Il “Caro Natale” a Milano

Rincari” è il vero tormentone del 2022. Quest’anno ad ogni festività si è parlato di questo: Pasqua, ferie estive, Commemorazione dei defunti e, inevitabilmente, anche a Natale. Gli aumenti colpiscono tutto, dagli addobbi ai regali passando per i dolci.
Quelli tipici del periodo natalizio quest’anno saranno un po’ “salati”. Infatti, a Milano, i panettoni industriali fanno registrare una crescita media del prezzo al chilo del 38%, mentre quelli di pasticceria del 7% (dati di Maiora Solutions, società di consulenza specializzata nella revisione dei prezzi per aziende di ogni settore). Esiste però una pasticceria che fa eccezione: Pavè.

La «scelta simbolica» di Pavè

«Abbiamo voluto non toccare il prezzo del panettone classico come una scelta puramente simbolica». Queste le parole di Luca Scanni, uno dei tre fondatori della Pasticceria Pavè di Milano, l’unica della città a non aver aumentato il costo rispetto allo scorso anno. «Volevamo dare un segnale. Con tutto il rincaro che c’è stato al di fuori delle festività, ci piaceva l’idea che un prodotto legato alla tradizione della nostra città potesse non subire il trattamento che tutti gli altri prodotti avevano subito». Una scelta apprezzata dai consumatori, soprattutto da quelli più attenti al prezzo. Il panettone tradizionale da 1kg di Pavè costa infatti 38€, esattamente nella media per questo tipo di prodotto nella città di Milano già l’anno scorso. Una decisione che ha permesso alla pasticceria di mantenere stabili i livelli di vendita, nonostante una generale flessione del mercato, dove questo dolce registra un calo del 15-20% rispetto al 2021.

In ogni caso, data l’inflazione, l’attività ha dovuto adeguarsi in qualche modo alla situazione. La scelta è stata quella di confinare i rincari alla pasticceria tradizionale e di anticiparli al periodo prenatalizio. «Per abituare la clientela al cambiamento abbiamo alzato i prezzi già in autunno. In questo modo volevamo raccontare e far capire meglio la nostra particolare situazione». Quello della pasticceria infatti è uno dei settori più colpiti dall’inflazione. Oltre a materie prime e energia, ha dovuto far fronte a costi più alti anche per logistica e packaging.

Il panettone di Pavè
I panettoni industriali

Aumenti che si fanno sentire di più nel mondo della grande distribuzione, che si colloca comunque su una fascia di prezzo decisamente più bassa rispetto ai prodotti artigianali. Altroconsumo, organizzazione che mira a tutelare e informare i consumatori, ha fotografato la situazione dei panettoni industriali, analizzando ben 11 marchi. Se l’anno scorso erano 7 i dolci ad avere un prezzo medio al chilo inferiore ai 5€, nel 2022 è solo uno. Quello a marchio Esselunga costa 4,99€ al chilo, prezzo aumentato di circa un terzo rispetto a due anni fa. Il più costoso di questa categoria è quello Vergani: 14,99€/Kg. È però il panettone a marchio Carrefour a far registrare l’incremento di prezzo maggiore. Dal 2020 ad oggi, costa 2,13€ in più, cifra che corrisponde ad un aumento del 63%.
L’inflazione registrata a Milano per i panettoni risulta in linea con la media nazionale. Per un mercato che, considerando anche i pandori, vale circa 700 milioni di euro annui (con quasi 100.000 tonnellate di dolci natalizi prodotti), i rincari potrebbero costare complessivamente 260 milioni di euro.

A dirlo sono le ultime stime del Codacons, il coordinamento delle associazioni per la tutela di utenti e consumatori, che spiega inoltre le cause di questo fenomeno attraverso le parole del suo presidente, Carlo Rienzi. «A determinare questi forti rincari sono sia il caro energia, che aggrava i costi di produzione per le imprese del settore, sia la crisi delle materie prime». In particolare, quelle più colpite dall’inflazione sono lo zucchero (+49%), il burro (+41,7%) e la farina al +23,5%. Numeri confermati anche dalla Coldiretti, la più grande associazione di agricoltori italiana, che considera nella sua analisi altri prodotti che si utilizzano in pasticceria come oli di semi, uova e latte. I primi hanno subito un aumento del prezzo del 52%. Quello di girasole in particolare risente parecchio della guerra in Ucraina, essendo questo Paese uno dei principali produttori al mondo. Gli altri due vedono rincari più contenuti, che si attestano attorno al 20%.

Per quanto riguarda altri prodotti tipici delle festività natalizie, tra gli aumenti spiccano quelli della frutta secca, con una crescita dei pezzi variabile, dal +32% al +52%, in base ai diversi tipi, e del torrone +16%. Colpite anche le bevande alcoliche. Tra i vini, il cui prezzo è salito del 6% rispetto all’anno scorso, spicca lo spumante (+7,3%). Leggermente più basso il rincaro dei liquori al 5,3%.

Non solo dolci: tutti gli altri rincari

L’aumento dei prezzi colpisce in generale tutte le voci di spesa legate al Natale delle famiglie italiane. Chi vorrà addobbare casa rinnovando luminarie e albero, dovrà, secondo il Codacons, spendere rispettivamente il 25% e il 40% in più rispetto all’anno scorso. Cresciuto di circa un quinto anche il prezzo di palline e decorazioni varie. Discorso simile per chi vorrà passare qualche giorno sulla neve. La settimana bianca quest’anno costerà tra i 1400€ e i 1600€ a persona. Ciò è dovuto, secondo Assoutenti, associazione no profit che tutela i consumatori, a una serie di fattori concomitanti. Il costo dello skipass giornaliero è salito in media tra il 10% e il 13% rispetto al 2021. Ad incidere sulle spese delle vacanze anche le tariffe di hotel e strutture ricettive, più alte del 12,9% rispetto all’anno scorso. Anche chi sceglierà di partire con l’aereo dovrà fare i conti con prezzi dei biglietti quasi raddoppiati, sia per voli nazionali (+80,4%) che per tratte europee (+94%).

Nonostante il caro prezzi, gli italiani non rinunciano ai regali
Capitolo regali

Nonostante tutto, il Natale rimane una ricorrenza per la quale quasi nessuno si vuol far trovare a mani vuote. Un’indagine realizzata da Confcommercio, che rappresenta imprese, attività professionali e lavoratori autonomi, ha spiegato che un solo italiano su 4 non farà regali ad amici e parenti, principalmente per motivi economici. Un numero che Federconsumatori (associazione senza scopo di lucro che tutela i consumatori) ha calcolato in aumento del 6% rispetto al 2021. Chi farà i regali ha invece adottato strategie per diminuire la spesa. Oltre 12 milioni di italiani, infatti, hanno deciso di anticipare lo shopping natalizio nella settimana del Black Friday approfittando degli sconti. In alternativa, sono stati privilegiati gli acquisti online. Federconsumatori ha calcolato che la spesa media a persona per gli acquisti sarà di 168€.

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