Olimpiadi: l’Italia è salva, approvato il decreto per l’autonomia del Coni

Giovanni Malagò

Il Consiglio dei ministri ha approvato in extremis il Decreto Cio sull’autonomia del CONI ed ha così evitato la sicura esclusione dell’Italia dalla rassegna a cinque cerchi. Sono arrivate anche le parole del ministro dello Sport Vincenzo Spadafora: «Il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto contenente le norme che sanciscono l’autonomia del Comitato Olimpico Nazionale Italiano. Ora l’ultima parola spetta al Parlamento in sede di conversione. Per la lunga e gloriosa storia sportiva e democratica del nostro Paese era improbabile che l’Italia venisse così duramente sanzionata già domani, ma la decisione di oggi fuga ogni dubbio e risolve il problema dell’indipendenza del CONI lasciato aperto dalla riforma del 2019.»

La bomba è stata disinnescata. Dopo due lettere di avvertimento da parte del CIO (Comitato Olimpico Internazionale) è giunta ieri la notizia della quasi sicura esclusione dell’Italia dalle Olimpiadi di Tokyo 2021. I nostri atleti avrebbero potuto comunque prendere parte alle gare, ma lo avrebbero fatto privi di colori, senza inno e senza bandiera. Una situazione analoga a quella della Bielorussia del dittatore Aljaksandr Lukashenko, esclusa per le ripetute violazioni operate dallo stesso alla guida del Comitato Olimpico Nazionale Bielorusso. Stesso destino toccato alla Russia, esclusa a causa del gigantesco scandalo doping che l’ha colpita.

C’è da chiarire subito che il problema dell’Italia era di natura esclusivamente politica e non nasce oggi, bensì due anni fa. La diatriba nasce dalla  legge delega n. 86-2019, voluta dall’ex ministro leghista Giancarlo Giorgetti, che prevedeva nei 12 mesi successivi alla data di entrata in vigore una serie di decreti legislativi mirati a riorganizzare il CONI e le relative discipline di settore. Il CIO, quindi, ha interpretato questa legge delega e le sue conseguenze come gravi interferenze nella indipendenza del CONI ed ha provveduto a inviare due lettere al governo Italiano. Le due missive, scritte per mano del direttore delle relazioni con i Comitati Olimpici James MacLeod, sono state ignorate. Nel dettaglio, nel mirino del CIO sono finiti i criteri direttivi della legge delega, in particolare quelli che affidano al Governo il compito di definire le aree dell’attività del CONI dando in mano alla società “Sport e salute” la competenza su ogni aspetto del comparto sport e sulla gestione degli impianti. (QUI il testo della legge Giorgetti)

Come è facile immaginare l’impatto sul mondo dello sport Italiano di una tale decisione sarebbe stato letteralmente devastante: i finanziamenti alle Olimpiadi del 2026 ospitate in congiunzione da Milano e Cortina sarebbero stati sospesi. La spesa prevista per l’organizzazione delle Olimpiadi Invernali è di 1.3 miliardi di euro, il cui 75% ricordiamo verrà coperto dal CIO.

L’inoperosità del governo in tal senso si è tradotta nella mancata approvazione del decreto legge necessario a garantire l’indipendenza del Coni, arrivata iinfine sul filo di lana. Inoltre, il premier Giuseppe Conte ha anche preso parte ad un incontro tenutosi il 24 giugno 2019 a Losanna con il presidente del Comitato Thomas Bach. Incontro che però non è evidentemente servito a comprendere l’urgenza del tema che ha rischiato di far fare una figuraccia mondiale all’Italia e che è stato risolto con uno degli interventi più veloci e risolutivi degli ultimi anni.

 

 

Umberto Maria Porreca

Sono volato dalla più profonda costa Abruzzese a Milano col sogno del giornalismo sportivo nel cassetto e poche certezze nelle tasche e nella testa. Mio padre mi voleva ingegnere, ma la matematica non sarà mai il mio mestiere. Amante della musica italiana e del buon cibo da ovunque esso provenga, ho scritto per due anni per il settimanale di calcio giovanile lombardo/piemontese Sprint&Sport e ho collaborato con The Shot, testata di basket. Lo sport (parlato, non praticato) è il mio pane e la mia vita è stata profondamente influenzata da Andriy Shevchenko. Inseguo il mio sogno sulle note di Fabrizio De Andrè.

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