Stellantis, la Francia vuole il matrimonio con Renault

Aumentano le voci su un possibile avvicinamento tra Renault e Stellantis. Il governo francese, azionista di entrambe le holding, avrebbe messo nel mirino le nozze tra i due colossi dell’automotive per rafforzare l’industria nazionale in chiave anti-cinese. Il recente dominio di Pechino nel settore dell’elettrico non è passato inosservato e Parigi non vuole perdere terreno. Con buona pace della produzione italiana, che rischia di finire ancora più ai margini.

Un polo europeo a trazione francese

Un’anticipazione di questi rumours poteva già essere rintracciata nell’intervista rilasciata la scorsa settimana da Carlos Tavares, Ad di Stellantis, all’agenzia Bloomberg. Il manager aveva sottolineato la necessita dell’industria automobilistica europea di aggiornarsi e consolidarsi. Il tutto per far fronte all’«ampiezza dell’offensiva cinese», in grado di vendere i veicoli elettrici allo stesso prezzo dei veicoli tradizionali. Per Tavares, in futuro, chi non sarà in grado di produrre Bev – Battery Electric Vehicle – a un prezzo competitivo si troverà in un «problema esistenziale». Ecco allora che operazioni di fusione e acquisizione (M&A), condivisione di tecnologie e accordi industriali diventano uno scenario probabile e, a tratti, indispensabile per l’automotive europeo.

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L’Ad di Stellantis Carlos Tavares e l’Ad di Renault Luca de Meo

Nonostante Tavares non abbia esplicitato la volontà di unirsi con Renault, la casa francese sarebbe un’opzione più che valida. L’Ad ha detto di «seguire con interesse» le mosse dei rivali, sottolineando però la sua perplessità sulla dimensione del gruppo e sulla scelta del Ceo italiano Luca de Meo di dividere in due divisioni le attività. La strategia di Renault ha infatti privilegiato la creazione di Horse, divisione destinata ai motori termici, e di Ampere, designata per la costruzione dei motori elettrici. Intanto, Renault ha recentemente annullato la quotazione in borsa di Ampere. Con Tavares che osserva interessato.

Per ora però, l’idea di un grande polo europeo a trazione francese resta solamente una speculazione. Un’ipotesi che senza dubbio affascina e, al tempo stesso, interroga gli addetti ai lavori. Ma che non ha ancora ricevuto conferme pubbliche dei due colossi.

L’Italia sempre più marginale

Se l’intervista di Tavares a Bloomberg aveva suscitato polemiche e scontri politici, le voci di un possibile grande polo europeo a trazione francese alimentano il malcontento italiano. Prima, le accuse contro il governo, reo di non finanziare in maniera adeguata la produzione di veicoli elettrici. Poi, l’avviso sul rischio degli impianti di Mirafiori e Pomigliano, con i loro migliaia di posti di lavoro in bilico proprio per le politiche lasche di Palazzo Chigi. Ora,  la possibilità di un ingresso di Renault nel gruppo, con Roma che rischierebbe di contare sempre meno e i rischi per i 43 mila dipendenti dell’ex Fiat-Chrysler nel Paese.

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L’Ad di Stellantis Carlos Tavares e il Presidente John Elkann

La creazione di un possibile nuovo colosso si concretizzerebbe in più di 7 milioni di veicoli e circa 200 miliardi di fatturato annuale. I marchi totali diventerebbero 17, 14 di Stellantis e 3 di Renault. Si troverebbero a convivere brand come Fiat, Maserati e Lancia accanto a Dacia, Renault e Alpine con possibili ridefinizioni produttive. Per quanto riguarda gli equilibri azionari, la Francia, che detiene il 6,4% di Stellantis e il 15% di Renault, nel caso di un’acquisizione arriverebbe a detenere circa il 10% della holding. Sommando la quota a quella degli azionisti Peugeot (7,1%), gli azionisti francesi potrebbero superare Exor e John Elkann che ora sono primi con il 14,9%.

Le dinamiche finanziarie per ora sono solo fanta-economia. Di sicuro però, il cambiamento più grande sarebbe la trazione francese. Dalla componentistica all’assemblaggio, Parigi sarebbe il motore del gruppo con oltre 80mila dipendenti, il doppio di quelli italiani.

Ettore Saladini

Laureato in Relazioni Internazionali e Sicurezza alla LUISS di Roma con un semestre in Israele alla Reichman University (Tel Aviv). Mi interesso di politica internazionale, terrorismo, politica interna e cultura. Nel mio Gotha ci sono gli Strokes, Calcutta, Martin Eden, Tondelli, Moshe Dayan, Jung e Wes Anderson. In futuro mi vedo come giornalista televisivo.

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