Spread tra BTp e Bund a 122 punti base: è il livello più basso dal gennaio 2022

Il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani (BTp) e quelli tedeschi (Bund) con scadenza decennale ha raggiunto la soglia più bassa da due anni a questa parte: 122 punti base. Si tratta di un dato che dimostra l’interesse del mercato globale per il debito pubblico italiano, a conferma di una tendenza positiva in atto da qualche settimana.

Di cosa si parla

I titoli di stato sono degli strumenti finanziari tramite cui uno Stato si fa prestare del denaro per far fronte al suo debito pubblico. Per coloro che decidono di acquistare i titoli di stato, tale investimento può fruttare degli interessi. Generalmente il benchmark di riferimento per riscuotere questi guadagni è di dieci anni. E in base a cosa conviene acquistare titoli di Stato? A determinare la scelta degli investitori è lo yield, ovvero il rendimento connesso all’acquisto degli strumenti finanziari emessi da un Paese. Tale parametro, che è mobile nel corso del tempo, è calcolato sulla base del rapporto tra il reddito annuo (ad esempio, cedole e dividendi) e il valore dell’investimento (in relazione al suo costo iniziale e al valore di mercato).

E lo spread? È la differenza tra lo yield di un Paese europeo e quello della Germania (Stato di riferimento nell’area Euro), considerando per entrambi una scadenza pari a dieci anni. L’aumento o la diminuzione di questo delta si riflette sulla quantità di denaro che uno Stato deve fornire ai suoi investitori a ogni nuova emissione (che avviene solitamente con cadenza trimestrale o semestrale). Dal punto di vista dello Stato, più il premio emesso sarà basso (e quindi vicino a quello emesso dalla Germania), più i titoli di stato saranno economici; dal punto di vista dell’investitore, invece, l’abbassamento dello yield si traduce in un guadagno inferiore. L’oscillazione del rendimento connesso a un titolo è rivelatorio dello stato di salute di un Paese: di fatto, uno Stato che emette titoli con yield elevato avrà un tasso di rischio correlato alla possibilità di risarcire gli investimenti fatti più elevato.

Una discesa graduale

Secondo i trader, l’attuale flessione dello spread tra BTp e Bund è da collegare a tre principali fattori. In primis, ci sono le scelte della Banca Centrale Europea. Negli scorsi giorni, la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha dichiarato di lasciare invariati i tassi d’interesse, ma ha anche tagliato le previsioni sull’inflazione, che dovrebbe stabilizzarsi al 2 per cento nel 2025. Tale stima avrebbe comportato un abbassamento dei rendimenti dei titoli di Stato italiani fino a 122 punti base, un record dall’inizio del 2022.

La presidente della Banca Centrale Europea durante Christine Lagarde ha dichiarato che l’inflazione dovrebbe stabilizzarsi al 2 per cento nel 2025

A ciò si lega una seconda motivazione. Stando ai dati, in questa fase l’Italia ispira fiducia nei confronti sia dei piccoli risparmiatori interni – che nel 2023 hanno investito circa 100 miliardi di euro in BTp – sia negli investitori esteri. Una fiducia che si nutre del rilancio sospinto dai fondi del Pnrr e dai soldi del programma Next Generation Eu. Dunque, i flussi in ingresso hanno generato un assottigliamento del differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark e il pari scadenza tedesco. Tanto che, nella giornata di ieri mercoledì 13 marzo, il decennale italiano si è attestato al 3,59 per cento, un dato che si avvicina al 2,36 per cento dei Bund tedeschi a pari scadenza.

Fanalino di coda

Per quanto ci sia stato un balzo in avanti (a ottobre 2023 lo spread superava i 210 punti base), tuttavia, l’Italia rimane il fanalino di coda nell’Eurozona, dopo la Grecia (3,2 per cento), il Portogallo (2,97 per cento) e la Spagna (3,13 per cento). Ma perché l’Italia paga più degli altri Paesi? Ciò si deve al fatto che il debito pubblico italiano è molto alto, vicino al 140 per cento del rapporto con il Pil, elemento che comporta un premio oneroso per gli investitori che scelgono Roma.

Il grafico mostra il differenziale di rendimento fra il BTp decennale il Bund tedesco (Fonte: Il Sole 24 Ore)

Il terzo e ultimo fattore relativo all’assottigliamento dello spread è correlato alla crisi economica tedesca. La Germania, come scrive Il Sole 24 Ore, sta affrontando parecchie difficoltà interne. Oltre a un rallentamento dell’industria delle costruzioni connesso all’aumento dell’inflazione, risulta decisivo il rifiuto dei consumatori a spendere come prima. Infine, ha avuto un impatto negativo la perdita di competitività del settore automobilistico sul mercato globale, per via del passaggio ai veicoli elettrici.

Alessandro Dowlatshahi

Classe 1998, ho conseguito la Laurea Magistrale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano, chiudendo il mio percorso accademico con un lavoro di ricerca tesi a Santiago del Cile. Le mie radici si dividono tra l’Iran e l’Italia; il tronco si sta elevando nella periferia meneghina; seguo con una penna in mano il diramarsi delle fronde, alla ricerca di tracce umane in giro per il mondo.

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