«Non soddisfacente». La premier Giorgia Meloni ha definito così la bozza del decreto contro il caro energia, che ora tornerà in Consiglio dei Ministri venerdì 28 febbraio. La bozza doveva essere discussa oggi, 25 febbraio. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha detto che «non si fa così». Giorgetti è venuto a sapere dalle agenzie di stampa che Meloni aveva bocciato il decreto, non dai diretti interessati. L’uscita della premier ha lasciato interdetto il ministro, che spesso l’ha appoggiata anche andando contro alle posizioni del suo partito, la Lega. È iniziato così lo scontro all’interno del Governo su un decreto attesissimo e che dovrebbe tutelare le famiglie più vulnerabili.
La bozza
Il nodo del decreto contro il caro energia riguarda l’indirizzamento delle risorse. Il governo potrebbe mettere in gioco circa 3 miliardi di euro. Va capito come usufruire di questi fondi. All’interno della bozza le proposte erano due. La prima era disaccoppiare il prezzo dell’energia elettrica a quello del gas. La seconda era la creazione di un acquirente unico pubblico che agisse come gruppo d’acquisto.
Indipendentemente dalle sorti del decreto contro il caro energia, l’unica cosa data per certa è l’estensione della platea di famiglie che potranno chiedere il bonus sociale. Come? Grazie all’innalzamento del tetto Isee. La bozza arriva dopo il rincaro vorticoso dell’energia. Questo ha toccato in primis le famiglie, ma anche diverse imprese si sono ritrovate in difficoltà.
Il problema si riflette sull’utilizzo delle rinnovabili. Perché i produttori di queste energie, soprattutto del comparto idroelettrico, sono stati accusati di creare extra-profitti. Sta di fatto che gli altri Paesi europei hanno un costo dell’energia che si aggira attorno al 30% in meno rispetto a quello dell’Italia.
Il no di Meloni
In tutto questo trambusto c’è un unico problema. La premier Giorgia Meloni sostiene che sulla bozza si possa fare di più. E, a differenza di quando solitamente una bozza viene respinta e si dice che non è tecnicamente congrua, in questo caso Meloni ha fatto sapere che la bozza è insufficiente. Evidentemente la premier si aspettava ben altro dal ministro Giorgetti.
Da qui la scelta di non discutere la bozza il 25 febbraio, ma di rivederla con un altro Consiglio dei Ministri venerdì 28. In sostanza, Meloni sta invitando i suoi ministri a fare di più e a farlo meglio. Evidenziando che la bozza contro il caro energia non aiuti realmente le famiglie vulnerabili così com’è stata proposta.
La risposta di Giorgetti
Ecco perché il ministro Giorgetti è andato su tutte le furie. E trova «inaccettabile che la Premier abbia sbandierato la presunta inadeguatezza». Ribadisce anche che il ministero dell’Economia ha fatto di tutto per trovare i 3 miliardi che serviranno per questo decreto. Giorgetti voleva solo più «lealtà» da parte del Governo.
Per il ministro il no alla bozza contro il caro energia è un vero smacco. Anche perché il suo ruolo in questo momento non è affatto semplice, considerando le continue richieste dei partiti di maggioranza. Giorgetti chiede quindi di trovare «un metodo e una misura».