Red Bull e Christian Horner, la fine di una storia durata vent’anni

Nel 2005 è nato ufficialmente il team anglo-austriaco di Formula 1 Red Bull Racing. Sorto dalle ceneri della Jaguar, furono scelti come piloti David Coulthard e Christian Klien. Alla guida del team, Christian Horner. Giovedì 10 luglio è stato il primo giorno dalla fondazione in cui il team è rimasto orfano del suo team principal britannico. I motivi dell’uscita di Horner sono molteplici, ma si tratta di un processo di disgregazione interna iniziato due anni fa, più precisamente dopo il 22 ottobre 2022, al Gran Premio di Austin, quando il co-fondatore di Red Bull, Dietrich Mateschitz, morì per un tumore.

La ricostruzione

Dopo 20 anni, la storia di Christian Horner con la Red Bull è giunta al capolinea. Vent’anni fatti di 406 Gran Premi, 124 vittorie, 108 pole position, 287 podi e 14 titoli mondiali (6 costruttori e 8 piloti). Da Milton Keynes sono passati piloti entrati di diritto nella leggenda del motorsport, tra cui Mark Webber, Sebastian Vettel e Max Verstappen. I motivi della separazione tra Horner e Red Bull sono diversi e sono frutto di un terremoto che ha scosso dall’interno la divisione Formula 1 di Red Bull.

Nel 2022, Red Bull ha conquistato il secondo titolo piloti consecutivo e il primo titolo costruttori dal 2013. L’anno successivo, con la RB19 e Max Verstappen, la scuderia ha sbaragliato la concorrenza: ha chiuso la stagione con 21 vittorie (19 dell’olandese) su 22 gare disputate, una striscia interrotta solo dal successo di Carlos Sainz Jr. a Singapore. A dicembre 2023, il primo annuncio che scuote l’organigramma del team: Bob Marshall, Chief Engineering Officer, lascia Red Bull Racing dopo 17 anni per trasferirsi alla McLaren, attratto dalla storia della scuderia ‘Papaya’.

 

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 Il 5 febbraio 2024, Red Bull si apprestava a dominare un’altra stagione con un Max Verstappen in forma straordinaria. Tuttavia, uno scandalo interno scuote il team dalle fondamenta: una dipendente della sede di Milton Keynes denuncia Horner per presunti comportamenti inappropriati sul posto di lavoro. L’azienda apre un’indagine interna senza smentire. Il 16 febbraio, il quotidiano olandese De Telegraaf  rivela che Horner avrebbe offerto 760.000 euro alla donna per ottenere il suo silenzio.

Alla prima conferenza stampa stagionale, in occasione del Gran Premio del Bahrain, Horner è regolarmente al suo posto, sotto i riflettori. I team principal di Mercedes e McLaren, Toto Wolff e Zak Brown, sono i primi a chiedere che venga fatta chiarezza sulla vicenda. Durante il weekend di gara, Red Bull comunica internamente che l’indagine ha scagionato Horner. Tuttavia, nei giorni successivi emergono alcune chat compromettenti tra Horner e la dipendente, rilanciate dai media internazionali.

Punto di rottura

Le fratture interne a Red Bull diventano inevitabili e insanabili. Jos Verstappen, padre del quattro volte campione Max Verstappen, intervistato dal Daily Mail, attacca frontalmente: «Ci sarà tensione finché Horner resterà nella sua posizione. Il team rischia di spaccarsi». Da qui iniziano a farsi strada, alimentate da Toto Wolff, le voci su un possibile passaggio dell’olandese alla Mercedes. Nel frattempo, si parla anche di una possibile sospensione del super consulente Helmut Marko.

Al Gran Premio di Jeddah, la gravità della situazione costringe a intervenire il direttore sportivo del gruppo Red Bull, Oliver Mintzlaff: «Verstappen e Marko rimarranno al loro posto. Ringrazio Max per il supporto, l’unico che è andato sempre dritto senza distrazioni». Dopo il weekend saudita, apparentemente per ragioni non collegate alla vicenda, il capo meccanico dell’allora tre volte campione del mondo, Lee Stevenson, lascia il team. Nei giorni precedenti al Gran Premio d’Australia si alimentano ulteriori rumors su una spaccatura interna tra la fazione austriaca, a favore di Helmut Marko, e quella thailandese guidata da Chalerm Yoovidhya, figlio del co-fondatore Chaleo, che detiene il 51% delle quote del gruppo, attorno alla questione che ha coinvolto il team principal.

Adrian Newey alla Red Bull, davanti alla monoposto di Max Verstappen mentre prende appunti sul suo quaderno di aerodinamica. Fonte: Red Bull Content Pool

La situazione precipita quando circolano speculazioni su una possibile uscita del Chief Technical Officer Adrian Newey. Il genio britannico, noto nell’ambiente della Formula 1 come il più fine conoscitore dell’aerodinamica nonché creatore di monoposto leggendarie come la McLaren MP4/13, la RB8 e la RB19, viene inizialmente accostato alla Ferrari. Nel maggio 2024 Newey viene annunciato come nuovo capo ingegnere dell’Aston Martin per una cifra record di 100 milioni di sterline all’anno. Da lì si scatena un effetto domino che porta all’addio del Direttore Sportivo Jonathan Wheatley, da 18 anni in Red Bull, e del Senior Analyst Will Courtney, parte dell’organigramma sin dai primi giorni del team. Uno a uno, tutti i pilastri di Red Bull Racing cadono, e non viene risparmiato nessuno.

Atto finale

Oltre alle vicende personali che hanno coinvolto Horner, la decisione di sollevarlo dall’incarico sarebbe maturata anche in seguito ai risultati della squadra nel finale del 2024 e nella prima metà della stagione 2025 da parte delle seconde guide. Dalla partenza di Daniel Ricciardo nel 2018, il ruolo di secondo pilota è diventato un vero tabù in Red Bull. Nella parte conclusiva del 2024, si erano fatte largo le voci secondo cui Sergio Pérez sarebbe stato sostituito da Liam Lawson, a causa degli scarsi risultati del messicano.

In un momento di incertezza, Red Bull aveva rinnovato la fiducia a Pérez, prolungandogli il contratto. Tuttavia, poco dopo il rinnovo, la squadra comunica che Lawson avrebbe preso il suo sedile per la stagione 2025. Non si conoscono le cifre esatte, ma lo stesso Helmut Marko ha confermato che la risoluzione anticipata del contratto è costata non pochi milioni. Il nodo “seconda guida” rimane irrisolto: dopo l’ingaggio di Lawson, il neozelandese viene sostituito da Yuki Tsunoda dopo soli due Gran Premi.

Il secondo pilota della Red Bull Yuki Tsunoda con il suo ingegnere di pista. Fonte: Red Bull Content Pool

A metà stagione, il confronto tra Tsunoda e Verstappen resta durissimo. Nessuno dei compagni di squadra di Verstappen dal 2021 è stato in grado di tenere il suo ritmo. Se non fosse per le prestazioni di Max, Red Bull sarebbe al nono posto nel campionato costruttori. Dei 172 punti attuali, 165 sono stati conquistati dal quattro volte campione, 0 da Lawson e solo 7 da Tsunoda. Il cattivo rendimento dei secondi piloti, la gestione di Pérez e la scarsa competitività nella prima parte del 2025 sarebbero le ragioni che hanno portato alla separazione tra Horner e Red Bull.

La mano di Max

Non bisogna dimenticare che Horner era entrato in conflitto con niente meno che Max Verstappen. Non è un segreto che il quattro volte campione e i suoi collaboratori fossero contrari alla permanenza di Horner. Visto l’avvicinamento di Verstappen alla Mercedes, il pilota potrebbe aver obbligato la dirigenza Red Bull a scegliere: tenere Horner o mantenere il miglior pilota al mondo.

Un’ulteriore ipotesi riguarda una clausola contrattuale che Max potrebbe esercitare per lasciare anticipatamente Milton Keynes. Se non dovesse concludere la stagione tra le prime tre posizioni nella classifica piloti, potrebbe liberarsi dalla Red Bull. Inoltre, le attese sulle prestazioni del primo motore sviluppato dalla divisione Red Bull Powertrains, in collaborazione con Ford, fornitore delle Power Unit dalla prossima stagione, potrebbero influire sulla sua decisione.

L’unica certezza è che l’addio del primo e unico team principal della storia di Red Bull Racing e i rumors sempre più insistenti sul possibile trasferimento di Verstappen a un team rivale sono un campanello d’allarme. Red Bull è ora chiamata a una profonda ricostruzione, mentre il debutto del nuovo regolamento tecnico nel 2026 aggiunge ulteriori incognite sul futuro del team. L’impero romano non è caduto in un giorno, ma non è nemmeno stato costruito in un giorno.

Alle origini del marchio

Tutto è iniziato nel 1984, quando un imprenditore austriaco, colpito dal jet lag, prova una bevanda energetica thailandese. Si trattava dell’energy drink Krating Daeng, che in thailandese significa Red Bull, sviluppato da Chaleo Yoovidhya. Stupito dagli effetti, Dietrich Mateschitz convinse Yoovidhya a investire 500mila dollari per sviluppare una variante europea, più affine ai gusti occidentali. Il 1° aprile 1987 Red Bull debutta in Austria, rivolgendosi fin da subito a un pubblico giovane.

Quarant’anni dopo, il valore del gruppo Red Bull GmbH è stimato in 22,15 miliardi di dollari e la bevanda è venduta in oltre 170 paesi. Il marchio è onnipresente in ogni manifestazione sportiva o evento. Ovunque si posi lo sguardo, si trovano i due tori rossi che si incornano. Il brand ha raggiunto un livello tale di penetrazione da diventare un’icona assoluta del superamento dei limiti.

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