
Giorgia Meloni ha accolto a Villa Doria Pamphilj il presidente turco Erdogan. Il vertice fra i due leader ha consolidato i già buoni rapporti tra Italia e Turchia, ma è stata evitata ogni questione potenzialmente imbarazzante.
Posizione condivisa sull’Ucraina
Un primo dialogo solo tra i capi di Stato, un secondo esteso alle delegazioni ministeriali, per finire con la firma di undici accordi di collaborazione bilaterale. Il più importante di questi riguarda la partnership tra l’azienda di armamenti italiana Leonardo e quella turca Baykar per la costruzione di aerei senza pilota. Un modo senz’altro concreto di affrontare i temi della difesa e della pace, che sono stati trattati anche a voce. La premier ha ringraziato Erdogan «per l’opera di mediazione che ha portato avanti fin dall’inizio della guerra di invasione russa in Ucraina».
All’apprezzamento degli sforzi passati e presenti si è aggiunto l’auspicio per il futuro. «L’incontro fra Trump e Zelensky a San Pietro ha avuto un significato enorme e speriamo tutti che possa rappresentare un punto di svolta», ha osservato Meloni, ribadendo pieno sostegno agli sforzi di Trump per una pace duratura.
Una porta d’accesso all’Europa
Oltre all’Ucraina, c’è un’altra questione per cui la Turchia assume un ruolo strategico. È il tema del Mediterraneo e dei flussi che dal Medio Oriente potrebbero raggiungere l’Europa proprio attraverso la Turchia. Per questo ruolo di “cerniera”, Ankara diventa un partner determinante, con il quale – sembra di capire – è importante tessere relazioni commerciali, che si estendono dall’industria fino alle telecomunicazioni.
Per quanto riguarda i rapporti economici, Meloni ricorda che l’Italia è il primo partner commerciale della Turchia nel Mediterraneo, il secondo in Europa, con un interscambio cresciuto da 26 miliardi nel 2023 a oltre 32 nel 2024. L’obiettivo fissato dai due leader è ora quello di raggiungere una mole del valore di 40 miliardi di dollari nel medio periodo.
L’opposizione critica i rapporti con un’autarchia
Il tono cordiale tra i due leader nasconde una questione potenzialmente di grande imbarazzo, che l’opposizione non ha mancato di fare presente. Quella di martedì 30 aprile è infatti per Erdogan la prima visita in Europa dopo l’arresto del suo rivale Imamoglu lo scorso 19 marzo. Ma su questo episodio Meloni non ha proferito parola, né in presenza di Erdogan né in un momento successivo.
Dall’opposizione Meloni tuonava contro la svolta autoritaria e islamista di Erdogan.
Oggi da premier non vuole domande dai giornalisti e ignora l’arresto del leader dell’opposizione Imamoglu. Non ha il coraggio di Draghi ma almeno mostri la dignità di rappresentare una democrazia— Lia Quartapelle (@LiaQuartapelle) April 29, 2025
Un silenzio che le ha attirato le ire delle opposizioni. «È una vera e propria vergogna», ha tuonato l’europarlamentare PD Dario Nardella, «che offende la storia e i valori democratici dell’Italia e dell’Europa». La deputata Lia Quartapalle rincara la dose, richiamando i precedenti. «Dall’opposizione Meloni tuonava contro la svolta autoritaria e islamista di Erdogan. Oggi da premier – scrive sui social – non vuole domande dai giornalisti». Per poi concludere: «Non ha il coraggio di Draghi, ma almeno mostri la dignità di rappresentare una democrazia». Il riferimento è una frase dell’allora premier Mario Draghi risalente all’8 marzo 2021. In quell’occasione, con brutale cinismo, Draghi si riferì a Erdogan dandogli del dittatore.