Scontro Stellantis-governo, impianti italiani a rischio

Si infiamma lo scontro tra governo e Stellantis. L’Amministratore delegato Carlos Tavares ha lanciato una nuova provocazione alla maggioranza in un’intervista all’agenzia Bloomberg. Secondo il manager, l’Italia, invece di attaccare Stellantis perché produce meno nello Stivale, dovrebbe proteggere meglio i suoi posti di lavoro nel settore automobilistico. A partire dai sussidi per la costruzione dei veicoli elettrici, senza i quali molti degli impianti italiani sono a rischio.

L’amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares

Lo scontro

Alle parole dell’Ad di Stellantis ha risposto il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: «Se lui pensa che dobbiamo fare come la Francia, che ha aumentato il suo capitale sociale nell’azionariato di Stellantis, ce lo chieda. Di una partecipazione attiva possiamo sempre parlarne».

Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso

La risposta è arrivata nel giorno della presentazione del nuovo piano di incentivi statali per i veicoli. L’ultima novità di Palazzo Chigi prevede lo stanziamento di 940 milioni di euro per finanziare chi vorrà sostituire la propria auto con un nuovo modello più ecologico. Un sussidio volto a rafforzare sostenibilità ambientale, sociale e produttiva. È proprio però quest’ultimo punto il tasto dolente. Stellantis non ritiene che l’Italia stia facendo abbastanza e, con il mercato dell’elettrico recentemente conquistato dalla Cina, mandare avanti la produzione con politiche simili sarebbe nocivo per l’azienda.

La risposta di Urso, dunque, secondo molti analisti sarebbe unicamente una provocazione. Il ministro ha sottolineato un punto che già in passato ha creato attriti tra Italia e Stellantis. Ovvero la detenzione di Parigi, con la banca pubblica Bpi, del 6,1% delle quote della multinazionale presieduta da John Elkann, che con il gruppo Exor detiene la quota di maggioranza (14,6%).  Ma non ha effettivamente proposto incentivi alla produzione in Italia. Anzi, la partecipazione era stata già esclusa da John Elkann lo scorso giugno: «Gli stati entrano nelle imprese quando vanno male e Stellantis va molto bene». Sottolineando come la presenza francese risalga all’intervento di supporto di Parigi nei confronti di Peugeot, precedente alla fusione tra Fca e Psa.

Pomigliano e Mirafiori: gli stabilimenti a rischio

Il 2023 di Stellantis in Italia si è concluso con 751.384 modelli prodotti, pari a un aumento del 9,6% rispetto al 2022. Il risultato è però lontano dal milione di modelli auspicati dal governo e raggiunti l’ultima volta nel 2017.

Insieme ai livelli di produzione, sono calati anche i dipendenti. Nel 2021, anno della fusione tra Fca e Psa, in Italia c’erano 51.300 operai, diminuiti oggi a 42.700. Un ridimensionamento enorme se paragonato con il bilancio del 2004, anno di esordio di Marchionne come Ceo, in cui erano 71.329 gli assunti italiani.

I posti sembrano destinati a calare ulteriormente. Come sostenuto da Carlos Tavares, tra gli impianti che rischiano più tagli c’è quello di Mirafiori, ex fiore all’occhiello italiano grazie alla produzione della 500 elettrica che ha recentemente subito un calo della produzione a causa della mancanza di incentivi. L’altro impianto indicato dall’Ad è quello di Pomigliano, a corto di progetti di produzione di veicoli elettrici.

L’impianto di Mirafiori

La diminuzione della produzione preoccupa i sindacati, che temono nuove chiusure. Come dichiarato da Edi Lazzi, segretario generale della Fiom-Cgil di Torino, gli incentivi proposti  «non sono in grado di risolvere i problemi strutturali che sono legati alle prospettive produttive degli stabilimenti italiani».

Ettore Saladini

Laureato in Relazioni Internazionali e Sicurezza alla LUISS di Roma con un semestre in Israele alla Reichman University (Tel Aviv). Mi interesso di politica internazionale, terrorismo, politica interna e cultura. Nel mio Gotha ci sono gli Strokes, Calcutta, Martin Eden, Tondelli, Moshe Dayan, Jung e Wes Anderson. In futuro mi vedo come giornalista televisivo.

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