Decreto crescita, la Lega Serie A chiede al Governo lo stop dell’abolizione

Manca sempre meno all’approvazione della legge di bilancio 2024. E il decreto crescita continua a tenere banco tra le fila del Parlamento, facendo tremare tutto il nostro calcio. Allo studio delle Camere ci sarebbe infatti l’abolizione del beneficio fiscale, che nelle ultime stagioni ha permesso ai club italiani di investire su calciatori provenienti dall’estero. Un passo indietro che peserebbe moltissimo sui bilanci delle società della Serie A e che metterebbe a rischio tante operazioni in entrata sul mercato. Oltre che le trattative per i rinnovi di contratto.

Il decreto crescita

Il decreto crescita è un decreto legge pubblicato il 30 aprile 2019 che prevede misure finalizzate alla ripresa della crescita economica e degli investimenti in Italia. L’articolo numero 5, denominato “Rientro dei cervelli“, doveva favorire l’arrivo in Italia di lavoratori residenti all’estero attraverso l’istituzione di un regime fiscale agevolato attivato a partire dal 1 gennaio 2020.

La misura ha portato la tassazione sul reddito dal 45% a circa il 25% per i lavoratori che non sono stati residenti in Italia nei due anni precedenti. E che si sono impegnati a farlo per i due successivi. In caso di permanenza in Italia inferiore ai due anni, il beneficio fiscale decadrebbe con conseguente ritorno della tassazione al 45% su tutto il pregresso.

Sostegno al Calciomercato

Con l’adozione del decreto crescita, il vantaggio per i club italiani è stato evidente. Facciamo qualche esempio. Senza l’agevolazione fiscale, un ingaggio da 10 milioni lordi corrisponderebbe a 5.5 milioni netti. Al contrario, sarebbe pari a circa 7.5 milioni netti.

L’attaccante dell’Inter Marcus Thuram, arrivato grazie alle agevolazioni del decreto crescita

La normativa sopra citata ha reso le società italiane più competitive nel calciomercato internazionale. Proprio grazie alla possibilità di offrire ingaggi netti più alti rispetto al passato, a parità di ingaggio lordo.

Una catastrofe annunciata?

Secondo quanto trapela dal Governo, l’abolizione del decreto crescita riguarderebbe soltanto i contratti futuri. E non inciderebbe sui benefici fiscali pregressi. Dettaglio che non peserebbe quindi sugli investimenti fatti finora dalle squadre. Ma che potrebbe compromettere i rinnovi dei giocatori in scadenza nel 2024

Le più importanti istituzioni del nostro campionato stanno già correndo ai ripari. “Oggi il tema è stato ampiamente discusso e all’unanimità i club hanno confermato la loro contrarietà verso l’abolizione di questo beneficio – ha spiegato Lorenzo Casini, presidente della Lega Serie A – Si è deciso di predisporre un documento sintetico che mostri i danni di questa abolizione e come toglierlo possa sfavorire proprio i giovani. Lo invieremo con uno spirito collaborativo, non di contrasto”.

Andrea Carrabino

Braidese per nascita, milanese per scelta. Laureato prima in Scienze Politiche e poi in Scienze del Governo. Amo la politica, ma non la vivrei. Juventino sfegatato e amante delle serie tv e del cinema. Toglietemi tutto, ma non The Office

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