Lo scontro tra Stellantis e Italia entra nel vivo. La holding presieduta da John Elkann ha annunciato ai sindacati un nuovo stop per l’impianto di Mirafiori. Il blocco delle linee produttive dal 12 febbraio al 3 marzo è stato esteso con altre 4 settimane di cassa integrazione sulle linee Maserati e 500 elettrica. La notizia arriva in seguito alle indiscrezioni sulla possibile fusione con Renault e alle dichiarazioni di Carlos Tavares, Ad di Stellantis, rilasciate all’agenzia Bloomberg. L’amministratore delegato aveva criticato il governo italiano, reo di non aver implementato sussidi adatti per sostenere la produzione di veicoli elettrici, sottolineando il rischio per gli impianti di Mirafiori e Pomigliano.
Lo stop e i posti di lavoro a rischio
Sono lontani i tempi in cui Mirafiori era il fiore all’occhiello di FCA. Il nuovo stop alla produzione è l’ennesima conferma di un impianto produttivo che fatica a ripartire. Nel dettaglio, il blocco prevede la riduzione da due a un turno per la produzione della 500 elettrica. Lo stabilimento assemblerà 215 veicoli al giorno, pari a circa la metà delle vetture costruite giornalmente nel 2023. Gli effetti sul bilancio 2024 saranno drammatici e si dovrebbero concretizzare in circa 50 mila auto. Una riduzione di 20mila unità rispetto al 2023 e un quarto di quanto Mirafiori dovrebbe produrne per essere sostenibile. Ad aggravare la situazione anche il rinvio alla produzione della Berlina Maserati, lo stop di Quattroporte e Ghibli e, probabilmente, anche del modello Levante dal secondo trimestre 2024.
Ora, per i 2.260 lavoratori delle carrozzerie, divisi in 1.251 per la linea 500 elettrica e 1.009 per la linea Maserati, si profilano settimane dure. Gli operai in cassa zero, ovvero che non presteranno alcuna prestazione, sono 350. Mentre i restanti saranno destinati all’Hub di Economia Circolare. I sindacati stanno però lavorando per una soluzione più «morbida». Luigi Paone, segretario generale Uilm Torino, e Gianluca Rindone, coordinatore delle carrozzerie per la Uilm, hanno dichiarato che cercheranno di ottenere una «cassa integrazione a rotazione per tutelare il più possibile il reddito dei lavoratori».
Una risposta che tutelerà gli operai, ma che al tempo stesso non rappresenta una soluzione nel lungo periodo. Come sostenuto da Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim Cisl, «è necessario chiedere a Carlos Tavares un nuovo modello di largo consumo da affiancare alla 500 elettrica e di anticipare i lanci produttivi dei modelli Maserati».
Lo scontro con il governo
Rimane alta la tensione con il governo italiano. «Con tutto quello che è costata agli italiani l’ex Fiat, l’attuale Stellantis è l’ultima che può imporre, disporre o minacciare», ha dichiarato Matteo Salvini. L’accusa del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti si riferisce a un’opinione largamente condivisa nella maggioranza. Ovvero che gli incentivi statali al gruppo automobilistico siano stati usati senza un ritorno per l’Italia. Anzi, il gruppo si è allontanato da Roma, spostando la sede legale ad Amsterdam, quella fiscale a Londra e quotandosi a New York e Parigi, oltre che Milano.
Nel frattempo, il presidente di Stellantis ha negato una possibile fusione con Renault. Elkann ha dichiarato che non esiste nessun piano e che la strategia del gruppo è di «rafforzare la sua attività in ogni mercato dove è presente, inclusa l’Italia». Nessun commento invece dal gruppo Renault, che si dichiara all’oscuro da qualsiasi informazione su una possibile fusione.