L’Italia apre alla nuova via della seta cinese, gli Usa sbuffano

Manca solo la firma riguardo l’accordo tra Italia e Cina per l’avvio della nuova Via della Seta in Europa, il progetto del presidente cinese Xi Jinping che rilancerebbe una nuova fase della globalizzazione, stavolta però a tinte estremamente orientali.

Per ora le parti però, hanno concordato soltanto un memorandum nel quale sono stati fissati i punti chiave del negoziato che potrebbe trovare la sua conclusione già tra il 22 e il 23 marzo, giorni nei quali Xi Jinping è atteso a Roma.

Sempre che tutto non salti prima però. Gli Stati Uniti per l’appunto, appena appresa la notizia del memorandum, hanno subito iniziato a scuotere la testa e sbuffare: «Noi vediamo le nuove Vie della Seta come un’iniziativa pensata dalla Cina per l’interesse della Cina» ha detto Garret Marquis, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale. «Siamo scettici sulla possibilità che l’endorsement del governo di Roma porti benefici al popolo italiano. Questa adesione potrebbe finire per danneggiare la reputazione globale dell’Italia nel lungo periodo».

«Giudizi assurdi. L’Italia sa dove si trova il suo interesse e può fare politiche indipendenti», sono le parole del portavoce del ministro degli Esteri cinese. Sul memorandum si è espresso anche Lucio Caracciolo, esperto geopolitico e direttore della rivista specializzata Limes: «Sono anni che la Cina bussa alla porta italiana» ha dichiarato in un’intervista alla rivista online Start Magazine. «L’Italia, dal punto di vista geografico, è un paese privilegiato, nel centro del Mediterraneo, ideale dunque per il collegamento l’Oceano Indiano e l’Europa centrale».

Come si legge poi proprio su limesonline.com, per Roma «essere teatro dello scontro Cina-Stati Uniti è un’opportunità da non sprecare per aumentare il profilo e il peso negoziale del paese». Ricordiamo infatti che l’Italia sarebbe il primo paese del G7 ad aderire al progetto sulle nuove Vie della Seta, altro fattore questo che rischia di complicare il negoziato con la Cina.

Niccolò Bellugi

Senese, laureato in Scienze Politiche. Da toscano capita che aspiri qualche consonante, ma sulla "c" ci tengo particolarmente: Niccolò, non Nicolò. La mia è una sfida: mascherare il mio dialetto originario per poter lavorare in televisione o radio. Magari parlando di Sport. Ma tutto sommato va bene anche un giornale, lì non ho cadenze di cui preoccuparmi.

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