30 anni di reclusione. La difesa invece richiedeva l’assoluzione, perché il fatto non sussiste e per “immaturità”, poiché all’epoca dei fatti Toffaloni era minorenne. Nonostante la decisione del Tribunale dei Minorenni di Brescia di condannarlo in contumacia in quanto esecutore materiale della strage, la condanna potrebbe restare solo sulla carta. Infatti, secondo la legge elvetica il reato è prescritto, cioè è scaduto il tempo previsto per il perseguimento penale dell’autore del reato. La Svizzera ha già chiarito che non concederà l’estradizione neanche in caso di condanna definitiva. Toffaloni dal canto suo si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Sergio Mattarella alla commemorazione per i 50 anni dalla strage
Un processo lungo 50 anni

Sono 17 i processi svolti negli anni, più i due in corso. Nel 2017 erano stati condannati in via definitiva dalla Corte di cassazione i mandanti della strage: Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte. In parallelo al processo contro Toffaloni il Tribunale di Brescia sta portando avanti quello contro Roberto Zorzi, ora residente negli Stati Uniti e 20enne membro di Ordine Nuovo nel 1974. «Questa condanna certifica che tutti sapevano prima. Mi lascia attonito che abbiamo dovuto aspettare 50 anni. Quello che emerge è un quadro complessivo in cui le “coperture” erano il dovere assoluto», è il commento di Manlio Milani, presidente della Casa della Memoria, che quel giorno in piazza perse la moglie e che da 50 anni persegue la giustizia e la verità.

Laura Castelletti, sindaca di Brescia, accoglie e commenta la sentenza richiedendo che venga attuata: «La strage di Piazza Loggia ha avuto una matrice neofascista ed eversiva. La sentenza che vede Marco Toffaloni condannato a trent’anni di carcere rappresenta non solo un punto di arrivo di un lungo percorso giudiziario, ma anche un momento significativo nella nostra continua e incessante ricerca di giustizia e verità. Noi bresciani, nonostante il passare degli anni, non abbiamo mai dimenticato».

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