Napoli campione d’Italia, terzo scudetto della storia

Il sogno alla fine si è avverato. Il Napoli è campione d’Italia per la terza volta nella sua storia. Era solo questione di tempo, e il pareggio contro l’Udinese ha regalato alla squadra di Spalletti uno scudetto che in città mancava da 33 anni. Uno scudetto più volte sfiorato nelle ultime stagioni, atteso da mesi e soprattutto strameritato. Uno scudetto che eguaglia il record di campionato vinto con più settimane d’anticipo. Solo quattro squadre nella storia (Juventus, Inter, Fiorentina e Torino) erano infatti riuscite a vincere il titolo alla 33esima giornata, segno del dominio che gli azzurri hanno imposto quest’anno.

La partita

Sfumato il titolo nel match con la Salernitana, al Napoli bastava un punto per laurearsi campione d’Italia. Il gol di Lovric al 13′ gela i tredicimila tifosi azzurri presenti alla Dacia Arena di Udine: all’intervallo la squadra di Spalletti è sotto. Le paure partenopee spariscono però al 52′, quando il pareggio di Osimhen fa partire la festa scudetto. Si esulta anche sugli spalti del Maradona, dove otto maxi-schermi permettono ai 60mila presenti di seguire insieme la partita. Al triplice fischio giocatori e staff tecnico vengono circondati dai tifosi scesi in campo: i festeggiamenti hanno inizio.
A rovinare il clima di gioia sono gli scontri tra alcuni ultras. Armati di cinghie e bastoni, alcuni supporters dell’Udinese hanno infatti aggredito i napoletani, obbligando la Polizia ad intervenire.

Gli scontri tra gli ultras
Un cammino perfetto

Miglior attacco, miglior difesa, 80 punti conquistati. Un ritmo insostenibile per tutte le altre squadre. Un campionato praticamente perfetto, dominato dall’inizio alla fine.
Delle venticinque vittorie portate a casa dai ragazzi di Spalletti, alcune hanno pesato più di altre. E hanno rappresentato punti di svolta all’interno della stagione.
– 18 settembre, settima giornata. Tre punti in casa del Milan campione d’Italia. Assente Osimhen per infortunio, il gol del 2-1 lo firma Simeone, fin lì utilizzato pochissimo.
– 5 novembre, 13esima giornata. Vittoria in rimonta a Bergamo contro l’Atalanta seconda: prima spallata al campionato.
– 13 gennaio, 18esima giornata. La notte forse più bella per il popolo napoletano: storico 5-1 alla Juventus, una partita che resterà a lungo nei cuori dei tifosi azzurri.
– 29 gennaio, 20esima giornata. Altro big match, altro successo: 2-1 contro la Roma e vantaggio stabile sulla seconda in classifica.
– 23 aprile, 31esima giornata. Cinque giorni dopo la delusione per l’eliminazione in Champions, il Napoli batte nuovamente la Juventus grazie al gol di Raspadori: erano tredici anni che gli azzurri non vincevano entrambe le sfide contro i bianconeri.

Le chiavi dello scudetto

Organizzazione tattica e fantasia di gioco, solidità difensiva e qualità offensiva: questo Napoli ha dimostrato di essere la squadra più forte del campionato. Un gruppo vero, che in campo si diverte e fa divertire, si aiuta e gioca con entusiasmo e cattiveria agonistica insieme.
Merito in primis di Spalletti (primo scudetto su una panchina italiana), bravo a garantire equilibrio senza rinunciare a una filosofia volta all’attacco. Poi ci sono le abilità individuali. Avere in rosa i due giocatori più decisivi del campionato – il capocannoniere Osimhen, a quota 22 gol, e il miglior assistman Kvaratskhelia – rende tutto più facile. Ridurre i risultati alle giocate e ai gol dei due attaccanti sarebbe tuttavia sbagliato. Gli azzurri sono stati una macchina perfetta: da Meret a capitan Di Lorenzo, da Kim a Lobotka, il Napoli ha vinto da squadra, sfruttando al meglio le caratteristiche di ogni giocatore. I sedici marcatori diversi dimostrano come a far la differenza sia stato il gruppo. «È lo scudetto di tutti» spiega commosso il presidente De Laurentiis.

Osimhen e Kvaratskhelia, giocatori simbolo di questo Napoli
Un’attesa infinita

Un conto alla rovescia durato 33 anni. Un titolo che mancava dai tempi di Maradona: 29 aprile 1990, 4 maggio 2023, un cerchio che finalmente si chiude, a distanza di pochi giorni. In mezzo alcune gioie – tre Coppe Italia e una Supercoppa – ma anche tante delusioni. Le retrocessioni in Serie B nel ’98 e nel 2001, il fallimento nel 2004 e la ripartenza dalla Serie C. Poi la scalata verso l’alto, fino al secondo posto nel 2013: stesso piazzamento nel 2016, nel 2018 e nel 2019. Quattro volte a un passo dalla gloria, soprattutto con Sarri in panchina, quando la squadra conquistò 91 punti ma si piazzò alle spalle della Juventus.
La maledizione adesso è finita. Il Napoli può guardare tutti dall’alto, dal trono di regina del campionato.

Festa e tragedia

Bandiere, striscioni, sagome dei giocatori nelle vie del centro. La città da settimane era pronta alla festa: balconi e finestre addobbati con il tricolore, scalinate e piazze colorate di bianco e azzurro. In tutta Napoli si respira l’entusiasmo per un momento atteso da troppo tempo. «Vincere lo scudetto qui è una cosa extra, un super lusso», parola di Spalletti. Finita la partita con l’Udinese, fuochi d’artificio e petardi hanno accompagnato i festeggiamenti, durati tutta la notte.
A macchiare una serata magica è stata la morte di un ragazzo di 26 anni. Secondo il prefetto di Napoli l’episodio «non è connesso alla festa scudetto»: si tratterebbe infatti di un regolamento dei conti. La vittima, già nota alle forze dell’ordine, è stata colpita da un arma da fuoco durante una sparatoria che avrebbe coinvolto altre persone.

Incidenti a parte, la festa ha colorato e acceso le vie del capoluogo campano. Che, come spiegato in un articolo del New York Times, “non è più una città con una squadra di calcio, è una squadra di calcio con annessa una città”. Una città che può finalmente esplodere di gioia, godendosi uno scudetto da record.

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