Siccità, ferme le centrali idroelettriche e termoelettriche sul Po’

La siccità spegne le centrali idroelettriche del Nord Italia. L’assenza di piogge e l’esaurimento anticipato di gran parte delle riserve nevose sulle Alpi stanno causando una crisi idrica senza precedenti. I suoi effetti non hanno impatto solo sull’agricoltura e sui consumi quotidiani, ma anche sulla produzione di energia elettrica.

Centrali ferme sul Po’

Lungo il Po’ l’impianto di Enel Green Power di Isola Serafini, in provincia di Piacenza, è stata fermata: non c’era acqua per alimentare le turbine. La situazione è critica anche per le centrali termoelettriche sul fiume, secondo la transparency platform del sito di Entso-E, l’associazione europea dei gestori di rete, hanno. Anche se l’elettricità viene prodotta bruciando gas, l’acqua, prelevata dai fiumi, è necessaria a raffreddare i macchinari. Hanno dovuto interrompere le loro attività la centrale A2A di Sermide, quella di EP Produzione di Ostiglia, in provincia di Mantova. Mentre a Moncalieri, vicino Torino, il gruppo Iren ha fermato uno dei gruppi di generazione. Sono poi centinaia i micro e mini impianti a rischio lungo i canali di irrigazione del Po’.

Non solo lungo il Po’

Il 90% delle centraline è spento per la scarsità d’acqua. Sono impianti di piccole dimensioni, spesso gestiti da consorzi di bonifica o piccole società. La loro produzione, in condizioni normali, si aggira attorno ai 250 Kilowatt. A Pontelagoscuro, sezione di chiusura dell’intero bacino padano, la portata in questo momento è di appena 177 metri cubi al secondo. Un dato nettamente inferiore ai 1.800 mc al secondo di media.

L’energia idroelettrica però non ha rallentato solo lungo il fiume Po’. In Liguria, gli impianti Tirreno Power hanno in media una capacità di 75 Megawatt. Quest’anno però la produzione di elettricità è al 24% della quantità media decennale. Le centrali sul Bormida, affluente del Po in area Savona/Alessandria, hanno visto calare la loro produzione al 10%. Gli impianti del levante ligure al 40%. Anche i 32 sistemi della Compagnia Valdostana delle Acque hanno valori inferiori del 25% rispetto rispetto agli anni precedenti. La causa principale sono le scarse precipitazioni nevose dello scorso inverno.

Impianti in difficoltà

Le mini centrali sui canali come il sistema di Isola Serafini sul Po’ funzionano ad acqua fluente. Le turbine sono azionate dalla portata del fiume, una parte dell’acqua (di deflusso ecologico) viene però lasciata fluire a valle, per tutelare l’ecosistema fluviale. Solitamente questi sono gli impianti che accusano di più la scarsità idrica.

Al contrario di quelli a bacino, diffuse soprattutto in montagna. Dotate di un serbatoio realizzato grazie a una diga, possono affidarsi alle riserve immagazzinate nel tempo. La siccità che ha colpito il Nord Italia da questo inverno però sta mettendo in difficoltà loro: secondo le stime dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po’ negli ultimi vent’anni stanno producendo ai minimi.

Se vuoi saperne di più sulla siccità e sugli altri eventi legati alla crisi climatica, leggi e ascolta la rubrica di Master X, Eco News – Un diario della terra attraverso i giornali

Giorgia Colucci

Classe 1998, vivo tra Varese e Milano, ma mi appassiona il mondo. Curiosa su tutto, scrivo di ambiente, di diritti e di casa mia su Il Fatto Quotidiano.it. Oltre a collaborare con Master X, parlo di rock ai microfoni di Radio IULM e di Europa a quelli di Europhonica. Per non farmi mancare niente, anche di cinema su Recencinema.it. Nel 2018 ho pubblicato "Vorrei mettere il mondo in carta", una raccolta di poesie per I Quaderni del bardo Edizioni

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