Giovedì 30 maggio 2024 il quotidiano nazionale La Repubblica ha pubblicato una pagina della sezione cultura con il bianco al posto delle immagini: «Questa pagina è chiusa per Siae», recitava il titolo.
Lo scopo era denunciare come sia diventato «quasi impossibile per i giornali corredare gli articoli con le foto di opere d’arte». Tutto a causa dei costi esorbitanti richiesti dalla Siae (Società Italiana Autori ed Editori). Eppure in sole 24 ore questa prospettiva è stata completamente ribaltata. Vediamo cosa è successo.
La Burocrazia e i Costi della SIAE
La Società Italiana degli Autori ed Editori è spesso criticata per la complessità e i costi legati alla riproduzione delle opere d’arte. Secondo la normativa vigente, chi desidera riprodurre opere tutelate deve seguire un iter burocratico preciso, lungo e oneroso.
La legge italiana sul diritto d’autore (Legge 22 aprile 1941, n. 633) stabilisce che la riproduzione di opere deve essere autorizzata dall’autore o dalla Siae, che ne gestisce i diritti. La legge prevede multe che vanno da €51,64 a €2.065,82 e, in casi aggravati, pene detentive.
Tariffe e Penali
Le tariffe per la riproduzione di opere d’arte sono dettagliate nel compendio delle norme Siae. Ad esempio, la riproduzione di dieci foto di opere di Morandi per un anno può costare circa €500 (più iva), con ulteriori maggiorazioni se le immagini sono pubblicate su homepage di siti o sui social network.
La Siae applica penali in caso di violazione delle norme. Per esempio, se un utilizzatore non rispetta i termini di autorizzazione, la Siae può applicare una penale pari a una o due volte i diritti dovuti.
Siamo già nell’ordine delle migliaia di euro per un pacchetto di opere di un singolo autore. Inoltre, se un esemplare dell’opera non viene inviato per controllo entro 60 giorni dalla distribuzione, si applica una penale del 10% dei diritti dovuti.
L’apertura della SIAE
Un giorno soltanto sarebbe bastato, ai vertici della Siae, per ribaltare e rivoluzionare la prospettiva sulle pubblicazioni a carattere giornalistico. Il giorno dopo la denuncia de La Repubblica, infatti, la Siae in un’intervista per lo stesso quotidiano ha fornito novità sulla propria posizione.
«Arte gratuita sui giornali», recitava stavolta il titolo della pagina 38 di La Repubblica del 31 maggio 2024. A confermarlo è stato nientemeno che il direttore della Siae, l’avvocato Salvatore Nastasi. Lui stesso, nell’intervista, precisa che «è diritto di cronaca usare fino a quattro immagini per articolo». Un quantitativo che, considerata l’impaginazione cartacea od online degli articoli, rende di fatto gratuita la pubblicazione di opere d’arte sui giornali italiani.
Nastasi è passato al contrattacco: «Mentre noi in Italia disputiamo di questa vicenda che dal punto di vista economico è minima, il New York Times sta difendendo i suoi contenuti intellettuali dall’Intelligenza Artificiale. A questo vogliamo pensare noi, alle sfide di un mondo che cambia di continuo. È una battaglia cui non possiamo rinunciare». Il nemico comune, secondo Nastasi, sarebbero le intelligenze artificiali generative, la vera sfida per il nuovo mondo dell’informazione.