Il costo delle sigarette aumenterà di 20 centesimi a partire dal 15 febbraio 2023. Lo ha stabilito il governo Meloni, come previsto dal comma 122 dell’articolo 1, legge 29 dicembre 2022. Coinvolti anche i sigari, i tabacchi da fiuto, da mastico, da pipa e da inalazione.
Si tratta del secondo aumento per i tabacchi inserito nella Manovra di Bilancio per il 2023. L’altro riguarderà un incremento di 40 centesimi sul prezzo del trinciato.
L’annuncio di FIT
La Federazione italiana dei tabaccai (FIT) ha pubblicato un annuncio sul sito. «Si comunica che i prodotti riportati nel listino, già pubblicato sul sito internet dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, subiranno una modifica tariffaria che entrerà in vigore dal 15 febbraio 2023».
L’aumento coinvolgerà 434 pacchetti, diversi per caratteristiche. «Circa un terzo del listino – ha chiarito i, presidente della FIT Mario Antonelli – a seguire le altre, decideranno le aziende. In che tempi? Non lo sappiamo. Immagino nell’arco di qualche settimana si allineeranno tutti sull’aumento delle accise».
Per il momento Chesterfield, Philip Morris, Winston, Camel e Marlboro (ma non tutte) sono tra le marche più famose coinvolte dagli aumenti.
Accise e Aggio, chi e quanto guadagna
Il costo di produzione delle sigarette si aggira tra i 0,10 e i 0,15 centesimi per un pacchetto da venti. Come si arriva allora ai 5 o 6€ per un pacchetto? L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli negli anni ha stabilito delle accise standard al kilogrammo che si aggirano intorno al 51% del prezzo totale di una sigaretta. A questo va aggiunta l’IVA al 22% sui tabacchi lavorati. Se immaginiamo una confezione da venti che costi 5€, al venditore per legge va il 10% del prezzo al pubblico: 0,50 centesimi. Lo Stato grazie a questi aumenti da oggi incasserà circa 3,95€ per ogni pacchetto da 5€. Al produttore andrà la restante parte, circa 0,55 centesimi.
Gli italiani e il fumo
Nel rapporto ISTAT 2021 sui fattori di rischio per la salute il 19% della popolazione dai 14 anni in su dichiara di essere fumatore. Il 24% conferma di aver fumato in passato, mentre il 55,7% non ha mai fumato una sigaretta.
Secondo il Ministero della Salute nel nostro Paese «si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93.000 morti (il 20,6% del totale di tutte le morti tra gli uomini e il 7,9% del totale di tutte le morti tra le donne) con costi diretti e indiretti pari a oltre 26 miliardi di euro». E il mercato delle sigarette genera un’economia del valore di 20 miliardi annui. Rispetto ai tumori, il tabacco è il fattore di rischio con maggiore impatto. Alle conseguenze del fumo in questo caso sono riconducibili almeno 43.000 decessi annui.
Le sigarette elettroniche
Una ricerca del 2022 pubblicata dalla National Library of Medicine ha analizzato i rischi correlati all’utilizzo di sigarette elettroniche. Il cosiddetto “svapo”, molto popolare da giovani e adolescenti, sarebbe direttamente collegato al rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.
I danni del consumo di sigarette elettroniche per il corpo umano, secondo la ricerca, riguardano:
- un aumento dell’iperlipidemia, ovvero della quantità di grassi nel sangue;
- danni al sistema simpatico, la zona del cervello che controlla il movimento e le funzioni corporee;
- la disfunzione endoteliale, un’anomalia che riveste e ottura vasi venosi e arteriosi;
- danni al DNA e l’attivazione dei macrofagi, ovvero di cellule che divorano le cellule infette come quelle sane;
- stress ossidativo e infiammazione sono riconducibili a molti danni cardiovascolari indotti dall’esposizione alla sigaretta elettronica.
Nel 2021 l’ISTAT ha calcolato che i consumatori di sigarette elettroniche erano quasi un milione e mezzo, con un aumento del 100% rispetto a sei anni prima.