Scarcerata l’attivista al-Hathloul ma non si fermano le pressioni saudite

L’attivista saudita per i diritti delle donne, Loujain al-Hathloul, è stata scarcerata dopo 1.001 giorni di detenzione. Simbolo di emancipazione femminile, è diventata una delle leader del movimento pacifico “Women to Drive”, nato negli anni ’90 per ottenere il diritto alla guida e la fine di un sistema patriarcale ancora fortemente presente in Arabia Saudita. L’acquisizione di consenso, ottenuto negli anni, l’ha fatta rientrare nella lista top 100 delle donne arabe più potenti del 2015.

Le conquiste ottenute nel tempo

In Arabia Saudita, la donna dipende dalle figure maschili della famiglia, alle quali deve chiedere i permessi per svolgere diverse attività, come viaggiare o spostarsi in auto. Nel 2014 Loujain era stata incarcerata per 73 giorni, dopo aver varcato i confini dell’Arabia Saudita a bordo di una macchina. Anche in quel caso, il suo arresto aveva suscitato una profonda contestazione internazionale. Tre anni dopo, il movimento Women to Drive era riuscito ad ottenere un decreto legge, emanato dal principe saudita Mohammed bin Salman, che sospendesse il divieto di guida alle donne.

Il simbolo del movimento "Women to drive"
Il simbolo del movimento “Women to drive”
L’ennesimo arresto senza processo

Nel maggio 2018 era stata arrestata nuovamente con l’accusa di terrorismo, incitamento al cambio di regime e stravolgimento dell’ordine pubblico. Secondo la Corte criminale speciale di Riad, Loujain avrebbe passato informazioni riservate a Paesi nemici dell’Arabia e, per questo, avrebbe violato la “sicurezza nazionale”. Senza delle vere prove incriminanti è stata comunque processata e condannata a cinque anni e otto mesi, ridotti a circa tre anni dopo le forti pressioni esterne.

«Il volto di Loujain libera è una delle più belle vittorie per i diritti umani degli ultimi tempi», ha commentato il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury.
Resta comunque sospetto il motivo del rilascio anticipato e dei termini di libertà che adesso le saranno concessi. Secondo quanto dichiarato, l’attivista non potrà lasciare il Paese per almeno 5 anni e non le sarà concesso di parlare della sua detenzione.
Come scrive la sorella Lina sui social:

«Loujain è a casa, ma non è libera. La battaglia continua e non saremo pienamente felici senza la liberazione di tutti i prigionieri politici»

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Greta Dall'Acqua

Nata e cresciuta a Torino, ma viaggiatrice compulsiva. Amo guardare la realtà con gli occhi degli altri, raccontando storie e culture differenti attraverso le immagini. Come aspirante reporter cerco sempre di cogliere il fotogramma perfetto che possa dar voce alla diversità e al cambiamento. Laureata in comunicazione, media e pubblicità all'università Iulm e attualmente giornalista praticante per Masterx.

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