Accusa di falso in bilancio per il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis. L’indagine fa riferimento alle presunte plusvalenze fittizie legate all’acquisto dell’attaccante Victor Osimhen nel 2020.
Nella giornata di venerdì 19 gennaio 2024 i magistrati della procura di Roma hanno chiuso l’indagine nei confronti di De Laurentiis. L’atto è stato notificato anche alla società sportiva e ad alcuni membri del Consiglio di amministrazione, anch’essi sotto inchiesta.
Fabio Fulgeri, avvocato del presidente azzurro, ha dichiarato all’Ansa che nella prossima settimana procederanno a leggere gli atti e a difendersi entro i 30 giorni limite: «Quello di oggi non è un rinvio a giudizio, ma un avviso che le indagini sono concluse e che ora possiamo prendere visione degli atti per poi cominciare a spiegare la nostra difesa davanti al Pm».
Le cifre dell’affare Osimhen
Il numero 9 arrivò in terra partenopea nel 2020, quando venne acquistato dal Lille per circa 71 milioni di euro (più bonus). Nell’affare s’inserirono anche tre giovani del Napoli, valutati nel complesso 15 milioni, e Orestis Karnezis, portiere ritiratosi nel 2022 la cui valutazione si aggirava poco sopra i 5 milioni. Il club azzurro, in pratica, sborsò “appena” 50 milioni per il nigeriano.
Negli anni, però, i tre giovani sono spariti dai radar delle grandi leghe: Ciro Palmieri gioca attualmente all’Angri (Serie D), Claudio Manzi alla Virtus Entella (Serie C) e Luigi Liguori nell’Afragolese (Serie D). Proprio quest’ultimo, un anno dopo la cessione al club francese, ha raccontato come andò veramente il trasferimento: «Non siamo mai andati a Lille. Siamo rimasti in prestito in Italia e poi c’è stata la risoluzione del contratto. Ci hanno detto che il Lille voleva giovani e avevano pensato a noi: non ti dicono che vogliono fare plusvalenze».
ULTIM’ORA NAPOLI
UFFICIALE L’ACQUISTO DI OSIMHEN
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Napoli, scudetto al sicuro: l’eventuale penalizzazione non sarà retroattiva
Già nel 2022 la Figc – Federazione Italiana Giuoco Calcio – aveva svolto accertamenti sull’operazione Osimhen. Nell’aprile dello stesso anno De Laurentiis e il club azzurro furono prosciolti dal tribunale federale nazionale. Il procedimento si riaprì a dicembre, ma l’unica interessata fu la Juventus.
Nell’agosto 2023 l’inchiesta si sposta da Napoli alla capitale, luogo dove il bilancio del club venne approvato. Con la chiusura delle indagini sembra delinearsi un inevitabilmente rinvio a giudizio per il presidente azzurro.
Se dalle carte emergeranno rilevanti novità rispetto ai documenti esaminati nel 2022, si andrà incontro a un nuovo procedimento.
In questo caso il Napoli si limiterebbe a pagare una sanzione economica o, in un’eventualità più grave, a ricevere una penalizzazione di punti. Quest’ultima non sarebbe però retroattiva e, di conseguenza, non intoccherebbe lo scudetto 2023.
Per De Laurentiis, invece, potrebbe arrivare un’inibizione, come successo ad Andrea Agnelli, ex presidente della Juventus. Proprio nel pomeriggio di venerdì 19 gennaio 2024 il Collegio di Garanzia ha respinto il ricorso presentato dal torinese sul cosiddetto caso “manovra stipendi”, in quanto ritenuto “in parte inammissibile e in parte infondato”. Per l’ex dirigente bianconero confermati quindi i 10 mesi di stop.
Il Collegio di Garanzia presso il Coni respinge il ricorso dell’ex presidente della Juventus, Andrea Agnelli, sul cosiddetto caso ‘manovra stipendi’ perché il ricorso è ritenuto “in parte inammissibile e in parte infondato” #ANSA https://t.co/tc9Bne2FyS pic.twitter.com/i0jymDys3M
— Agenzia ANSA (@Agenzia_Ansa) January 19, 2024
Caso plusvalenze: le differenze con la Juventus
La situazione attuale è analoga a quella della Juventus nel 2023, quando dopo ulteriori accertamenti si riaprì il processo sportivo. Alla squadra torinese diedero dieci punti di penalizzazione in classifica e, successivamente, l’esclusione dalla Champions.
Tra i due club, però, vi è una sostanziale differenza: il Napoli è sotto inchiesta per una sola operazione, mentre per la Vecchia Signora si parlava di operazioni multiple. Inoltre, nel caso dei campani non ci sarebbero intercettazioni telefoniche.
A fare la differenza per gli inquirenti non sarà quindi la non quotazione in borsa degli azzurri, bensì l’illeceità di un singolo episodio.
A cura di Elena Cecchetto