Stallo sul caso Siri: Conte non decide, Salvini e Di Maio divorziano in casa

Siri

Le dimissioni di Siri vengono richieste ormai da settimane, ma ancora non si vedono. Il Movimento 5 Stelle non arretra, ma neppure la Lega sembra fare passi indietro. L’attesa di una decisione del premier Conte sta dividendo la maggioranza di governo. «Il presidente del Consiglio e Siri si sono spiegati, non conosco il contenuto dell’incontro ma al momento resta lì, anche se credo non abbia le deleghe» ha detto Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, commentando dalla Liguria il caso del sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri, indagato per corruzione.

«Nel contratto che abbiamo stabilito ci sono delle regole ed è chiaro che il rinvio a giudizio presuppone che ci sia una verifica preventiva che al momento nessuno conosce» – ha continuato – «mi sembra che lui sia assolutamente tranquillo, o almeno così dice di essere. Quindi giustamente non capisce perché deve dimettersi, se non ha fatto nulla. E’ una situazione individuale ma è chiaro che se si fa politica si è, quasi quotidianamente, sotto l’attacco degli avversari politici e non solo».

Sui continui litigi tra Lega e M5S, Giorgetti dice: «le tensioni fanno parte della natura delle cose nei governi di coalizione. Diciamo che bisogna arrivare a un chiarimento su tutti i punti che sono in ballo, perché altrimenti diventa estenuante». Uno dei punti da accertare riguarda l’autonomia delle Regioni, che fa parte del contratto di governo e che la Lega vuole assolutamente portare a casa a discapito del Movimento. «Senza mettere nessuno in difficoltà, ma questo a noi è chiaro e deve essere chiaro a tutti» conclude Giorgetti.

Il caso Siri è delicato sia per il contenuto dell’inchiesta che lo riguarda che per questioni di tempo: sono settimane decisive per la campagna elettorale e il Movimento ha investito troppo nella vicenda per accettare la permanenza di Siri. Di Maio non abbassa i toni perché in ballo c’è una vittoria simbolica chiara e senza ombre per dimostrare all’elettorato che non c’è nessuna subordinazione al Carroccio. I grillini vogliono la testa di Siri ma non possono tirare la corda fino alla crisi. Dalla fila dei pentastellati, Igniazio Corrao, europarlamentare uscente del Movimento, alza la posta: «Ho ribadito che non ci sarà nessuno sconto neanche per Giorgetti se risulterà coinvolto nel caso Siri».

Sulla questione morale, dunque, il Movimento non arretra. «Comunque si chiami il sottosegretario, da noi le regole si rispettano, che tu sia dei nostri o del partito alleato questo deve essere chiaro», ha affermato Luigi Di Maio nel corso della presentazione del programma pentastellato per le europee. Salvini ha commentato con un lapidario «alla Lega ci pensa la Lega». La soluzione non è dunque vicina per il momento.

 

 

 

Gabriella Mazzeo

24 anni, giornalista praticante. Attualmente scrivo per MasterX, prossimamente scriverò per qualsiasi testata troverete in edicola. Per ora intaso il vostro internet, fra diversi anni forse anche le vostre tv. Nel dubbio, teniamoci in contatto

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